“Devo salvare mia mamma”: l’abuso emotivo madre-figlia e la figlia come migliore amica

Una delle peggiori forme di violenza che un genitore può infliggere al figlio è l’abuso emotivo, che non lascia segni sul corpo, ma danneggia gravemente il bambino e ne pregiudica la serenità per tutta la vita futura dal momento che distorce le dinamiche relazionali nelle quali il bambino impara a essere, a stare e a costruire la propria identità.
Un caso purtroppo non raro è quello della madre che utilizza la figlia come amica, confidente, ancora di salvataggio in un conteso di dissidio di coppia dal quale la madre stessa non vuole in realtà uscire davvero.
La bambina è considerata fin da subito un soggetto alla pari: un’adulta, un’amica, un’altra donna alla quale raccontare tutto e dalla quale farsi consolare, aiutare, salvare.
E’ perso totalmente di vista il fatto che la bambina è un individuo che non ha gli strumenti per comprendere, elaborare e agire nell’ambito del dissidio di coppia fra i propri genitori- e non lo sarà nemmeno una volta cresciuta, dal momento che è un soggetto (dolorosamente) coinvolto nella rete di rapporti familiari disfunzionali nella quale nascono i contrasti e le violenze.

Perché una mamma fa della sua bambina la sua baby-confidente?

Solitamente le madri che si comportano così non intrattengono significative relazioni di amicizia al di fuori della famiglia e crescono la figlia come una piccola confidente e assistente personale, invece di preoccuparsi dell’enorme disparità di ruolo, età, potere, e delle esigenze emotive della bambina.
Lo fanno perchè è accaduto lo stesso anche a loro e non conoscono altri modi di fare la madre, oppure lo fanno per solitudine e sottovalutazione o ignoranza delle conseguenze che questa condotta provoca.
A titolo di esempio, per capire come si sente una ex-bambina che ha vissuto questa situazione suggerisco la lettura del racconto che questa ragazza fa della propria situazione di figlia abusata emotivamente dalla madre: http://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/541868-attacchi-ansia.html

Non distinguendo fra sè e la figlia questo tipo di madre non riesce solitamente a porsi dei limiti nelle confidenze che dirige alla bambina, parlando apertamente delle propria vita intima e/o raccontando nei dettagli dialoghi e comportamenti intercorsi fra lei e il marito/compagno: questi racconti creano ansia nella bambina, che non è nella posizione di dare una risposta adeguata alla madre.
Nel corso del tempo il copione si ripete e la bambina si abitua a consolare la madre e a prendere acriticamente le sue parti, considerandola una vittima da salvare ad ogni costo. Parallelamente a questo prova avversione sempre più forte verso il padre, dipinto dalla madre come malvagio, pericoloso, imprevedibile.
In questo modo la bambina non conserva alcuna relazione positiva in famiglia: la madre cerca da lei protezione e non si comporta da adulta responsabile, il padre è una presenza negativa dalla quale la bambina spera che la famiglia si liberi (immaginando che se ne vada o che la madre finalmente chieda la separazione).

Quali sono le conseguenze a lungo termine?

Sul piano psicologico individuale la figlia proverà intensamente rabbia, impotenza, senso di colpa, un misto di pietà e odio verso la madre, arrivando a sviluppare sintomi di ansia come attacchi di panico, ma anche depressione, bulimia, dipendenza da sostanze e altri disturbi che segnalano la sua impossibilità di uscire dalle “sabbie mobili emotive” nelle quali la madre l’ha fatta sprofondare.
Sul piano relazionale, una volta giunta all’adolescenza la figlia avrà sviluppato verso i maschi un atteggiamento solitamente sospettoso, prevenuto, non amichevole, perchè avrà assorbito dalle parole della madre e dal suo atteggiamento da vittima la convinzione che i ragazzi possano essere generalmente persone simili al padre, delle quali non fidarsi e dalle quali proteggersi, restando sempre in guardia.
Allo stesso tempo il ruolo femminile appreso sarà quello di vittima e questo può portarla a scegliere partner che confermi la visione dell’universo maschile appresa dalla madre e che sia quindi violento o inaffidabile.
La giovane donna potrà anche a legarsi a un partner empatico e affettuoso, ma manterrà da lui una certa distanza emotiva di fondo, non riuscendo a sentire come possibile che esistano davvero uomini diversi dal padre o non sentendosi in diritto di avere una relazione di coppia felice quando la madre non l’ha avuta.

Il filo conduttore della vita di relazione della bambina ormai cresciuta sarà quindi la difficoltà a costruire una vita di coppia felice e soprattutto la missione impossibile di salvare la madre convincendola a lasciare il padre, portandola via da quella casa, trovandole un altro uomo che la tratti diversamente.
Quale sarà la reazione della madre? Assolutamente nessuna. La madre sarà infatti completamente immersa da anni nel proprio ruolo di vittima e non avrà nessuna reale intenzione di abbandonarlo perchè le procura attenzioni, sentimento di superiorità verso il partner e buone ragioni per sfogare la rabbia contro di lui, anche solo parlandone male.
Di conseguenza la figlia sarà coinvolta nello sforzo immane e ingiusto di liberare la madre da un oppressore che la madre stessa non vuole lasciare, e che a volte non è poi davvero così malvagio come la madre lo dipinge – o lo è solo in parte, perchè in queste situazioni manca completamente la considerazione di quali possono essere le ragioni del padre e le reali cause dei problemi che si sono venuti a creare.

Nella mia pratica professionale incontro ragazze e donne di ogni età piene di rabbia e senso di impotenza perché sono ancora coinvolte nei litigi fra i genitori e ricevono richieste di aiuto e protezione dalle madri che mai si sono sognate di fare un passo come chiedere la separazione, perchè in realtà stanno bene esattamente dove sono e nel ruolo che ricoprono. Mentre erano impegnate a strumentalizzare le figlie e a sentirsi vittime hanno abdicato alle funzioni materne, e questo fa sì che le figlie abusate emotivamente non abbiano fatto una sana esperienza di relazione empatica, ma abbiano affinato solamente la capacità di cogliere ogni sfumatura emotiva delle azioni e dei discorsi della mamma, essendo completamente votate allo scopo di aiutarla.
Una donna che è cresciuta “dovendo” salvare la madre prova grande impotenza, rabbia, senso di colpa ed è stata privata dei propri diritti di figlia.
Spesso è stata privata della possibilità di instaurare una relazione positiva con il padre e anche di trovare un uomo equilibrato, oltre che di stringere amicizie, perché queste spesso creano gelosia nelle madri che hanno monopolizzato le figlie trattandole da “migliori amiche”.

Consigli per le madri

Se state leggendo questo articolo significa che ci siete riconosciute in tutto o in parte e che vi state mettendo in qualche misura in discussione. Questo è positivo e significa che state iniziando a comprendere che solo voi siete responsabili della vostra vita e che se vostra figlia vi “odia” è perchè non si è sentita capita e sostenuta da voi, mentre ha dovuto capirvi e sostenervi fin dall’infanzia.
Indipendentemente dall’età di vostra figlia, provate a riflettere su questi punti.

Vostra figlia è solo una bambina, non è giusto che ascolti confidenze intime inadatte all’età e racconti di violenze (nè che vi assista). Se è ormai cresciuta è altrettanto inappropriato che la coinvolgiate nella vostra vita di coppia: rivolgetevi ad altri, ma non a lei.
Vostra figlia non salverà la vostra vita di coppia: se avete deciso di procreare per salvare il rapporto con il vostro uomo è necessario che vi rendiate conto che quella bambina non ha alcun potere da questo punto di vista e non vi riconcilierà con lui grazie alla sua sola esistenza.
Vostra figlia ha il diritto di vedere anche i pregi del papà e di creare un buon rapporto con lui, se tenete alla sua felicità futura dovete evitare di riempirle la testa di racconti e commenti negativi sul padre.
Vostra figlia non è una psicologa, un avvocato, un assistente sociale e soprattutto non è un’adulta. Cercatevi degli adulti come voi che possano aiutarvi e ascoltarvi non date a lei questo compito e questo peso.

Consigli per le figlie

Se state leggendo questo articolo non siete più delle bambine, ma probabilmente siete ancora invischiate nel rapporto fra i vostri genitori.

Vostra madre ha sbagliato a usarvi come confidente e a darvi il compito di salvarla.
Non avete alcun motivo per sentirvi in colpa se non l’avete salvata.
Avete ascoltato e saputo cose che non dovevate sapere: pensate a questo e non a come risolvere i problemi che vi sono stati ingiustamente esposti.
Se la mamma non ha ascoltato i vostri consigli significa che non voleva (o non vuole) ascoltarli perchè la situazione, per quanto penosa, le dà dei benefici ai quali non vuole rinunciare.
E’ normale provare senso di colpa e rabbia quando si ha subito un abuso emotivo: non siete cattive, incapaci o inadeguate, siete state private di quello che vi spettava come bambine da proteggere.
Potete perdonarvi per non aver fatto cambiare vita alla mamma perchè non era una vostra responsabilità, ma una scelta che lei non ha voluto compiere.

Spero con questo articolo di aver aiutato almeno qualcuna voi a cambiare o almeno a riflettere.
Se pensate che nella vostra vita ci siano cose da sistemare non vergognatevi e non sentitevi in colpa, ma parlatene con uno psicologo.

PS: le relazioni di tipo sado-masochistico, in cui entrambi i partner si considerano vittima dell’altro, sono le più difficili da spezzare perché danno enormi benefici consci e inconsci. nessuno, tanto meno un bambino, può cambiare le cose se non sono entrambi i partner a volerlo.

PPS: che dire dei papà che parlano male della mamma alle figlie o delle mamme che parlano male del papà ai figli maschi? Si tratta sempre di gravi abusi emotivi che ledono lo sviluppo dei figli ed è bene che tutte le parti coinvolte se ne rendano conto e cambino comportamento.

 

Possiamo aiutarti?
Se vuoi prenotare un incontro nei nostri studi chiamaci al 3402665359 o scrivici alla mail info@serviziodipsicologia.it

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1 commento

  1. grazie, mi ha servito leggere questo come figlia… ho appena finito una chiamata con mia madre dove lei per la 1000ma volta mi racconta una di mio padre; poi vuole che io prenda responsabilita’ riguardo una situazione della mia sorella… alla fine quando le dico di non poterlo fare, si mette a piangere e chiude la chiamata… e’ incredibile… anche se non vorrei sento colpa, ma in fondo ho capito la sua manipolazione, e non e’ giusto che io riceva questa carica… lei dovrebbe prendere la responsabilita’ della sua vita e cambiare se vuole la situazione con mio padre, smettendo di essere l’eterna vittima, e poi assumere il suo ruolo come madre con mia sorella, perché io non sono la madre di mia sorella…
    Spero che piu’ figli e figlie siano liberi dalle aspettative ingiustificate di genitori, parenti o qualsiasi altra persona

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