2 commenti

  1. Leggendo i consigli di quest’articolo mi sono ritrovata a pensare che se il pensiero razionale riuscisse a far “breccia” nella mia testa quando l’ansia mi attanaglia in una morsa senza freno allora sarei a buon punto.
    A riguardo ho una domanda: è possibile che lo ’step’ successivo al controllo dei sintomi fisici possa essere il sorgere di pensieri ossessivi?
    Mi spiego meglio: quando si riesce in un certo senso a tenere a bada l’ansia non dandole lo spazio di esprimersi in sintomi fisici, è possibile che questa si palesi più prepotentemente nei pensieri?
    A volte è come se dentro la mia testa ci fosse una seconda voce che dice ‘ecco, sto male, ora svengo…’
    A volte ho notato che questi pensieri sono meno ossessivi soprattutto quando sono impegnata in qualcosa, il problema sorge soprattutto quando ho del tempo per rilassarmi o mi annoio
    Forse la dinamica per far smettere anche questo pensiero ossessivo e controllo dei parametri del corpo è la stessa cioè spostare l’attenzione…ma non sempre è semplice

    1. Cara Ottavia,

      il pensiero che riuscire a distrarsi o a “ragionare” serva a combattere l’ansia non è utile e certe volte è perfino dannoso, perché non consente di affrontare il problema e restituisce al soggetto la “colpa” di non riuscire a distrarsi o a ragionare, facendolo sentire ancora peggio: incapace, debole, inutile.

      Non si può mettere all’angolo l’ansia senza aver compreso da dove nasce e perché si sta manifestando, esattamente come non si affronterebbe un sintomo fisico di rilievo cercando di distrarsene.
      Come anche lei sta sperimentando quella che è l’angoscia che genera e alimenta i sintomi d’ansia può prendere diverse strade: quando una strada è sbarrata ne prende semplicemente un’altra, come un fiume in piena, ma non si può fermare l’acqua di un fiume in piena con le mani.

      Per la capacità dell’angoscia di esprimersi sotto diverse forme si riscontra spesso nell’ansioso un’alternanza di sintomi fisici e sintomi psicologici che sono tutti manifestazione del medesimo malessere, e per questo stesso motivo concentrarsi sugli effetti ma non sulle cause dell’ansia può produrre miglioramenti temporanei, ma esporre a ricadute successive.
      Inseguire gli effetti mentre la causa sfugge non porta da nessuna parte.

      La “vocina” interna che lei sente non è altro che l’effetto dell’abitudine a pensarsi debole e soggetta a malesseri di natura ansiosa: è il suo inconscio che le ricorda che il problema è sempre lì, perché lei non l’ha affrontato.

      Perché non pensa a una psicoterapia? https://www.serviziodipsicologia.it/ossessioni-curare-o-gestire/

      Ci rifletta!
      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

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