163 commenti

  1. E’ vero, dopo aver fatto una terapia cognitiva che mi aveva aiutata a sopportare meglio questi pensieri non ero soddisfatta perché comunque ritornavano soprattutto nei periodi in cui ero più stanca e stressata… E’ vero che reagivo meglio, però i pensieri c’erano sempre anche se avevo imparato a non dargli importanza… Ho allora deciso di fare una seconda terapia per capire perché mi venivano questi pensieri (nella prima terapia la psicologa mi aveva detto che non aveva importanza) ed effettivamente una volta capito che dipendevano da cause che mai avrei immaginato un po’ alla volta sono scomparsi!!!
    Se tornassi indietro farei direttamente la seconda terapia, anche se la prima mi ha aiutato (prendevo però anche un farmaco, non so quanto il miglioramento sia dipeso anche da questo…) non avevo risolto il problema, lo stavo solo “gestendo” meglio ma era come una spada di Damocle perchè sapevo che non era davvero superato.

    1. Cara Lisa,
      terapie diverse portano risultati diversi perchè utilizzano strumenti diversi, ma soprattutto (come scritto nell’articolo) perchè partono da una teorizzazione diversa dei disturbi psicologici.

      Le terapie che non si fondano su una teoria della struttura della mente (come le terapie del gruppo cognitivo-comportamentale) rimangono su un piano più “superficiale” perchè non si concentrano sulle cause (non essendo in grado di ipotizzarle, proprio per la mancanza di un modello di come è strutturata la mente) e svolgono un lavoro di contenimento, che comunque per alcune persone è sufficiente.
      Le terapie che partono da un modello della struttura della mente agiscono invece in linea con tale modello e consentono un lavoro più “profondo” che può dare maggiori sicurezze anche per quanto riguarda il rischio di ricadute.

      Lei stessa ha visto le differenze facendo prima una terapia del gruppo cognitivo-comportamentale e poi una terapia (suppongo) psicodinamica.
      Se la terapia cognitiva e il contenimento dell’ansia che ha comunque conseguito (pur con il dubbio su quanto è dipeso dalla TCC e quanto dal farmaco) non le hanno permesso di evitare di sentirsi sempre a rischio di peggiorare di nuovo ha fatto bene a fare una terapia d’altro tipo con l’obiettivo di andare a fondo del problema e risolverne le cause, invece di concentrarsi solo sulle conseguenze.

  2. Ma quindi si guarisce o non si guarisce? Su altri siti leggo che le ossessioni si depotenziano e non capisco se allora si può guarire o se al massimo si può imparare a reagire con meno ansia quando arrivano questi pensieri…

    1. Certo che si guarisce!
      Quello che ha letto su altri siti dipende dall’orientamento teorico di chi scriveva: come ho detto, secondo gli orientamenti del gruppo cognitivo-comportamentale, ma anche strategico, il risultato che si può ottenere è una migliore “gestione” delle ossessioni e cioè un loro depotenziamento, un differente modo di reagire quando compaiono.
      In alcuni casi questo è sufficiente, in altri no, ma non si può sapere in partenza chi si sentirà sufficientemente migliorato e chi andrà incontro a ricadute o a uno spostamento del malessere, con lo sviluppo di altri sintomi in sostituzione dell’ossessione.

      Viviamo in un’epoca in cui si pensa di dover ottenere tutto e in fretta, ma certi cambiamenti, per essere durevoli e significativi, richiedono tempo e lavoro.

      1. Soffro di un doc …paura di avere tumori …devo controllarmi ovunque…non ho la necessità di far visite mediche de non quelle di routine ogni 1/2 anni.
        Sono a conoscenza del motivo di tali ossessioni ma non riesco ad eliminarle.. faccio da 2 anni e mezzo psicoterapia e credo nel mio psicoterapeuta …aiutatemi pero’

        1. Cara Ari,

          se è già seguita da un professionista deve trovare in quella sede l’aiuto che cerca, che non le può arrivare da chi non la conosce.
          Mi può dire che tipo di psicoterapia sta effettuando, con che frequenza e da quanto tempo?
          Ha ricevuto una diagnosi precisa per il suo disturbo?
          Assume farmaci per l’ansia?

          Da quanto tempo ha queste paure?
          Sono insorte dopo che qualcuno a lei vicino si è ammalato? O magari dopo che ha sentito di qualcuno che è morto per un tumore?

  3. Buongiorno, vorrei chiedere se anche quella di essere gay è un’ossessione. Sono fidanzato e un giorno ho visto u film che mi ha fatto pensare che stavo sbagliando tutto.. Nel film c’era un ragazzo nudo e mi sono accorto che lo guardavo e mi sono preoccupato perché uno che non è gay non dovrebbe guardare gli altri ragazzi… Da allora sto cercando di capire se sono gay o no, sono in confusione totale e sto guardando altri ragazzi per capire come reagisco e se mi piacciono, e ogni volta che vedo che uno mi piace (cioè lo trovo bello) mi preoccupo perché anche se non mi fa un effetto come le donne non so perché lo vedo bello… Non capisco più niente! Può essere solo un’ossessione?

    1. Caro Daniele,
      il tipo di ossessione che ci riferisce è piuttosto frequente e porta a comportamenti di verifica come quello che ci sta riportando: esporsi allo stimolo (in questo caso all’osservazione di altri maschi) per verificare le proprie reazioni però non porta a tranquillizzarsi proprio perchè si tratta di un’ossessione e non di un dubbio reale, di quelli che si rivolvono per l’appunto verificando come stanno le cose.

      Come vede il solo fatto di vedere la bellezza di altri ragazzi le sta creando confusione anche se non significa nulla, dal momento che l’omosessualità è altro rispetto al semplice rendersi conto della bellezza o prestanza fisica di persone del proprio stesso sesso.
      Se lei è fidanzato e prova attrazione per la sua compagna non ha motivo di pensare di non essere etero, a meno che non provi attrazione sessuale per altri maschi.
      Da quanto mi scrive mi sembra di capire che non è così e di solito quando la confusione dipende da un’ossessione non è infatti presente attrazione fisica, ma solo il dubbio sul piano mentale di quale sia il proprio vero orientamento sessuale.

      Le consiglio di approfondire il discorso con uno psicologo psicoterapeuta di orientamento psicodinamico e di interrompere così la sua solitaria “ricerca della verità”.

      Tanti cari auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  4. Come ex paziente posso dire che non ci credevo, perchè mi interessava solo liberarmi immediatamente da quei pensieri e avevo cercato di farlo anche con i farmaci (inutilmente), ma dopo un tentativo con la terapia cognitivo-comportamentale che mi ha fatto stare sicuramente meglio, ma non del tutto, ho deciso di fare una terapia psicoanalitica e in effetti ho visto che dietro alla mia paura di fare del male a qualcuno c’erano dei “desideri inconsci” e che analizzandoli la paura mi è passata.
    Prima di fare questa analisi non ci avrei creduto, ma è andata proprio così.
    Ora sto bene e ho imparato a conoscermi meglio, sono molto più consapevole di quello che sento e del perchè lo sento e questo mi permette di affrontare in un altro modo la vita.

    1. Scusa Marco ci puoi spiegare da dove venivano quelle ossessioni?

  5. Salve dottore, le scrivo perché da circa 4 mesi sto vivemdo un incubo. Ho 25 e sin da bambino ho avuto attrazzione per le femminucce, quando ho scoperto il sesso e la sessualità avevo circa 11-12 anni, con un mio amico della mia stessa età abbiamo fatto dei giochi sessuali, senza affettivita e tanto meno emotività in pratica c’era solo attrazzione. Dalla maturità sessuale in poi ho avuto solo ed esclusivamente attrazione per le donne. Ho avuto diverse donne e di 2 credo di essere stato innamoratissimo. L’ultima relazione che ho avuto è durata circa 4 anni ed è finita perchè lei aveva un altro. Sono stato depresso e forse lo sono tutt’ora. Dalla fine della relazione ho avuto diversi rapporti con donne che peró non sono riuscito a portare a termine causa perdita di erezione. Peró fin qui non avevo mai messo in dubbio la mia sessualità. Tutto inizió quando incontrai un ragazzo piacevole. Che sembrava mi attraesse. Da lì ho avuto una perdità della libido ce l’avevo quasi a zero. Ma comunque non mettevo ancora in dubbio la sessualità. L’ossessione di essere gay è nata da una lettura dove venive detto che la perdita della libido poteva essere attribuita a un omosessualità latente.da li ho iniziato ad avere ansia e avevo perso completamente l’attraziome per le donne. Anche nel periodo di ossessione più forte sono riuscito ad avere altri rapporti senza perdita dell’erezione e completando il rapporto. Pero dato che comunque li vivevo come test non capivo se effettivamente mi piacevano o no. Continuano a piacermi le ragazze ma resta comunque la paura anche se diminuita di essere gay. Ho provato anche a testarmi difronte a video omo ma non ho eccitazione. Volevo sapere se con la psicodinamica posso riuscire a capire se le mie sono solo ossessioni o veramente inconsciamente sono gay. Grazie in anticipo e scusi la lunghezza del testo.

    1. Caro Emanuele,

      mi sembra che la sua ossessione di essere gay sia nata dopo una serie di eventi che possono averla portata a dubitare di sè stesso in generale e di sè come uomo in particolare, l’ultimo dei quali è stata una lettura che ha contribuito a farle interpretare in un certo modo i fatti antecedenti.
      Di conseguenza ha sentito l’esigenza di fare dei test, come accade di solito in questi casi, che non hanno portato a nulla di definitivo dal momento che ha ancora il dubbio di essere “inconsciamente gay”.
      Penso che una psicoterapia psicodinamica possa consentirle di esplorare efficacemente i motivi per i quali ad un certo punto della sua vita ha iniziato a dubitare di sè sotto il punto di vista dell’orientamento sessuale e di capire cosa significa per lei ipotizzare di essere gay e provare una qualche forma di “attrazione” per altri uomini, fenomeno che può avere più di una spiegazione.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  6. salve, sono separato da tre anni e con due figli. Non credo di essere innamorato della mia ex moglie ( perchè sessualmente, affettivamente, e come comportamento non mi piace assolutamente ) ma ogni volta che la vedo crollo. mi sento morire e vorrei tornare con lei ( è andata via lei d’improvviso) accettando questa situazione controproducente per me. Mi sento come un drogato che sa che l’eroina lo uccide ma ha enormi problemi a rinunciarci).
    non riesco ad accettare l’idea di averla persa e che sia di un altro e che quest’ultimo riesca dove io ho fallito. Volevo indirizzarmi ad una terapia ipnotica per eliminare tutto… Mi ritrovo a pensare a lei 20 ore al giorno… la teoria di cosa fare la consoco.. ma sono ben lungi dal riuscirla ad attuare. Ci provo.. ma poi la vedo e mi sommerge un fiume in piena.
    Che tipo di terapia dovrei fare? sono andato dallo piscologo ma mi dice cose che so. non mi da aiuto. …non so…
    la ringrazio

    1. Caro Gianluca,

      è possibile che lei soffra per una forma di dipendenza emotiva che non le consente di prendere davvero le distanze dalla sua ex, ma anche che il fatto di essere stato improvvisamente lasciato la motivi inconsciamente a desiderare una nuova chance per non sentirsi più “quello che è stato mollato” e che lei sta con un uomo che “riesce dove lei ha fallito”.

      Mi sembra che l’accaduto si stia ripercuotendo sulla sua autostima, portandole sentimenti di fallimento e di inferiorità sui quali è sicuramente possibile lavorare dal punto di vista psicologico.
      Se si trova male con lo psicologo al quale si è rivolto cerchi altrove con fiducia.

      La psicoterapia ipnotica può essere una buona soluzione, così come può esserlo anche una psicoterapia di tipo psicodinamico perché la dinamica che si è creata (lei-la sua ex-il nuovo compagno) rimanda a una situazione di stampo edipico e cioè al classico triangolo che genera molta sofferenza in chi si sente escluso e rifiutato.

      Le faccio tanti auguri,

      d.ssa Flavia Massaro

  7. Buon giorno,

    nel testo c’è scritto: ”L’ossessione come sintomo nevrotico consente al soggetto di divenire cosciente dei propri desideri inconsci inaccettabili vivendoli però come paure e non come desideri”.

    Allora, chi ha l’ossessione e la paura di essere pedofilo, lo è in realtà davvero?

    1. Cara Giovanna,

      nell’inconscio hanno sede tendenze e pulsioni che solo in parte giungono alla nostra coscienza.
      I pensieri a contenuto pedofiliaco possono indicare la presenza di tendenze inconsce di questa natura, il che non significa che un soggetto si sentirà consciamente attratto dai bambini nè che metterà in atto alcun comportamento di questa natura.
      Bisogna sicuramente sottolineare il fatto che la psicoanalisi per sua natura implica un’applicazione altamente individualizzata che si basa sulle libere associazioni e sull’analisi dell’esperienza soggettiva della persona: per giungere a una decodifica certa dei contenuti consci e inconsci è quindi necessario lo studio del singolo caso e non è possibile darle quindi una risposta certa nè univoca.

      Cordialmente,
      d.ssa Flavia Massaro

  8. ho un brutto disturbo ossessivo ma che non e comune a quanto vedo,non so perche ma sono ossessionato di essere il ragazzo piu bello per la mia ragazza ,e ad ogni ragazzo che incontro le dico di farmi dei paragoni,la cosa brutta e che se anche lei mi dice che sono meglio se mi dice che ce poca differenza io gia mi sento niente di che per lei,sapete darmi una risposta,?

    1. Caro Francesco,

      premesso che non è possibile effettuare diagnosi a distanza, più che un disturbo ossessivo la sua sembra essere insicurezza, che la spinge a chiedere continuamente alla sua ragazza di darle delle rassicurazioni mediante il paragone – che lei sollecita di frequente e dal quale desidera uscire vincitore – con altri ragazzi.

      Non conoscendola non posso sapere se si tratti di un problema sorto all’interno della coppia, che quindi ha radici all’interno della vostra relazione, o di un’insicurezza che fa invece parte di lei e magari si manifesta anche in altri ambiti.
      In ogni caso se si tratta di una questione che la fa soffrire le suggerisco di parlarne di persona con uno psicologo per risolvere il problema e sentirsi più sicuro di sè stesso.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

      1. chiedo scusa x la mia insistenza,ma comunque come rassicurazioni ne ho del fatto che in quest ambito lei una volta mi ha detto di non aver incontrato mai un ragazzo che le piacesse cosi tanto in vitabsua,ma nonostante cio sono ossessionato da questi pensieri,soffro anche di depressione..

        1. Caro Francesco,

          come le dicevo non si può stabilire se una persona soffre o meno di un disturbo psicologico senza poterla incontrare ed esaminare dal vivo.
          Penso che la sua possa essere insicurezza perchè, pur avendo ricevuto ampie rassicurazioni dalla sua ragazza, continua a temere che qualcun altro le piaccia di più e quindi (immagino) che le possa preferire un altro ragazzo e la lasci. In questo è presente di sicuro una quota di ansia, ma in ogni caso, al di là delle etichette diagnostiche, penso che se lei si sente nel modo che ha descritto (depressione compresa) sia importante che si rivolga ad uno psicologo per farsi aiutare.

  9. Grazie mille per la risposta.

    Ha detto: ”I pensieri a contenuto pedofiliaco possono indicare la presenza di tendenze inconsce di questa natura”

    Quindi, se si trattasse di questo, avere una tendenza inconscia di questa natura significa essere di conseguenza pedofili?

    Ancora cordialissimi saluti

    1. No, non è sufficiente: nel nostro inconscio sono presenti tante tendenze (aggressive e sessuali) inaccettabili normalmente rimosse e a volte l’ansia le fa emergere sotto forma di pensieri ossessivi o le maschera in altri sintomi, ma questo non significa che siano qualcosa che rispecchia la personalità cosciente di un soggetto e cioè il suo Io.
      Sono elementi che abitualmente non danno segno di sè e che possono essere rintracciati mediante la psicoanalisi dei sogni e delle fantasie con la tecnica delle libere associazioni, ma di per sè non hanno automaticamente effetti sulla vita conscia dell’individuo e non consentono di qualificarlo in alcun modo.

  10. Salve dotteressa può rientrare tra le ossessioni anche il dubbio di essere un trans? Io sono fidanzatocon una splendida ragazza, ho sempre avuto interessi e passioni maschili e sono sempre stato contento di essere nato maschio, tutto è nato 7 mesi fa quando mi venne chiesto come mi sentissi dentro..la non razionalità di qst domanda mi ha fatto entrare in un vortice di paure che hanno portato a mettere in dubbio la cosa che più amavo, la mia virilità e la mia mascolinità…da qnd qst dubbio mi tormenta mi sembradi nn riconoscermi più, mi sento diverso come se nn mi sentissi ppiù me stesso..cosa potrei fare? Grazieper la disponibilità..

    1. Caro Domenico,

      forse lei non è mai stato abituato a riflettere su quello che sente al punto che una domanda così diretta sull’argomento le ha causato una crisi di identità.
      E’ possibile che lei sia una persona molto razionale e controllata e che per qualche motivo ciò che non controlla e che non è tangibile la spaventi.

      I dubbi che le sono venuti sono con tutta probabilità pensieri ossessivi, perché lei sa bene (razionalmente) di essere un uomo e prima di quella domanda non ha mai avuto i pensieri che mi riferisce.

      Dal momento che si tratta di un problema che dice essere insorto ben 7 mesi fa è necessario che ne parli di persona con uno psicologo perché se si trattasse di un malessere passeggero non lo proverebbe ancora con questa intensità a diversi mesi di distanza.
      Il mio consiglio quindi è questo e spero che ci rifletterà, perché non si tratta di un disagio che svanirà senza un trattamento.

      Se vuole mi faccia sapere!
      Tanti cari auguri,
      D.ssa Flavia Massaro

  11. Buongiorno dottoressa, le chiedo se possa essere considerata un’ossessione il mio caso. Non sopporto che la mia compagna fumi. Non era così all’inizio, non mi creava nessun problema. Poi pian piano iniziai a chiederle di smettere e ci provò ricadendoci spesso con una scusa o un’altra. Da li i primi problemi, cercavo i pacchetti ovunque e contavo quante sigarette aveva fumato durante il giorno e iniziai a farle scenate insensate. Questa cosa sta continuando ad andare avanti ci penso giorno e notte e mi vien di istinto da “vendicare” la sofferenza che mi provoca. Ad esempio ho pensato di iniziare anch’io o di farle dispetti. Preciso che è una ottima compagna di cui sono innamorato ma vivo il problema come un enorme tradimento che lei mi fa ogni giorno e mi fa male.grazie mille

    1. Buongiorno Fabrizio,

      sarebbe interessante capire come mai lei, di punto in bianco, ha iniziato a dare peso al tabagismo della sua compagna fino a considerarlo “un enorme tradimento” e un’abitudine che le provoca una sofferenza da vendicare tramite dispetti e ritorsioni.

      Se ci sta pensando giorno e notte si può dire che questo pensiero abbia una qualità ossessiva, ma non mi sembra un’ossessione in senso stretto.
      In ogni caso questo aspetto potrebbe essere chiarito solo con un approfondimento condotto di persona e non via mail.

      Ha capito cosa ha fatto cambiare così drasticamente il suo atteggiamento e la sua percezione dell’abitudine di fumare della sua compagna?
      Si è sentito tradito perché le aveva promesso di smettere e non l’ha fatto? Se è così, come mai ad un certo punto le ha chiesto di smettere?

  12. Buongiorno
    Dopo un mese di forte ansia che persisteva 24 ore al giorno questa è diminuita permettendomi d tornare a dormire discretamente il tutto senza aver assunto nessun farmaco se non che in uno degli ultimi giorni di forte ansia mi è scattato un click di chiedermi come funzionava il PC come arrivassero le immagini e tutto quanto e provocandomi una sensazione di ansia non trovando risposta…. Tutto questo ora l’ho trasferito su qualsiasi cosa dalla radio chiedendosi come arrivi la musica ao CD chiedendomi facciano a contenere la musica…..è un pensiero ossessivo? Cosa devo fare? Grazie per l’aiuto

    1. Caro Ale,

      se ha sviluppato pensieri fissi e dubbi intrusivi che riguardano il funzionamento dei dispositivi elettronici che la circondano, e prova un senso di angoscia di fronte all’assenza di risposte, è possibile che abbia sviluppato un disturbo d’ansia che per qualche motivo ha preso questa forma nel manifestarsi.
      Dal momento che riferisce di un precedente stato d’ansia, forte e continuo, è importante che si rivolga ad uno psicologo per far valutare la sua situazione nel complesso e arrivare a capire da cosa dipende il suo malessere per poi curarlo.
      Quando l’ansia si presenta, soprattutto se questo avviene in forma acuta, è fondamentale decodificare il sintomo e stabilire da cosa dipende per potersene occupare adeguatamente: l’ansia ha sempre un messaggio per chi la prova e non è saggio non ascoltarlo.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

      1. Grazie per la gentilezza,spero di uscire al più presto da questa situazione per ora mi pare di stare in un tunnel senza uscita e di non riuscire a cambiare la mia percezione verso la “tecnologia” che mi sta condizionando la vita non potendo vedere la TV od ascoltare della musica perché anche in questo caso è co e se non la percepissi più…. nel frattempo mi sono affidato a uno psicologo….buone cose se ha qualche suggerimento da darmi è ben accetto..grazie

        1. Penso che il solo suggerimento sensato sia quello di intervenire con un’adeguata psicoterapia, cosa che lei ha già fatto, senza lasciare che il disagio di espanda o aggravi. Non esistono infatti misure standard da applicare per risolvere questo tipo di problema che, quando non è passeggero ma costituisce un disturbo, deve essere trattato come tale e affrontato con una terapia psicologica.

          Tanti auguri per il suo percorso psicoterapeutico,
          d.ssa Flavia Massaro

  13. Salve Dottoressa
    il mio nome è Marta e ho 28 anni.
    Il mio problema è che soffro da ormai quasi 4 anni da ossessioni. È iniziato tutto quando la storia con il mio ex ragazzo ha cominciato ad andare male. Un giorno mi sono ritrovata davanti allo specchio per depilarmi le sopracciglia, ma ho iniziato ad impuntarmi sul fatto di volerle identiche. Depilavo un po’ di qua, poi un po’ di là, finché non sono arrivata, nel giro di 2-3 mesi, ad essermele quasi depilate del tutto. Sono riuscita a fermarmi da sola. Le ho lasciate ricrescere e tutto sembrava tornato normale (nel frattempo la mia relazione amorosa era terminata).
    Dopo pochi mesi ci sono ricascata, anche se con meno conseguenze della prima volta. Ho iniziato a vedere uno psicologo, il quale ha definito il mio comportamento un disturbo ossessivo-compulsivo e mi ha dato una tabella che dovevo riempire ogni qual volta mi veniva l’impulso di mettermi davanti allo specchio a controllare le mie sopracciglia. Nella tabella dovevo scrivere cosa aveva scatenato l’episodio, come avevo reagito, quale pensavo potesse essere il vero motivo che mi aveva spinta ad infilarmi in quello stato d’angoscia, qual’era il mio livello di ansia da 0 a 100 e la durata dell’episodio. Questo mi ha permesso di imparare a gestire meglio questa mia ossessione. Non è mai andata via del tutto, ma ora è raro che mi fissi ancora sulle sopracciglia e se succede l’ansia è lieve e circoscritta al momento in cui sono davanti allo specchio, poi me ne dimentico.
    Il problema è che dall’anno scorso sono subentrate altre ossessioni, che io interpreto come “sostitutive”, nel senso che avendo imparato a tenere a bada il mio bisogno di avere sopracciglia uguali ora questo bisogno si è riversato sui miei capelli.
    Un anno fa ho deciso di volere la frangia (corta, mi arrivava poco sopra le sopracciglia e la portavo di lato). I primi due mesi è andato tutto bene, mi piacevo tanto. Poi è diventata un po’ troppo lunga e mi sono messa in testa di poter risparmiare tagliandola da sola. Sembrava avessi fatto un bel lavoro, ma poi è partita l’ossessione. L’ho completamente distrutta, poi sono riuscita a farla ricfescere, l’ho fatta tagliare dalla parrucchiera e poi l’ho distrutta altre volte, anche se in modo più lieve.
    La settimana scorsa, dopo l’ultimo episodio apparentemente innocuo (perché mi sentivo serena e tranquilla nel tagliare e invece ho fatto un disastro), ho deciso di tagliarmi i capelli (li avevo lunghi e ricci, la frangia la lisciavo). Li ho tagliati corti corti. C’è ancora un po’ di frangia ma lascio i capelli al loro mosso narurale, per cui alla frangia non penso più. Due giorni fa però ho notato che dietro, sul collo, i capelli non erano di pari lunghezza e ho cominciato di nuovo a tagliare, controllare…non vivere. Il mio compagno mi sta aiutando in tutti i modi. Già ai tempi del l’ossessione per la frangia ha nascosto, su mia richiesta, tutte le forbici e forbicine della casa, ma io ho cominciato a tagliarmi i capelli con il tagliaunghie. Ora gli ho chiesto di nascondere anche quello, ma il mio livello di ansia non si abbassa nemmeno per un attimo. Non faccio altro che pensare a quanto siano diversi i lati della mia testa a causa dei miei continui interventi (anche se razionalmente so che nessuno nota la minima differenza). Questi pensieri mi ossessionano in ogni minuto della giornata: mentre mangio, quando sogno, mentre guardo la televisione, mentre ascolto della musica.
    Credo che tutto possa dipendere, in questo momento preciso della mia vita, dal fatto che non ho un lavoro e sembra quasi che mi serva qualcosa per tenermi impegnata. Mi sento come quelle persone autolesioniste che si fanno del male per mascherare il dolore che provano. Io non mi taglio sul corpo, ma sui capelli e ho idea che sia per non affrontare il fatto di essere una fallita, senza lavoro e senza progetti per il futuro.
    Ad ogni modo non so più cosa fare. So che oltre alla mia sto penalizzando anche la vita del mio convivente, che è la persona più paziente e comprensiva che conosca. Io non ce la faccio davvero più ad andare avanti così.

    1. Cara Marta,

      è plausibile che le ossessioni subentrate a seguito della parziale remissione dell’ossessione originaria siano effettivamente sostitutive rispetto ad essa, come lei ipotizza, nel senso che il malessere che è emerso per mezzo della prima ossessione ha trovato una nuova via di sfogo sempre dello stesso tipo, ma di diverso contenuto, quando l’ossessione iniziale è stata “contenuta”.

      Penso che la terapia che lei ha effettuato sia stata una Terapia Cognitivo-Comportamentale, dal momento che mi parla di esercizi da fare a casa, di tabelle e di quantificazioni numeriche del disagio e della sintomatologia. La Terapia Cognitivo-Comportamentale a volte può fornire un grosso aiuto, ma altre volte conduce a uno spostamento del sintomo e ad un successo quindi parziale o illusorio: il sintomo di partenza può attenuarsi o rendersi comunque gestibile, ma ne compaiono in seguito altri perché il vero problema non è stato toccato.
      E’ suggestiva la sua ipotesi circa la presenza di un autolesionismo che colpirebbe peli e capelli invece che la pelle (come spesso avviene), ma al di là di questo tipo di senso che si può attribuire al sintomo – e che non è di per sé esplicativo della sua natura più profonda – mi sembra di capire che alla base del suo disagio possa esserci la sensazione di non avere il controllo sulla sua vita: questo vissuto la porta forse ad autopunirsi “mutilando” sopracciglia e capelli a causa di un senso di indegnità personale esacerbato dalla mancanza di un’occupazione lavorativa, ma non trascurerei altre ipotesi che potrebbero implicare una sorta di attacco alla sua identità femminile e che da qui non è possibile ovviamente esplorare.

      Penso che se il tentativo attuato con la Terapia Cognitivo-Comportamentale non è stato risolutivo può essere utile cambiare approccio e direzionarsi verso un’analisi più profonda delle cause del suo malessere, sospendendo per un attimo la “guerra al sintomo” e agendo invece nella direzione di una comprensione più approfondita di quello che le succede.
      Questo tipo di analisi è effettuato nell’ambito delle varie psicoterapie psicodinamiche e le suggerisco quindi di rivolgersi ad uno psicologo specializzato in questo tipo di intervento per eliminare il problema alla radice, non accontentandosi più di “gestirne” semplicemente gli effetti – e cioè i sintomi – perché questo tipo di strategia, come lei stessa ha verificato, può portare alla comparsa di sintomi sostitutivi che continuano a dare voce a quel malessere che non è stato ancora chiaramente decodificato.

      Tanti cari auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  14. cerco un psicologo psicoterapeuta di orientamento psicodinamico in provincia di ragusa

  15. Salve dottoressa ho 45 anni sono felicemente sposata ed ho un figlio. Da circa 12 anni sono molto preoccupata ho paura di non volere bene di poter fare del male di essere cattiva con mio marito e mio figlio,tutto questo perche’ il nome di un ragazzo che mi piaceva prima di fidanzarmi con mio marito mi viene sempre in mente.Premetto che io sin da ragazza avevo paura che quel ragazzo ancora mi piaceva,perche’ in un episodio parlando con lui l’allora mio fidanzato oggi marito si e’ ingelosito e arrabbiato con me accusandomi di esserne ancora innamorata mentre lui non mi voleva,da quella volta ho avuto paura perche’ avendo provato piacere alle attenzioni di quel ragazzoho pensato che mio marito avesse ragione e pur sapendo di essermi comportata in quel modo per prendermi una rivincita mi sono spaventata che per questo mi poteva lasciare. Mi sono sempre sentita in colpa per quel gesto e per questo stavo a distanza da quel ragazzo. 22 anni fa prima di sposarmi il nome di quel ragazzo spunta nella mia mente la prima volta mi preoccupo cerco di cacciarlo e capendo di non provare niente di non volerlo piu’ mi sposo tranquillamente,dopo un anno dinuovo quel nome ritorna capisco di non volerlo e insieme a mio marito decido di avere un figlio cosi’ altre volte questo nome ogni tanto spunta mi preoccupa sempre ma so di amare mio marito e felicemente sono tranquilla. Dieci anni piu’ tardi dopo aver sentito un mio parente il quale mi raccontava di una persona che secondo lui si sarebbe voluto sposare con un’altra e dopo aver sentito mia mamma che aveva paura che sempre la stessa persona stava diventando cattiva. Mi e’ ritornato quel nome in mente e dopo aver sentito quei discorsi ho avuto paura di poter essere quel tipo di persona visto che il nome di quel ragazzo mi era venuto in mente prima di sposarmi.Racconto tutto a mio marito che non sapeva nulla ci rendiamo conto che sto male e vado per piu’ di 8 mesi da un psicologo mi dice che si tratta di strss sto un po’ meglio ma non mi passa dopo un anno ci ritorno sto leggermente meglio mi dice che a poco a poco passera’ ma quel nome non scompare.Ora e’ da un anno e mezzo sto dinuovo male ho paura faccio un’altra terapia mi fa scaricare ma non risolvo nulla decido di cambiare psicologo il quale mi manda da un psichiatra che mi dice di soffrire di ossessioni. Sono due mesi che faccio un’altra terapia con la psicologa ma sto male il nome torna sempre i brutti pensieri le cattiverie la paura di impazzire , da premettere che mi hanno prescritto un farmaco che pero’ non ho voluto prendere. Devo dire che tutte le volte che questo nome si e’ presentato nei miei pensieri ho subito grandi dispiaceri per il mio matrimonio alcuni miei parenti volutamente non sono voluti venire mi hanno mandato il regalo che io ho rifiutato visto che non hanno accettato l’invito. La seconda volta avevo subito grandi dispiaceri da alcuni parenti di mio marito i quali non mi hanno ben accettata si sono comportati male con noi per motivi economici e in seguito non avevano volutto conoscere mio figlio. Sono sempre stata una persona molto sensibile ed ho subito sempre tanti dispiaceri mi sono sempre sentita poco accettata in famiglia non mi sentivo amata come avrei voluto da alcuni miei nonni, anche con gli amici non e’ stato facile spesso mi prendevano in giro perche’ avevo l’acne.Ancora ora spesso mi sento poco apprezzata dalle persone anche se ormai sono una persona appagata con una famiglia meravigliosa un lavoro una vita invidiabile. Anche mia mamma da piccola mi criticava per alcuni miei modi di fare mi pulivo spesso non volevo essere toccata.Devo dire che per tutto questo io soffro molto non e’ bello sopportare tutti i brutti pensieri le cattiverie che mi vengono in mente su mio marito e mio figlio non e’ bello avere paura di non volerli bene. Sono ancora in terapia ma vorrei essere aiutata forse non ho ancora fatto la terapia giusta non mi hanno aiutato a capire cosa mi succede. Mi scuso per essermi dilungata con la mia storia volevo essere piu’ chiara possibile,grazie di cuore Giovanna.

    1. cerco uno psicologo ad orientamento psicodinamico

      1. a Lecce e provincia.

    2. Cara Giovanna,

      la sua ansia ha presumibilmente esordito già durante la sua infanzia, se sua mamma le ha raccontato che da bambina era dedita eccessivamente alla pulizia e “non voleva essere toccata”, e si può pensare che la comparsa nella sua mente del nome di quel ragazzo che le piaceva e di altri pensieri sgradevoli sia riconducibile allo stesso tipo di problema.
      Senza conoscerla però non è possibile dire se è “tutti qui” o se c’è dell’altro e quindi se i tentativi terapeutici attuati sono falliti perché non sufficienti quanto a intensità e durata nel tempo o perché, ad esempio, non ha assunto il tipo di farmaco che di recente le è stato prescritto e che non posso sapere se sia da considerarsi necessario per il suo benessere (può consultare un secondo medico psichiatra per discuterne).

      Senza conoscere né lei né la diagnosi che i miei colleghi hanno posto per inquadrare il suo caso non posso quindi dirle molto.
      Se vuole può scrivermi nuovamente per aggiungere questi altri particolari (che tipo di psicoterapia ha effettuato, con che frequenza e per quanto tempo; che diagnosi ha ricevuto; che farmaco le è stato prescritto) e, appena possibile, le fornirò un nuovo commento.

      Nel frattempo, oltre a sentire il parere di un altro psichiatra, le suggerisco di dire alla psicologa che la sta seguendo che non si sta sentendo adeguatamente compresa e/o aiutata, perché proseguire la terapia senza questo tipo di chiarimento può essere inutile.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  16. Salve dottoressa,mimchiamo Alessandro ed ho 19 i aannho bisogno di aiuto.La mia storia è abbastanza lunga da spiegare.. soffro del disturbo ossessivo che non è compulsivo nato dal mio senso di responsabilità in famiglia da quando sono piccolo … Ho una forza interiore che non tutti possiedono , ma non riesco a contrastare le mie ossessioni, che sono cosi forti da farmi entrare in confusione, la prego di ascoltare la mia storia ed aiutarmi a vincere questa battaglia.

    1. Caro Alessandro,
      se vuole aggiungere altri dettagli posso ascoltare la sua storia, ma per superare il suo malessere non può essere sufficiente raccogliere a distanza il parere di un professionista che non la conosce e che non può quindi aiutarla adeguatamente.
      Se lo desidera può raccontare per esteso quello che le succede, ma la invito anticipatamente a rivolgersi anche di persona ad uno psicologo per trovare un ascolto e un aiuto diverso e più completo rispetto al semplice parere orientativo che posso fornirle da qui.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  17. Buongiorno, vorrei urgentemente un consiglio se è possibile..io non ho avuto rapporti a rischio… però giorni fa sono venuto a sapere che un mio collega è appunto sieropositivo… da lì ho cominciato a preoccuparmi perché pur sapendo che il passaggio della stessa sigaretta non comporta nulla io mi chiedo ”se lui a qualche ulcera o perde un minimo di sangue da non accorgermene neanche io quanto può essere rischioso?” In materia so poco e niente lo ammetto, però da quando l ho saputo ho iniziato dallo stare tranquillo a non dormire più la notte per ogni singolo dolore ai muscoli, poi la nausea, dolori alle ginocchia e così via… aiutatemi a capire perché appunto non sono esperto in materia e sto impazzendo

    1. Caro Giuseppe,

      non si può etichettare a priori il suo problema come un segno d’ansia: prima di tutto deve rivolgersi ad un medico e discutere con lui l’accaduto, per stabilire se è necessario o meno che lei si sottoponga a un test per l’HIV.
      Se le verrà detto che non è necessario (o se effettuerà il test con esito negativo) e non riuscirà comunque a tranquillizzarsi potrà ipotizzare che l’ansia giochi un ruolo nell’alimentare in lei preoccupazioni immotivate e sarà quindi bene che ne parli con uno psicologo, ma il primo passo è sentire il suo medico.

      Se vuole mi faccia sapere!
      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  18. mia fidanzata ha la ossesione di lavarsi le mani frequentamente,,,,,,altre ossesioni sono le date di scdenze dei prodotti ….. cosa deve fare per riuscire a non fare piu questo?

    1. Caro Salvo,

      è possibile che la sua fidanzata soffra di un disturbo d’ansia di tipo ossessivo, ma per ottenere una diagnosi deve farsi valutare di persona da uno psicologo o psichiatra.
      Se si stabilirà che soffre di un disturbo psicologico sarà necessaria una psicoterapia per consentirle di risolvere il problema.

      Le suggerisca quindi di rivolgersi ad un esperto che possa stabilire se è presente o meno un disturbo e occuparsi dell’eventuale psicoterapia.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  19. salve dottore….io sono affetta da doc e ho scoperto ciò attraverso una terapia psicoanalitica che è andata a cercare le cause del disturbo, che ho capito…il problema è che le ossessioni hanno comunque preso piede e sono decisamente degenerate…soprattutto dopo aver smesso l’assunzione di farmaci…sinceramente sto pensando di intraprendere un percorso di TCC, ma ho il timore che non se ne andranno mai…anche perchè questa nuova psicoterapeuta mi ha detto che la terapia può portare a gestirle meglio, non ad eliminarle..quindi io ho una storia un pò diversa da quello che lei giustamente ha consigliato, ovvero di rendere consico l’inconscio per sciogliere ossessioni e paure…qualche consiglio o parere in merito??
    la ringrazio

    1. Buonasera Silvia,

      dalle poche cose che riferisce non è possibile darle un parere, ma deve considerare che l’individuazione delle cause del disturbo è solo il primo passo della terapia, seguito dall’elaborazione di quanto emerso e quindi dal trattamento del disagio del paziente: è possibile che lei abbia abbandonato precocemente il percorso intrapreso e che non sia arrivata di conseguenza ai risultati sperati.
      Ogni caso è diverso dagli altri e alcune persone richiedono trattamenti più lunghi o intensivi, quindi prima di abbandonare definitivamente il lavoro che ha già in parte effettuato le consiglio di riparlarne con il suo precedente psicoterapeuta e di chiarire in quella sede ogni dubbio.
      Penso che la risposta che ha ricevuto dalla terapeuta cognitivo-comportamentale sia presumibilmente in linea con l’orientamento teorico in questione: le ossessioni in TCC non si “sradicano”, ma, quando il trattamento ha successo, il paziente impara a gestirle e a conviverci.
      Contatti nuovamente lo psicoterapeuta psicodinamico e valuti se riprendere il lavoro con lui.

      Cordiali saluti,
      dr. Stefano Pozzi
      psicologo psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico

      1. Ok grazie per la risposta…con la psicoterapeuta a ho fatto un percorso di circa tre anni ed eravamo arrivate ad un punto in cui lei mi aveva detto:o riprendi le medicine o più che ripeterti le stesse cose all infinito,io(ovvero lei)non so più cosa fare…di cose ne ho imparate,sono emersi molti nodi emozionali sui quali ho lavorato ma l interruzione del farmaco mi porta sempre ad un punto in cui non capisco se le scelte fatte(con il farmaco) sono reali oppure no…è tutto così liscio e più possibile quando lo assumo…l ultima volta l ho interrotto bruscamente e sono scesa più in basso rispetto a prima…vabbè…c’è da dire che sono moto stanca e alla mia prima gravidanza…vedro..so che c’è uno scompenso del disturbo e sto cercando di trovare una strada…con la psico il colloquio non aggiungeva nulla di nuovo a quello che sapevo e avevo sviscerato…grazie comunque della pronta risposta…buon lavoro a tutti

  20. Professore non saprei se la mia e’ un ossessione, ma non trovo cura e mi sta rovinando la vita. Quasi all’improvviso circa 3 anni fa ho iniziato ad avere difficoltà nel parlare, mi son posto il problema che sputassi nel dialogare, questa situazione e’ andata pian piano aggravandosi, sino a farmi pensare che alcune parole sono diventate difficili da pronunciare,adesso c’e anche il problema che metta la bocca storta,l’ansia aumenta e con questa anche la mia difficoltà. Mia moglie e alcuni psichiatri mi hanno garantito che e’ solo una mia idea. Ma come potrei smettere di pensarci?ho fatto cura con deniban e xanas che in qualche modo mi tranquillizzano, ma non basta mi creda. Faccio un lavoro basato sul dialogo, la invito ad intuire il mio disagio. In qualche rara giornata sono tranquillo e ne approfitto a stare con gli amici, ma non posso vivere di speranza. Ho notato che l’alcool mi aiuta, ma non puo certo essere questa la soluzione, tra l altro il giorno dopo il problema ritorna ancora piu’ forte. Le chiedo veramente in tutta onesta’ e serietà di pensare ad una possibile cura, senza mandarmi da professionisti di zona, ho gia ‘ speso tanto e non e’ servito a niente, vorrei una cura da seguire, il suo consiglio lo passerei al mio medico e piu’ in la le comunicherei il risultato, la prego,attendo con impazienza

    1. Caro Marco,

      se è già seguito da uno psichiatra che le ha prescritto dei farmaci e le ha assicurato – come altri medici in precedenza – che la sua è solo un’impressione non ho elementi per pensare che non sia così.

      Quello che posso suggerirle è di farsi seguire da uno psicologo psicoterapeuta, oltre ad assumere psicofarmaci, e in particolare le consiglierei di effettuare una psicoterapia o psicodinamica o ipnotica, che utilizzano tecniche differenti ma possono esserle entrambe utili.

      Le raccomando inoltre di evitare del tutto l’alcool perché il suo utilizzo interferisce con l’azione delle medicine che ha citato.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  21. Gentilissima dottoressa la ringrazio per avermi risposto e per aver preso a cuore il mio problema, le spiego che terapie ho fatto. Sin dall’inizio con il mio primo psicologofacevo la terapia con il biofeedback si partiva da un problema attuale e si arrivava a un problema simile precedente , ho fatto tre percorsi di questo tipo il primo per otto mesi il secondo per cinue mesi il terzo per tre mesi completato a luglio 2014. Nel mese di dettembre sono andata da un’altra psicologa che mi ha mandato da un psichiatra il quale mi ha prescritto un farmaco senza quasi voler sapere l’origine dei miei pensieri. Con la psicologa non facevamo nessuna terapia specifica si parlava soltanto , anzi piu’ volte ho chiesto di fare qualche terapia piu’ efficace ma lei mi diceva che non era il caso , non ero per lei un caso grave e insisteva a farmi utilizzare il farmaco. Proprio per questo a fine dicembre ho deciso di interrompere la terapia con lei non mi sembrava idoneo il suo metodo, in piu’ vedevo come una contraddizione in lei in quanto non mi riteneva un caso grave ma mi consigliava il farmaco , questo mi ha fatto avere qualche dubbio sulla sua preparazione in merito.Sono ritornata dal mio pcome vorrei.rimo psicologo a cui ho raccontato tutto lui mi ha consigliato di non prendere il farmaco ,mi disse che il mio era un disturbo dovuto a traumi del passato che avevo interpretato male e che dovevo stare tranquilla che non c’era nulla di cui preoccuparmi riguardo le mie paure, mi ha anche detto che non era necessario intraprendere un’altra terapia perche’ i problemi derivano dalla mia famiglia da litigi che ancora ci sono con dei parenti e dal fatto che non mi sento aapprezzata come vorrei. Da allora non faccio nessuna terapia , ma da quando mi sono accorta che lei mi ha risposto ho cercato di capire la mia origine ansiosa della quale con nessun medico ho affrontato il problema pur conoscendo il mio comportamento e riflettendo su questo ritengo che da piccola mi comportavo in quel modo in quanto non mi sentivo molto apprezzata da parte di alcuni miei parenti e dai miei genitori , mio padre dava la precedenza al lavoro e ai suoi hobby mia mamma che non sopportava il comportamento di alcuni miei parenti nei miei confronti spesso mi sminuiva in oltre involontariamente mi faceva sentire la causa dei suoi problemi di salute,mi sentivo spesso dire che lri soffriva di una forte allergia da dopo la mia nascita e che ero stata io a lasciarle questo malessere con la gravidanza.Ricordo che quando stava male io ero molto dispiaciuta e che addirittura in un’occasione mi sono vista cacciare dalla sua stanza da lei un giorno che stava molto male.In oltre da piccola in famiglia i miei genitori avevano problemi con i miei nonni e ho assistito a dei litigi verbali dove mio padre molto arrabbiato considerava chi lui rifiutava con gli aggettivi spazzatura e fognatura , in quel periodo avevo paura che i miei genitori si lasciassero. Credo che mi pulivo perche’ volevo apparire perfetta migliore e quindi non essere rifiutata volevo piacere di piu’ essere in ordine e prefetta. Come le avevo detto tutte le volte che ho avuto questi pensieri ci sono stati sempre litigi o grandi dispiaceri in famiglia dove spesso mi sentivo in colpa perche’ a causa mia i miei genitori una volta mio marito e mio figlio le volte successive soffrivano o subivano dispiaceri e venivano trattati male.Quando 12 anni fa mia mamma mi offende ricordandomi che mi pulivo insinuando che non era normale e che potevo peggiorare e diventare scema e dopo aver sentito quel mio cugino che sosteneva che imo zio si sarebbe voluto sposare con un’altra io ho avuto i primi pensieri da premettere che si parlava di un mio zio che ammiravo e che mi ha molto deluso per come si comporta con i miei genitori il quale in una situazione ha detto che io sono simile a lui . Questa sua affermazione una volta mi avrebbe fatto piacere ma da 12 anni non e’ cosi ci ha deluso molto in famiglia noi eravamo uniti ma da quando lui e’ cambiato i litigi non finiscono. Oa sono piu’ tranquilla ma i pensieri ci sono ancora grazie di tutto.

    1. Cara Giovanna,

      è importante che lei abbia iniziato a riflettere sulle cause dei suoi pensieri e comportamenti, cosa che le terapie effettuate in passato non le hanno consentito di fare in maniera sistematica, e che in questo modo abbia già delle ipotesi sulla motivazione di certe azioni che compieva da piccola.

      Il fatto che nel corso della psicoterapia più recente lei e la dottoressa abbiate semplicemente parlato non mi fornisce alcun elemento utile a capire di che tipo di terapia si tratta, poiché la maggior parte delle psicoterapie utilizza la parola come strumento principale di comunicazione e lavoro.
      La parola è una strumento potentissimo (non per nulla si dice che le parole “possono uccidere” e che “ne uccide più la lingua che la spada”) e il suo utilizzo in psicoterapia si avvale di questa forza, meno visibile rispetto a strumenti più “pratici” ma spesso di maggiore impatto.

      Nella sua esperienza infatti ci sono ben tre tentativi di cura con strumenti pratici come il biofeedback che non le hanno consentito di risolvere il problema: ora che sa che questo tipo di strumento in realtà non le è così utile come avrebbe potuto pensare le suggerisco di approfondire l’analisi della sua situazione e storia di vita con uno psicologo psicoterapeuta psicodinamico/psicoanalitico, che possa svolgere assieme a lei un tipo di lavoro che finora non ha nemmeno iniziato e che può essere molto proficuo.

      Se lo desidera mi aggiorni sulla situazione,
      le faccio tanti auguri
      d.ssa Flavia Massaro

  22. Buongiorno,
    la mia storia é la seguente.
    Ho iniziato a soffrire di ansia/depressione circa 4 anni fa che ho curato farmacologicamente con buoni risultati.
    Sicuro di aver superato il problema, ho smesso la cura e dopo un paio di mesi mi ritrovo di nuovo al punto di partenza, aggravato da un pensiero che mi tormenta: quello di guardare altre persone e pensare di provocare loro una brutta malattia.
    Sono in preda al panico perché questo pensiero é penetrante e temo che non mi abbandonerà più.
    Ho ripreso la cura che facevo prima da circa una settimana ma al momento il pensiero c’è sempre.
    c’è un rimedio a tutto ciò? Cosa posso fare?

    1. Caro Gigi,

      i farmaci per la cura dell’ansia possono essere utili e in certi casi indispensabili, ma non consentono di effettuare quell’elaborazione psicologica necessaria a guarire e a superare quindi del tutto il disturbo d’ansia.

      Situazioni come la sua sono molto frequenti perché accade spesso che la remissione dei sintomi ottenuti con uno psicofarmaco non sia stabile, ma dipenda dall’assunzione continuativa del farmaco stesso – il che conduce alla prospettiva di assumerlo a volte per tutta la vita.

      Le suggerisco sentitamente di non limitarsi alla cura farmacologica e di sottoporsi anche a psicoterapia per affrontare in maniera più sistematica e approfondita il problema.
      In particolare le consiglio la psicoterapia psicodinamica/psicoanalitica, che consente un lavoro approfondito e non si limita a mettere il paziente nelle condizioni di “gestire” un sintomo senza porsi l’obiettivo di eliminarlo.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  23. Salve dott ssa,
    vorrei un consiglio in merito una fissazione di un mio carissimo parente che chiamerò Marco. Marco ha oggi 76 anni, mi ha confidato il peso che ha portato fino ad oggi da quando era giovanissimo. Marco si sente in profonda colpa e crede che persone che lo circondano sappiano della sua storia e quindi che lo vedano come un possibile pedofilo o che pensino male di lui, questo lo deduce Marco da sguardi, comportamenti o battute che gli sono rivolti anche dai parenti più strettissimi.Marco quando era adolescente si era appartato con un ragazzino più piccolo di lui, Marco giura che non era successo nulla di cui si possa pensare male, ma era stato visto da un’altra persona in posizioni che gli hanno fatto pensare al fatto che Marco stesse violentando il ragazzino. La terza persona subito dopo ha cominciato a spargere voce in paese del fatto che credeva d’avere visto. Marco fu accusato anche da suo padre che lo picchiò per castigo e lo portò da un psicologo, il quale dette esito negativo sulla presunta tendenza pedofila. Da allora sono passati tanti anni e da allora crede che tutti quelli che lo conoscono sappiano della sua storia e quindi é ossessionato dal pensiero che tutti lo giudicano nel male sentendosi costantemente in colpa.Ha addirittura paura di avvicinarsi ai suoi nipotini, per paura di essere accusato di ciò che non è. Cosa posso fare per aiutare Marco e fare vivere il resto dei suoi anni nella serenità ? Dovrei convincerlo a portarlo da un psicologo ? Mi aiuti, per favore. Grazie infinite

    1. Caro Cristian,

      vista la situazione che descrive sarebbe opportuno che Marco si rivolgesse ad uno psicologo che possa analizzare meglio la situazione e aiutarlo in concreto a superare i timori che vive da molti anni e che gli hanno tolto da sempre serenità.
      Non è nemmeno da escludere che Marco possa aver sviluppato una forma di paranoia che lo porta ad attribuire ad altri i suoi pensieri e timori senza riuscire a distinguere fra quello che si trova nella propria mente e quello che si può trovare nella mente degli altri, anche in considerazione del notevole lasso di tempo (numerosi decenni) trascorso dai fatti originari, che li rende lontanissimi e quindi sconosciuti alle persone che Marco frequenta oggi.
      Mi sembra chiaro che non riesca ad uscirne da solo, vista la notevole durata del suo disagio, quindi si rende necessario un aiuto professionale.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  24. Buongiorno, vorrei sapere se anche il mio problema rientra nelle ossessioni.
    Sono una donna matura che è stata ingannata e tradita più volte da uomini che erano molto importanti per me. Durante queste relazioni ho scoperto i loro tradimenti e le loro bugie facendo controlli a tappeto, telefonate, spostamenti, km percorsi dall’auto.
    Ora ho un grosso problema, non appena conosco qualcuno per il quale provo interesse parto con i controlli, le verifiche, tra quello che dicono e quello che poi effettivamente fanno e, con le tecnologie di questi giorni è molto facile, si possono perfino controllare gli spostamenti in tempo reale, via il gps del cellulare, quindi verificando se sono effettivamente dove dicono di essere.
    Purtroppo i miei sospetti si rivelano sempre reali e questo non fa che alimentare questa mia “smania” di voler dimostrare a me stessa che, nel caso presente, mi sbaglio e che dovrei invece fidarmi di questa persona.
    Questa cosa, naturalmente, mi fa star male e di conseguenza fa star male chi mi sta vicino, la persona controllata che, ovviamente, non gradisce la cosa.
    La ringrazio in anticipo per qualsiasi consiglio possa darmi.

    1. Cara Bri,

      penso che non sia un caso che lei si sia legata a uomini dei quali non si fidava e che li abbia controllati appurando che effettivamente le mentivano: molte volte la sfiducia negli altri (in questo caso negli uomini) spinge a legarsi a persone che portano a confermare le proprie idee e i propri timori, per quanto questo sia estremamente doloroso, e conduce a consolidare ulteriormente i pensieri negativi.
      Chiaramente dopo un certo numero di relazioni con uomini inaffidabili dei quali ha verificato bugie e tradimenti le è ora difficile se non impossibile ricominciare a fidarsi di qualcuno, tanto più se inconsciamente sceglie ancora partner che le diano conferme sull’inaffidabilità generale di tutti gli uomini.
      Il punto però non è che tutti gli uomini sono traditori e inaffidabili, ma che lei senza rendersene conto sceglie proprio uomini di questo tipo, in un loop senza fine di speranza, gelosia e delusione che si susseguono ogni volta come in un copione dal quale non riesca a prendere le distanze.

      E’ possibile che tutto questo nasca da profonde carenze paterne, risalenti alla sua infanzia, o alla presenza di un padre che tradiva o ingannava sua madre e che ha involontariamente generato in lei determinate aspettative sul conto degli uomini.
      Ovviamente non conoscendola non posso sapere come stiano davvero le cose, ma le suggerisco di approfondire il discorso con l’aiuto di uno psicologo psicoterapeuta di orientamento psicodinamico/psicoanalitico per comprendere meglio da dove nasca la sua inconscia tendenza alla scelta di uomini che la deludono e lavorare per superarla, obiettivo che è possibile porsi anche se non è più giovanissima perché il problema è tuttora attuale.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  25. Salve dottore, sono sicuramente un’ossessiva compulsiva. Credo di esserlo sempre stata. La mia mania, negli ultimi anni, si è incentrata sulla pulizia e sull’ossessione degli insetti. Lavo le mani continuamente, anche tre, quattro volte contemporaneamente, se devo passare la biancheria dall’asciugatrice alla lavatrice. Se appoggio i vestiti che provengono da fuori, su qualche sedia, dopo la disinfetto con Napisan spray o candeggina. Non sono MAI andata a dormire, (negli ultimi quattro anni), senza aver fatto la doccia prima. E per prima, intendo subito prima di andare a letto. Per intenderci: se faccio una doccia, e per qualsiasi motivo, passa mezz’ora prima che vada a letto, io mi rilavo! E lo faccio in modo completo, partendo dallo shampoo. La mia lavatrice è costantemente accesa, non le dico quanto spendo di energia elettrica. Ogni sera passo il pettine a denti stretti con il terrore possa avere i pidocchi. Se devo cambiare le lenzuola del letto, o devo stirare, mi lavo e cambio i vestiti, perchè tutto dev’essere disinfettato. Uso i disinfettanti a quintali…. Per gli insetti poi…. sono ossessionata… e vivo nel terrore che se c’è sporco, sia più facile attirarli. Temo scarafaggi, cimici dei letti e tarme del cibo e dei vestiti. Non ne posso più vorrei avere una vita normale. Soprattutto per mia figlia e mio marito, che, loro malgrado, devono subire la mia follia.

    1. Cara Cri,

      devo premettere che non si possono porre diagnosi a distanza, senza conoscere la persona che pone il quesito diagnostico, ma da quanto riferisce mi sembra probabile che lei soffra di un disturbo ossessivo-compulsivo che non le consente di tollerare l’idea dello sporco e della contaminazione e la porta quindi ad attuare numerose misure per tranquillizzarsi sul fatto che ogni microbo sia stato debellato.
      Questo tipo di quadro clinico può essere letto come il frutto di una proiezione sull’ambiente esterno di un senso di sporcizia interiore, inconscia, che le manovre di disinfezione e pulizia in genere servono a tenere illusoriamente a bada.
      In parole povere, può esistere in lei la sensazione di essere per qualche motivo sporca, contaminata, e questa sensazione può essere inconscia ed emergere con il timore che sia l’ambiente intorno a lei ad essere sporco e contaminato.
      Questo meccanismo di proiezione è piuttosto frequente e consente di tenere a bada in parte l’angoscia con azioni concrete, ma non permette ovviamente di risolvere il problema.

      Sottolineerei il fatto che gli esempi che lei porta sono legati alle ore serali, al momento in cui sta per andare a letto e sente l’esigenza di andarci pulita e senza pidocchi: questo può indicare che il suo sentirsi sporca potrebbe dipendere da un senso di colpa legato alla sessualità, ma ovviamente senza conoscerla non sono in grado di approfondire il discorso.
      Le suggerisco quindi di rivolgersi ad uno psicoterapeuta psicodinamico per analizzare la situazione e comprendere da dove nasca il suo problema, lavorando poi per risolverlo.
      Lei cita giustamente il fatto che anche suo marito e sua figlia sono coinvolti nelle sue manovre e subiscono le sue ossessioni, ed è importante che si sottoponga ad una terapia non solo per sé stessa, ma anche per loro e per non trasmettere a sua figlia tutta la sua ansia.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  26. Aiuto. nn riesco ad uscire di casa con mio marito in casa guarda una donna più bella di me… La tv sempre spenta in caso escono donne con minigonne sexy scollate ecc. Nn posso vivere cosi. Cosa e? Ossessione? Aiutatemi.
    Tutto questo e iniziato da quando ho partorito. 3 anni fa. Ho tentato auicidio

    1. Cara Mina,

      è probabile che in questo periodo lei si senta particolarmente insicura a causa dei cambianti che il suo corpo ha subito con la gravidanza, e che questo la renda anche particolarmente gelosa di suo marito perché non si sente più bella come prima.
      La percezione che ha di sé stessa infatti influenza il modo in cui vive i comportamenti di suo marito, che assumono un senso differente se lei si sente bella e adeguata o brutta e indesiderabile. Non posso ovviamente sapere se prima della sua gravidanza suo marito non guardava le altre donne e ora invece lo fa, ma è un argomento che deve trattare con lui per fargli capire che soffre per quello che sta succedendo o che le sembra stia succedendo.
      Se è arrivata a tentare il suicidio significa che con tutta probabilità soffre di una forma depressiva post-partum ed è importante che chieda aiuto ad un professionista, magari rivolgendosi al Consultorio familiare della sa zona o città, dove potrà trovare aiuto e ascolto.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  27. Buongiorno,
    Sono una ragazza di 18 anni che circa due anni fa ha subito molestie sessuali da un ragazzo di 21 con cui sono uscita la prima volta. Da quel momento mi sono promessa di stare sempre sola anche se comunque continuavo a cercare un ragazzo. La scorsa estate ho conosciuto meglio un ragazzo che già conoscevo e ci siamo messi insieme. È tuttora il mio ragazzo, all’inizio c’era un’attrazione fisica ed emotiva fortissima, lo consideravo l’uomo migliore del mondo ed ero innamoratissima.. quando siami passati a qualcosa di piú concreto nell’ambito fisico, sono iniziate le paure.. ossia che potesse non piacermi, che forse non lo amavo abbastanza, ecc.. Inoltre, dopo aver visto un film a scuola su una madre di famiglia separata che diventava omosessuale ho iniziato anche ad avere dubbi di questo tipo.. Ora mi ritrovo dopo sei mesi ad avere ancora pensieri ossessivi sull’infedeltà e sull’essere omosessuale nonostante nella mia vita io sia sempre stata una persona fedele e sicura della mia sessualità. Le chiedo come secondo lei potrei affrontare questa situazione, dato che ormai penso di non riuscire più a tornare come prima e dato che sto rovinando una relazione a cui tengo più di ogni altra cosa..
    Grazie ancora, aspetto una sua risposta!

    Cordialmente, Sara.

    1. Cara Sara,

      da quello che scrive sembra che i pensieri disturbanti siano sorti solo a seguito delle molestie subite e dell’incontro con un nuovo ragazzo.
      E’ così o anche in precedenza (e/o in altri ambiti) ha avuto dei dubbi ossessivi o delle difficoltà legate all’ansia?

      In ogni caso i dubbi persistenti e angosciosi sui sentimenti provati e sul proprio orientamento sessuale sono spesso vere e proprie ossessioni e se questo è anche il suo caso è importante che si faccia aiutare da uno psicologo a inquadrare e risolvere sia questo problema, sia le emozioni e i vissuti conseguenti alle molestie che ha subito due anni fa (se, come mi sembra di capire, non ha chiesto aiuto dopo quel fatto).
      Se desidera stare meglio e non mettere a rischio il rapporto con il suo ragazzo è necessario che si rivolga ad un esperto, eventualmente in prima battuta presso il consultorio familiare.

      Se vuole mi faccia sapere.
      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  28. Gentile dottoressa, sono una donna di 40 anni e vorrei sottoporle il mio “caso”.
    All’etá di circa 22 anni, in seguito ad un periodo molto stressante e angosciante, cominciai ad avere l’ossessione che “dovevo” diventare suora. Misi in atto dei meccanismi di verifica il più importante dei quali mi faceva pensare cose del tipo: ” se oggi appena esco vedo una suora, significa che è un segno e che devo percorrere quella strada”. Se poi capitava che vedessi una suora, ero terrorizzata e avevo la sensazione di perdere il contatto con la realtà e comunque non decidevo di tentare la strada del noviziato. Ero quindi preda di sensi colpa ( anche verso il mio fidanzato, ora mio marito ) e di indegnità. Era come se la scelta per me fosse tra essere suora o alienata. Il ciclo ossessione/paura/senso di colpa continuava a ripetersi e io presi a chiedere consiglio compulsivamente fino a quando qualcosa in me cedette e fui preda di ciò che fu definito in seguito “esaurimento nervoso” con crisi di agitazione e sensi di colpa fino al ritiro sociale. Successivamente nel corso degli anni mi ristabilii e presi a “funzionare” in maniera socialmente accettabile. Oggi lavoro stabilmente, sono sposata con l’uomo che mi è stato accanto in quegli anni, ho dei rapporti sociali accettabili, ma tanta confusione riguardo a me stessa. Ultimamente il pensiero di dover diventare suora ( che non mi ha mai abbandonata definitivamente) sta ritornando a far da “sfondo” alle mie giornate, benché io abbia imparato a “reggere” e non farmi annientare. Mi accorgo che è comunque accompagnato da un sentimento di angoscia. Si tratta di un desiderio inconscio? Nasconde qualcos’altro? Sono normale? La ringrazio in anticipo per l’interesse. Cristiana

  29. Salve dottore è un mese e mezzo che ho quella paura di uccidere le persone soprattutto quelle più care…Poi ho un’altro problema che quando penso ad essere felice e ad altri progetti mi viene quella paura di uccidere come devo combattere,mi conviene fare un’altra seduta dal dottore?

    1. Caro Alessandro,

      non so nulla della sua situazione, ma se era in terapia e ha interrotto il percorso è opportuno che riprenda contatto con chi la seguiva e che affronti con lui, che la conosce, il tema dei pensieri che sta riferendo.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  30. Salve dottoressa, ho 30 anni e ho una storia con un ragazzo che amo da 4 anni. Stiamo pensando di andare a convivere, ma il mio ragazzo a Ottobre dovrà partire per lavoro e starà via per 5 mesi e la cosa mi angoscia molto.
    In passato ho avuto un’altra relazione con un ragazzo, dal quale ero dipendente (l’ho capito a seguito di una psicoterapia psicodinamica), e sono stata molto male.
    Mi sono sempre piaciuti i ragazzi, fin dall’età di 13 anni e non ho mai pensato di poter essere lesbica ficnchè 2 anni fa, all’improvviso, ho sentito di un’attrice che dal nulla aveva fatto coming out, all’età di 30 anni. Sono rimasta sconvolta dalla notizia xche non me lo aspettavo. Da allora ho cominciato a pensare “e se anche io mi svegliassi un giorno e fossi lesbica?” e da li ho iniziato ad avere ansia a giorni alterni e pensieri di questo tipo, intrusivi.. facevo “le prove” per capire se le ragazze mi potevano piacere. Non ho mai provato attrazione sessuale x le ragazze, anche se quando vedo una bella ragazza ne riconosco la bellezza e anche questo mi fa ulteriormente dubitare, nonostante so che è “normale” notare la bellezza altrui.
    La mia psicoterapeuta in una seduta mi ha detto che il problema non è riconducibile assolutamente all’omosessualità, ma a dinamiche di dipendenza scatenate dall’imminente separazione dal mio ragazzo e ha fatto un parallelismo con il rapporto molto molto stretto che ho con mia madre. Cosa avrà voluto dire secondo lei?
    GRazie

    1. Cara Angelica,

      la sua psicoterapeuta la conosce infinitamente meglio di me e non ha motivo di dubitare di quanto le ha detto.
      Aggiungerei inoltre che il fatto che il coming-out di quell’attrice sia avvenuto a 30 anni non significa che si sia “svegliata” improvvisamente rendendosi conto di essere omosessuale a quell’età, ma che ha deciso di rivelarlo al mondo in quel momento.

      Stia tranquilla e prosegua la sua terapia con costanza fino a quando ce ne sarà bisogno.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  31. Salve dottoressa. Ho 21 anni e sto col mio ragazzo di 24 da 2 anni e mezzo. All inizio andava tutto benissimo poi però dopo circa 6 mesi ha iniziato a star male, non me ne ha parlato in modo più dettagliato fino a pochi mesi fa. La psicologa dice che soffre di doc un anno fa fece la cura di psicofarmaci (credo sass o come si chiamano non lo so) senza avere alcun risultato. Ora sta veramente male tutti i i giorni soffre x questi pensieri che lui no vuole avere ma non riesce a mandarli via, tutto è insorto quando 2 anni il suo medico (di cui lui si fidava molto) gli ha detto che il risultato del test x l AIDS si vedeva dopo 2 anni e da lì i pensieri lo tormentano nonostante ripetuti test negativi (fatti inutilmente) la psicologa dice che l unica soluzione è ancora la cura farmacologica e psicologica ma io ho avuto troppe brutte esperienze di persone che si sono rovinate e sono cambiate a causa di questi farmaci… Io soffro perché non so più come poterlo aiutare lui soffre costantemente da 2 anni. X favore cosa posso fare farò qualsiasi cosa ma x i farmaci rimarrò sempre sulla mia idea . Grazie

    1. Cara Sarah,

      probabilmente quando lei parla di “psicologa” intende dire “psichiatra”, e cioè il medico che prescrive psicofarmaci per la cura dei disturbi psicopatologici.
      Lo psicologo infatti non è un medico e non prescrive alcun farmaco, ma effettua solo trattamenti psicologici (psicoterapia compresa, se ha conseguito la relativa specializzazione).

      Se il suo ragazzo ha assunto psicofarmaci (nello specifico, antidepressivi della classe SSRI) per un anno senza alcun risultato significa con tutta probabilità che quella specifica terapia farmacologica non gli era utile, ma non porta a escludere che un altro farmaco lo sarebbe.
      In ogni caso l’unica cosa che posso consigliarle è di suggerirgli di intraprendere una psicoterapia con uno psicologo psicoterapeuta, perché questo tipo di disturbo può essere curato con la psicoterapia e non si risolve da solo.
      Lei purtroppo non può fare molto se non stargli vicino e supportarlo durante il percorso di terapia per fargli sentire il suo sostegno e affetto.

      Tanti cari auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  32. Buongiorno,

    sono una ragazza di 25 anni che si trova palesemente in crisi. Un anno e mezzo fa ho chiuso malamente la prima e sola storia d’amore avuta fino ad ora e durata ben sette anni. La causa, in soldoni, è stato l’invaghimento provato per un altro, anche se impegnato, che mi ha usata per raggiungere i più bassi scopi (di cui comunque ero stata messa al corrente). Dopo pochi incontri, decisi di concludere la relazione clandestina, di natura puramente sessuale, per intraprenderne ahimè un’altra che è tuttora in corso ma che nel frattempo è evoluta veramente in altro. Lo so, va contro ad ogni mia morale e principio tuttavia questa persona credo di amarla.
    Dopo circa 8 mesi tra continui alti e bassi, malesseri interiori, sensi di colpa, ho avuto una forte crisi di panico quando su una trasmissione televisiva sono comparse alcune suore che parlavano della propria vocazione. PANICO! Mi sono talmente impressionata che ho cominciato a pensare che sarà quello il mio destino e che prima o poi tutto il mio dolore provato per l’amore terreno verrà sublimato in qualcos’altro, di mistico e spirituale per l’appunto.
    In poche parole ho cominciato a dubitare sui miei progetti di vita e ho il timore costate di avere una vocazione imminente e di essere ormai nelle condizioni di fare una scelta che non voglio. Continuo a mettermi alla prova a riguardo, evito di guardare immagini sacre e via così, ho i l timore di parlarne con qualcuno perchè ho paura della sua risposta o che la cosa si possa avverare e non entro più in chiesa.

    Sono in psicoterapia e devo dire che sto imparando a controllare questi pensieri rimuginativi tuttavia il dubbio rimane perchè credo di non aver estirpato la causa…

    Mi chiedo solo, è normale un’ossessione simile??

    1. Cara Emanuela,

      se è attualmente in terapia dovrebbe parlare prima di tutto a chi la sta seguendo di questi suoi dubbi.
      Non escluderei comunque l’idea di parlarne anche con un religioso, sacerdote o suora, in modo tale da chiarirsi le idee su cosa significhi avere davvero una vocazione alla vita consacrata e capire quindi se il suo stato psicologico attuale si può effettivamente ricondurre ad un’autentica vocazione (cosa che da qui e senza conoscerla non posso escludere) o se si tratta solo di un pensiero ossessivo.

      Se si tratta di un’ossessione le consiglio una psicoterapia di orientamento psicodinamico o psicoanalitico, che le consenta di individuare e trattare le cause del problema oltre alle sue manifestazioni sintomatologiche.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  33. Gentile Dott.sa
    sono un paio di mesi che mi si presenta una condizione a me molto sgradevole. Quando sono in un momento di ansia, cosa che ormai accade quasi sempre, mi viene uno stimolo di vomito e di fastidio all’altezza della gola. Sento che tale fastidio può alleviarsi solamente bevendo dei sorsi d’acqua. Ora è diventato un pensiero fisso e non riesco a liberarmene. Da premettere che una delle cose che odio di più è proprio il vomitare,e che ultimamente ho preso 3 volte il virus gastrointestinale, in pochi mesi. Le chiedo, è possibile scacciare via questo pensiero molesto, che poi sfocia in un fastidio tangibile alla gola? Cordiali Saluti

  34. la situazione è precipitata con attacchi di panico, e la paura di avere un corpo estraneo in gola. Da lì sono cominciate visite gastriscopie, lastre. Dopo tre mesi mi nutro solo di liquidi perchè ho paura che il cibo possa rimanere in gola. Bevo moltissima acqua per assicurarmi che passi. Sono molto dimagrita e sto andando fuori di testa. Sento dei “ferri” in gola e sto malissimo. La prego mi aiuti

    1. Cara Barbara,

      vista la situazione è necessario che lei si rivolga il prima possibile ad uno psicologo psicoterapeuta o ad un medico psichiatra perché sta mettendo a repentaglio la sua salute alimentandosi solo di liquidi, cosa che l’ha già fatta molto dimagrire.
      Non si tratta di una situazione che può pensare di gestire e risolvere da sola e da qui non posso fare nulla per lei: spero quindi che si attiverà subito per chiedere aiuto a un mio collega.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  35. Ciao,
    ho 39 anni e da 2 anni e mezzo soffro di disturbi ossessivi da contaminazione: non mangio alcuni cibi e mi lavo spesso le mani soprattutto quando tocco alimenti.
    Ho fatto quasi 1 anno di psicoterapia che mi ha aiutato a sfogarmi ma non mi ha risolto le ossessioni ; ho cercato varie soluzioni in internet ed ho letto un libro sull’argomento come auto-aiuto ma niente di tutto ciò è servito. Alla fine mi sono sottoposta all’agopuntura e questa ha finalmente mosso qualcosa, tra alti e bassi va meglio (sono al settimo trattamento fatto) e ora penso di aver trovato la causa scatenante: il tradimento del mio compagno scoperto sul suo cellulare dove dichiarava inoltre che era alla fine di una convivenza….. La mia reazione al tempo , appunto 2 anni e mezzo fa, fu strana: non ho pianto, non gli ho detto di averlo scoperto e dicevo alla mia migliore amica e a mia madre che non me ne fregava niente.
    Capisco ora che non ho affrontato la realtà e le mie emozioni. La nostra relazione attraversava già un periodo difficile ma questo è stato troppo. Sono consapevole che ho un vissuto familiare (padre debole ma possessivo e dispotico, madre onnipresente troppo amica, nonna paterna convivente cattiva) e delle insicurezze in me (il mio compagno ha 16 anni più di me e non mi ha voluto dare un figlio) che sono state terreno fertile per simili conseguenze.
    Vorrei avere gentilmente una sua opinione Dssa Massaro e magari un consiglio.
    Grazie per il tempo che mi dedicherà.

    Saluti
    Manola

    1. Cara Manola,

      il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è complesso da trattare e con tutta probabilità l’evento che lei individua come causa scatenante del disturbo ha inciso su una situazione già di per sè non serena, portando magari semplicemente all’aggravarsi di una quadro ansioso preesistente e causato dal suo passato familiare.
      Che tipo di psicoterapia ha effettuato?
      Se le è sembrato di essersi solo sfogata e non ha risolto il problema è possibile che non fosse la terapia adatta a lei e/o che abbia interrotto troppo presto il percorso.
      Può leggere questo articolo sull’argomento: https://www.serviziodipsicologia.it/quanto-dura-una-psicoterapia-la-sua-durata-e-prevedibile/

      Consideri che in generale la paura della contaminazione indica che è presente qualche elemento inconscio del quale il soggetto ha paura e con il quale teme di entrare in contatto, “contaminandosi”: non potendo riconoscere tale elemento proprio perchè rimosso, attua una proiezione all’esterno di questo contenuto come strategia atta a contenere l’ansia che in tal modo si lega a qualcosa di concreto e quindi di evitabile, invece di rimanere legata al contenuto inconscio che fa parte della mente non consapevole del soggetto e che quindi non è evitabile.

      Le suggerirei di iniziare (o riprendere, se il suo percorso era di quel tipo) una psicoterapia psicodinamica che lavori in profondità sul suo problema per risolverlo, perchè non esiste un altro modo per venirne a capo in maniera definitiva.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

      1. Grazie molte per la risposta! Tra l’altro molto utile.
        La psicoterapia che ho effettuato è basata sul metodo Erikson ed è iniziata dopo 6 mesi dai miei disturbi che secondo me sono stati anche sottovalutati in quanto non definiti come doc, andando così nel tempo a peggiorare.
        Ho letto il link che mi ha indicato e ci sono un paio di ostacoli alla mia guarigione: non ho un lavoro e un guadagno stabile e il mio compagno mi ha spesso ridicolizzato (per non dire peggio).
        Lei mi suggerisce una psicoterapia dinamica in concomitanza all’agopuntura o interromperebbe quest’ultima in base alle sue conoscenze?
        Grazie ancora!
        Saluti
        Manola

        1. Non sta a me darle un’indicazione, visto che non sono un medico, ma in linea di massima non interromperei l’agopuntura, che si basa su principi che mi risultano essere tranquillamente compatibili con un trattamento psicoterapico e che le sta oltretutto dando dei benefici.
          Ne parli con chi le sta effettuando il trattamento.

          Una psicoterapia come quella ipnotica eriksoniana può essere utile in casi come il suo, ma nulla è da dare per scontato e in ogni caso si tratta di un intervento che non entra nel merito delle cause profonde di un malessere, ma porta il paziente a superarlo gestendolo diversamente e lavorando sia sull’incremento delle sue risorse psicologiche, sia sulla sua capacità di cambiare la prospettiva dalla quale esperisce la realtà.
          Forse per questo ha avuto l’impressione di “sfogarsi” senza andare alla radice del problema, ma se sceglierà uno psicologo psicoterapeuta di orientamento psicodinamico/psicoanalitico gli strumenti impiegati saranno differenti e il focus sulle cause del disagio sarà centrale nel corso del trattamento.

          1. Solo per correttezza, mi sono sbagliata sul tipo di psicoterapia effettuata che è stata invece Rogersiana.

            Saluti

          2. Salve ! Sono una ragazza di 20 anni e da sempre sono stata molto insicura. Ultimamente pero’ la cosa mi sta sfuggendo di mano. L’anno scorso mi sono trasferita a Bologna a studiare e nonostante tutto stavo abbastanza bene con me stessa e con il mondo. Poi quest’anno tutto è cambiato …il problema è che su ogni cosa ci rimugino e tutto mi fa stare male. Ho tagliato i capelli cortissimi a causa di una decolorazione e non mi piacciono. Ogni giorno sto male non penso ad altro sono fissata sui capelli e se non sono perfetti questo influenza anche il mio rapporto con gli altri. Mi sento orrenda . poi mi è venuta un po di acne ho preso la pillola ma non ha funzionato e anche se è leggera non riesco a non pensarci . sono fissata con il mio aspetto fisico . non so se è un disturbo ossessivo ma ho avuto anche altre situazioni strane..ad esempio anche io ho conosciuto una ragazza in discoteca e il fatto di essere lesbica non mi preoccupava… Solo che poi ho cominciato a pensare ‘ma se sono trans? ‘ sono benissimo che questi pensieri sono irragionevoli e so che non è vero ma in quei momenti mi sentivo stra depressa mi sentivo morire a pensarci!

  36. Salve dottoressa. Mi chiamo Alessio, ho 26 anni. Da qualche mese la mia ossessione è la seguente: conosco da qualche anno una mia amica che oggi ha 41 anni..cosa è successo con lei? Ci ho fatto sesso x ben due volte..l’ultimo rapporto sessuale è stato l’anno scorso ad aprile 2014..il brutto di questa cosa è che non riesco a dimenticare cio che abbiamo vissuto insieme quelle due volte!..adesso questa mia amica ha una storia da qualche mese con uno di 39 anni, stanno insieme e sono felici..il mio problema gravissimo è che io non riesco a dimenticare lei e cio che abbiamo fatto insieme..pensando a lei, ho sempre la voglia di fare sesso nuovamente con questa mia amica…può darmi qualche consiglio su come combattere questa ossessione mia che ho sempre in testa, cioè che io penso sempre a lei?? Io non voglio dimenticarla, per meresterá sempre un amica a cui voglio tanto bene..

    Grazie mille in anticipo per la sua risposta. Un abbraccio!

    Alessio

    1. Caro Alessio,

      più che di un’ossessione penso possa trattarsi di sentimenti che lei prova per la sua amica e che non ha mai espresso, se pensa a lei con una certa frequenza e non si sta interessando ad altre donne.

      Le suggerirei di chiarire a sé stesso quello che prova per questa amica e di cercare di stabilire se si tratta di amore o di attrazione fisica, analizzando la presenza o assenza di interesse per le ragazze e del desiderio di frequentare qualcun’altra.
      In questo modo potrà stabilire se si tratta di un’ossessione, e cioè di un pensiero sgradito e fastidioso che non riesce ad eliminare, o di altro.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  37. Salve,

    Da qualche giorno ormai vivo una condizione mentale particolare, nel senso che sono ansioso, mi fisso e penso continuamente anche a cose inutili o stupide.
    Leggendo il blog sulle ossessioni mi sono accorto che forse il problema è questo.Infatti mi capita spesso di fare pensieri e domande come del tipo:”ma se fossi gay?” Oppure stando sul balcone:”se mi buttassi di sotto?” Ed inoltre ho sempre avuto paura delle malattie e ogni volta mi immagino di averne una.
    Dottoressa lei cosa mi consiglia? Vorrei guarire questa situazione mi complica tanto visto che sono uno studente universitario in procinto di partire per l’erasmus. Grazie

    1. Caro Andrea,

      se al momento è via per l’Erasmus non credo possa fare molto per il problema.
      Spero che fosse solo un disagio passeggero, magari legato un momento stressante o al timore di partire e allontanarsi da casa per diversi mesi, e che nel frattempo si sia tutto risolto.
      Se così non fosse le consiglierei di parlarne di persona con uno psicologo al suo ritorno.

      In bocca al lupo per i suoi studi,
      d.ssa Flavia Massaro

  38. Salve dottoressa, ho 27 anni e il mio calvario è iniziato a 16 anni. Avevo dei fidanzatini ma non ci avevo mai fatto nulla sessualmente, bensi scoprii la masturbazione in tv casualmente su canali secondari, con scene di sesso tra donne. Mi masturbavo vedendo quelle scene ma un giorno mi chiesi e se lo faccio perché sono lesbica??? Ebbi un attacco di panico e vivetti mesi di terrore indescrivibile. Il rapporto col mio fidanzatino ando a rotoli, mi ossessionavo sul capire cosa provavo x lui, ecc. Da allora ho sempre avuto paura delle relazioni e tuttora che sto con un ragazzo d oro da tre anni, mo struggo giorno e notte da anni sul mio sentimento x lui. Ho fatto cure con cipralex che appena terminate dopo un mese mi riportavano da capo. Vorrei essere una persona normale e sposármi ed essere sicura di amare il mio ragazzo, invece sono apatica depressa..mi aiuti..cosa ho?!

    1. Cara Caterina,

      se con gli psicofarmaci non ha risolto il suo problema, perché è migliorata solo temporaneamente e si è ritrovata al punto di partenza quando ne ha sospeso l’assunzione, non posso che consigliarle di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta per lavorare sulle cause psicologiche del suo disagio, che non possono essere modificate dal farmaco.
      Ne vale sicuramente la pena, per salvaguardare la sua serenità e il futuro della sua relazione di coppia.

      Le raccomando inoltre di curare la qualità del sonno, perché si tratta di un aspetto che incide sulla comparsa/intensità dei pensieri ossessivi:
      https://www.serviziodipsicologia.it/dormire-meglio-contrasta-ansia-e-ossessioni/

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  39. Salve…sono una ragazza di 18 anni che ha sempre avuto ossessioni (tipo volere ammazzare mia cugina, non riuscire a respirare che è sparita da sola dopo 5 anni, perdere i capelli, cosa ci sia dopo la morte, ho pensato addiruttura che mia cugina avesse avuto l’ aborto solo perchè l’ avevo pensato inconsciamente, quella di essere gay a cui non ho mai fatto caso visto che mi sentivo quasi morire davanti a un bell’ uomo anche se non era bello di faccia c’ era comunque qualcosa che mi attirava) ecco questa ossessione mi accompagna ora solo perchè trovo che le donne abbiano un bel fisico, dopo aver appurato che non c è attrazione perchè quando sto tranquilla alla fine le guardo, ma per vedere come sono fatte perchè sono fissata con la forma fisica, e non sento niente. Ora tipo mi ossessiona questa domanda che sembra vera: sarebbe bello essere uomo per poterle amare…oppure sarebbe bello essere gay perchè le donne sono piu belle…oppure che lovuoi un uomo se non ha le tette quindi cosa ti puo dare (alla fine non mi è mai piaciuto piu di tanto il corpo maschile..ma mi innamoravo della faccia o dell’ eleganza)!! Sembrano vere e ci sto male come se lo volessi davvero ma alla fine perch3 dovrevi volerlo se non mi attraggono…il risultato è che non riesco a trovare un uomo bello come una volta e non riesco a immaginarmi una vita con un uomo (prima invece desideravo un fidanzato e se qualcuno mi guardava morivo e mi piaceva solo perchè mi guardava..ancora ora sogno di far ingelosire un tipo che trovo carino…non ho mai avuto un fidanzato perchè sono timida e bruttina e nessuno mi si fila) solo una volta ho sognato di baciare in bocca una mia amica e ogni volta chr ci pensavo mi veniva un ansia incredibile…ma ora perche mi sembra che la mia vita non ha piu senso se non sono uomo o gay per amare le donne se alla fine non mi attraggono? Nei momenti in cui sto calma alla fine vedo tutto piu chiaro e continuo a immaginarmi con un fidanzato…perchè è questiche voglii: un uomi che mi ami!!! Sono gay? Perche mi sembra di volere di essere gay per amare le donne? Io non volgio essere gay…se ci penso mi viene la nausea…grazie se mi risponderá

    1. Cara Maria,

      dal momento che riferisci di essere stata preda di svariate ossessioni di diverso contenuto nel corso degli anni è necessario che ti rivolga di persona ad uno psicologo o psichiatra che ti possa aiutare.
      Come hai avuto modo di constatare, infatti, il contenuto delle ossessioni può cambiare nel tempo, ma rimane sempre presente almeno una di esse e non si tratta di un sintomo che scompare da solo.
      Se è vero quello che riferisci: “Nei momenti in cui sto calma alla fine vedo tutto più chiaro” è importante che ti affidi ad un professionista per occuparti dell’ansia che molto probabilmente sta causando questi pensieri indesiderati.

      Questo è l’unico consiglio che posso darti, assieme a quello di non lasciar passare altro tempo prima di intervenire.
      Puoi eventualmente rivolgerti allo Spazio Giovani del consultorio familiare della tua zona o città, se vuoi muoverti autonomamente e non dover chiedere appoggio ai tuoi – appoggio che comunque ti consiglio di chiedere perché sappiano che hai dei problemi e ti possano aiutare.

      Ti faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  40. Buongiorno, ho sempre la sensazione che le mie ossessioni (mi fisso su piccoli problemi a cui do un’importanza abnorme) sia solo un modo che la mia mente ha di spostare un problema grosso su piccoli problemi.
    Nemmeno a concentrarmi su pensieri di cose più importanti mi distoglie dal continuo pensare ai problemi “inutili”.
    Non so come scoprire qual’è il grosso problema che causa tutto ciò altrimenti ci lavorerei su questa cosa.
    Per esempio, oggi mi fa soffrire un oggetto rotto, ci penso come se quell’oggetto rappresentasse una parte della mia vita che non c’è più. Dopo un po’ magari mi passa perchè già sto pensando ad un’altra cosa di tutt’altra natura che poi mi passa per pensare ad altro. Grazie. Silvia.

    1. Cara Silvia,

      è possibile che stia succedendo proprio questo e che sia in corso uno “spostamento” della sua ansia dall’oggetto che originariamente la provoca a cose più futili.
      Freud ha parlato chiaramente di questo meccanismo, peraltro molto comune e presente anche in tutte le fobie (nelle quali l’ansia si dirige verso un oggetto fisicamente evitabile piuttosto che rimanere legata ai fattori inconsci che la suscitano).

      Il fatto che lei individui un’analogia fra la sua esperienza di vita e gli oggetti o fatti di poca importanza sui quali si concentra potrebbe metterla sulla buona strada nella ricerca della causa originaria del suo problema, ma non si tratta di un obiettivo che si possa raggiungere da soli perché ognuno di noi ha delle zone cieche che l’inconscio protegge con la rimozione e che divengono visibili solo quando l’intervento di una seconda persona (lo psicologo), che non ha le stesse zone d’ombra, lo agevola.

      Le suggerisco quindi di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta di orientamento psicoanalitico per approfondire la ricerca del “bandolo della matassa” e per lavorare su ciò che genera realmente in lei ansia e insoddisfazione.

      Se vuole mi aggiorni, un caro saluto
      d.ssa Flavia Massaro

      1. Grazie per la risposta, sono stata un po’ meglio nei giorni passati. Mi sono accorta che sto male soprattutto nei giorni in cui assumo il progesterone. E’ una coincidenza ho ciò influisce? Finita l’assunzione del farmaco sto bene….ieri terzo giorno di assunzione della farmaco ho avuto pensieri fissi, assurdi continui e panico, sofferenza forte come se tali pensieri mi causassero angoscia.
        E’ l’ultimo mese che devo fare la cura il prossimo lo sospendo. Grazie. Silvia

        1. errata corrige: ho ciò: o ciò

  41. A tutti gli interessati raccomando la lettura di questo articolo:

    “Dormire meglio contrasta ansia e ossessioni”

    https://www.serviziodipsicologia.it/dormire-meglio-contrasta-ansia-e-ossessioni

  42. Salve, vorrei raccontare brevemente la mia storia. Fin da adolescente ho sofferto di pensieri ossessivi ad esempio passavo più volte da una porta se no succedeva qualcosa di inatteso, controllavo più volte la porta e contare fino a un determinato numero o di controllavo più volte il rubinetti del gas. Alla fine sembrava un gioco e la tenera età non rendeva visibile questo problema. Crescendo queste ossessione e successivi rituali comparivano e scomparivano in base al livello di stress(sono comparse le ossessioni pure cioè la paura di poter far del male a una persona cara solo toccando un coltello o avendo qualcosa di contundente in mano o la paura quando arrivava la metro o il treno o solo nello stare vicino a una finestra in un piano alto. Crescendo Queste ossessioni arrivavano e andavano fino a quando ho subito il primo attacco di panico seguito da altri che piano piano sono diventati quasi controllabili con esercizi di respirazione. Io credo che più di doc si tratti di un’ansia mai curata che a sua volta si genera e genera pensieri ossessivi come in un circolo vizioso con l’aggiunta di episodi di derealizzazione. Credo che questo disturbo piano piano lungo gli anni è un po’ degenerato sfogando la sua parte acuta in età adulta (ho 29 anni). Sto cercando di effettuare un percorso personale tramite tecniche di rilassamento, accettazione ti tale pensieri ossessivi cercando di non bloccarli e combatterli ma lasciandoli scorrere. Il pensiero però è che forse questo non basti o che comunque da solo sarà molto difficile anche se voglio continuare con questo mio percorso. Qual è il suo giudizio?

    1. Mi scuso per qualche errore ma ho scritto molto velocemente.

  43. Salve sono nuovo del forum . mi trovo anch’io in una situazione di continuo disagio da parecchi anni ,ormai vivo tutti i giorni nel panico totale ..soffro ho almeno credo di d.o.c. omosessuale accompagnato a depressione a causa dei pensieri ossessivi che non mi danno tregua .Molti anni fa ho scoperto la stimolazione anale a da li a oggi e’ stato un calvario continuo pensando che potessi essere omosessuale.Anni fa mi sono rivolto a uno specialista che mi spiego’ che l’ano e’ una zona erogena e che non c’entra niente con l’essewre omosessuale ma nonostante tutto mi sono fissato che e’ qualcosa che mi appartiene dando vita a una serie infinita di elaborazioni mentali perversi che mi fanno stare male..Premetto che mi sono sempre piaciute le donne anche se ho sempre sofferto un po’ di ansia nella penetrazione.Comunque in passato ho sofferto anche da ossessioni eccesive da controllo della serie controllare ripetutamente rubinetti stufe ecc ecc .Ora i miei pensieri si sono concentrati maggiormente su persone anziane o persone alquanto grezze ,i pensieri consistono nel fare il passivo con loro e’ ogni volte per me e’ come se mi sentissi morire sto malissimoooo prego dio affinche mi passi tutto ,anche perche tutto cio’ compromette il mio stile di vita e i rapporti con la mia attuale compagna ,premetto che non potre mai arrivare a tanto perche e’ contro la mia volonta’.sono stato e rimarro’ sempre un eterosessuale anche se invidio un tantino quelli un po piu’ attivi sotto le lenzuola…proprio cosi’ si perche a causa di questa fonte inesauribile di stress mi e’ venuta a mancare anche il desiderio sessuale ,d’altra parte e’ normale perche’ lo stress e la depressione abbassa notevolmente il testosterone e spegni ogni desiderio..vi prego se c’e qualcuno con gli stessi problemi si faccia avanti ho bisogno di conferme..Premetto che sono padre di tre figli ho 49 anni ,separato e da poco con nuova compagna che amo tantiissimo e non vorrei perderla mai .Ringrazio anticipatamente

    1. Caro Salvo,

      i sintomi che descrive (e cioè le ossessioni-compulsioni) meritano seria attenzione e necessitano di adeguato trattamento psicoterapeutico.
      Quello che le posso consigliare è proprio questo: si rivolga ad uno psicologo psicoterapeuta che possa occuparsi del suo caso e aiutarla a guarire dal disturbo del quale presumibilmente soffre.

      Potrebbe essere utile/necessaria anche una terapia farmacologica, che spero non rifiuterà se le sarà proposta: è importante che faccia tutto il possibile per curarsi e liberarsi dalle ossessioni senza attendere ulteriormente, perchè non si tratta di sintomi che scompaiono da soli, ma di una condizione che può influenzare molto negativamente la sua vita quotidiana e il suo futuro.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  44. Buongiorno, ho 36 anni, soffro di doc (forse dal 2010): contaminazione da feci. Ci metto troppo tempo a fare la doccia. Sono stata meglio per un periodo, avevo ridotto il tempo, anche se era comunque alto rispetto alla norma, ma ultimamente le cose vanno peggio.
    Le chiederei gentilmente in che modo l’approccio psicodinamico aiuta a far emergere i problemi veri.
    Che poi, secondo me, i problemi veri di vita, che stanno alla base, uno potrebbe anche scoprirli da solo…
    Grazie molte.

    1. Cara Rossana,

      da soli è possibile arrivare fino ad un certo livello di approfondimento delle proprie dinamiche, oltre il quale le cose non si vedono più così chiaramente perchè è difficile ricoprire allo stesso tempo i due ruoli di soggetto-osservatore e oggetto-osservato.
      In ogni caso chiunque ha la possibilità di riflettere su di sè e di cercare di arrivare a comprendersi meglio.

      Quando però parliamo di un disturbo serio come il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (e quindi di una condizione che necessita di una terapia) non si tratta più solo di osservare e analizzare, ma di modificare le dinamiche inconsce (e quindi inaccessibili per definizione al soggetto che si auto-analizza) che sostengono la patologia, sulle quali solo una psicoterapia può incidere (a volte in affiancamento ai farmaci, che abbassano il livello di ansia).

      Le suggerisco quindi di intraprendere una psicoterapia per curare adeguatamente il suo disturbo e di rivolgere eventuali domande specifiche sul percorso in atto allo psicologo che contatterà.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

      1. Grazie molte per la risposta. Posso chiederLe ancora, gentilmente, in che modo l’orientamento psicodinamico agisce per far scoprire il malessere inconscio?
        Grazi ancora.

        1. E’ un discorso complesso e ci sono delle differenze dal punto di vista tecnico fra le diverse psicoterapie del gruppo psicodinamico, quindi se deciderà di intraprendere una psicoterapia psicodinamica/psicoanalitica potrà porre questa domanda a chi si occuperà di lei e questi deciderà se e cosa risponderle.
          I disturbi dello spettro ossessivo includono una buona dose di sfiducia o diffidenza verso gli altri, dovute alla necessità di avere il controllo su tutto: questo è un aspetto che deve essere “combattuto” e non incoraggiato dalla terapia.

          Sarà importante che lei cerchi di avere fiducia in un eventuale terapeuta e che si affidi alle sue competenze senza pretendere che ogni passo le venga giustificato e spiegato, come del resto non farebbe con un medico (che non le spiegherebbe per filo e per segno il perchè e il come di ogni singolo procedimento o scelta terapeutica).

  45. Salve.
    Mi capita quasi sempre si avere ossessioni quando sto con un ragazzo.
    Il contenuto di queste riguarda la paura e la convinzione che il mio lui mi lasci per una mia amica.
    Quali possono essere le dinamiche all’origine di tali pensieri?

    1. Cara Simona,

      mi è difficile rispondere con precisione non sapendo nulla di lei, ma posso fare l’ipotesi che forse è una persona insicura e per questo non riesce a credere che un ragazzo possa prendere un impegno senza tradirla o preferirle qualcun’altra – in particolare, una ragazza che sia a lei vicina, una sua amica.
      Questo tipo di paura solitamente ha origine nell’infanzia, cioè dalla relazione avuta con i genitori e dalla presenza di un padre distaccato e/o molto più legato alla madre che alla figlia anche durante il periodo edipico (3-5 anni), con il risultato che la bambina può crescere pensando che nessun uomo possa darle davvero valore se neanche suo padre lo ha fatto.

      Ovviamente si tratta di dinamiche inconsce, che hanno sede al di fuori della consapevolezza, e non è così automatico riconoscere o ricordare di aver provato gelosia nei primi anni di vita nei confronti del genitore dell’altro sesso, se questi non è stato presente, affettuoso e disponibile come il figlio o la figlia richiedevano.

      Il mio è solo uno spunto di riflessione che spero possa esserle utile a comprendersi meglio.
      Se volesse approfondire l’analisi può rivolgersi ad uno psicologo di orientamento psicodinamico/psicoanalitico e lavorare sulle sue paure e gelosie per superarle.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  46. Buongiorno Dottoressa,

    Sono un uomo di 50 anni (tra qualche giorno) e dal 1990 soffro di ansia soprattutto di natura ossessiva (dubbi, rimuginazioni, ricerca di certezze, etc) che a periodi alterni si presenta causano sofferenza non indifferente. Inizialmente mi affidai ad uno psichiatra il quel mi fece star bene con l’uso di soli farmaci (antidepressivi e ansiolitici). Dopo anni di benessere il problema di ripete e consigliato dal mio medico di base vado in terapia presso una psicoterapeuta gestaltica associando una terapia farmacologica. Brevemente, la mia psicoterapeuta sostiene che la causa della mia nevrosi sia alla base di pulsioni sessuali represse ovvero il desiderio di indossare abiti intimi femminili e tendenze omosessuali. Non escludo questi miei desideri anche se sono un uomo sposato con figli e non nego che l’approccio a quelle pratiche da una parte mi da un senso di felicità dall’altra un senso di disprezzo. Ho seguito la terapia che prevedeva l’approccio più costante e quindi non occasionale ovvero solo quando ero esasperato dal desiderio ma a distanza di anni (molti) tra il seguire la terapia e l’abbandonarla ricercando solamente rassicurazioni sulla sintomatologia ansiosa che mi causa molta paura non ho ancora capito se il soddisfacimento delle pulsioni sia la causa della mia ansia o diversamente la causa è dovuta alla repressione. nel primo caso mi sento appagato ma sporco. nel secondo caso pulito ma nervoso. in entrambi i casi l’ansia non mi lascia come neanche le ossessioni. Se apro il coperchio dell’inconscio scateno subito ansia che dura nel tempo. Se lo tengo serrato un breve periodo di benessere seguito da malessere. Molto confuso ho pensato (al momento solo pensato) ad una TCC che almeno mi aiuti a tenere a bada la sintomatologia ossessiva senza pretendere guarigioni miracolose bensì una qualità di vita più decente. Attendo con “ansia” un suo gentile commento/suggerimento

    1. Caro Marco,

      il suo racconto si riferisce ad una situazione complessa e conflittuale che nè i farmaci nè la terapia della Gestalt le hanno permesso di risolvere.
      Alla luce di tutto ciò le consiglierei di non intraprendere nuovamente un percorso che si concentri sul sintomo, ma di iniziare una psicoterapia psicodinamica che le consenta di arrivare alle cause e quindi ai significati del conflitto che sta vivendo e che non ha ancora avuto modo di comprendere.

      Il “coperchio dell’inconscio” non è mai sigillato e sintomi, sogni, lapsus e desideri sono ciò che fuoriesce quotidianamente in ognuno di noi, ma a volte è necessario aprirlo un po’ di più per riuscire a vedere la cause del malessere che si vive.
      Ovviamente questa “apertura” deve avvenire in un contesto protetto e sicuro come quello della psicoterapia psicodinamica/psicoanalitica ed è sconsigliabile un’opera di eccessiva auto-analisi (che credo lei abbia effettuato) per evitare il ritorno di contenuti che la persona non è in grado di gestire da sola, nè di elaborare in autonomia.

      Alla luce di tutto ciò mi sento di consigliarle una terapia di questo tipo, che penso possa essere la strada più adatta a lei.
      Mi aggiorni quando vuole, se lo desidera.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  47. Buona sera,
    sono un ragazzo di 29 anni che da diversi anni soffre di disturbo ossessivo compulsivo, nella variante delle ossessioni pure. La principale delle ossessioni che mi attanaglia è il pensiero di essere anormale o “pazzo”, ovvero che in me ci sia qualcosa che non va. Tali pensieri provocano una forte angoscia e depressione reattiva.
    Tanto premesso, volevo solo chiederLe se ci sia della letteratura sull’utilizzo della terapia psicodinamica nella cura del doc. A quanto ne so, l’unica terapia scientificamente provata, ovvero basta sull’evidenza, è la cognitivo-comportamentale. Detto ciò, aggiungo che mio fratello, pure lui ossessivo-compulsivo, nella variante rupofobica (paura da contaminazione), era da due anni seguito da un esperto di terapia psicodinamica, il quale ha dovuto ammettere la propria impotenza di fronte a tale tipo di disturbo, stante la totale assenza di progressi.

    1. Caro Jevni,

      nel trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo è considerata buona prassi combinare l’aspetto farmacologico e quello psicoterapeutico: si tratta di un disturbo complesso e per curarlo è solitamente necessario un intervento psicofarmacologico a integrazione della psicoterapia, perchè le due strade prese da sole possono portare non molto lontano.
      Lei non dice nulla a questo proposito, quindi immagino che la terapia seguita da suo fratello fosse solo psicologica.
      In ogni caso non tutti i terapeuti sono adatti a tutti i pazienti e purtroppo non tutti i disturbi sono curabili (parzialmente o del tutto), quindi va tenuto presente anche questo nel commentare un caso come quello cui lei accenna.

      In letteratura sono presenti molti studi nei quali si valuta l’impatto della Terapia Cognitivo-Comportamentale perchè è maggiormente “standardizzata” rispetto ad altre e soprattutto maggiormente appetibile per le assicurazioni statunitensi (patria di molti di questi studi) per motivi legati ai rimborsi da erogare.
      In realtà da diversi anni sono pubblicati parecchi studi in cui si valutano positivamente le psicoterapie psicodinamiche, soprattutto nel trattamento dei disturbi più complessi.

      Tralasciando comunque la questione degli orientamenti, moltissimi studi dimostrano che sono i fattori legati al terapeuta e alla relazione terapeutica ad influenzare l’esito del trattamento più ancora dell’orientamento del clinico.
      In tal senso ciò che conta è che il professionista sia preparato, onesto nel riconoscere i propri limiti e adatto a trattare quel particolare caso, il che ovviamente si può stabilire solo a percorso iniziato.

      Per venire a lei, le consiglio di rivolgersi sia ad uno psichiatra che ad uno psicologo per occuparsi del suo disturbo e di farlo senza lasciar trascorrere altri anni, dal momento che nel frattempo la sua vita è comprensibilmente rovinata dai pensieri che infestano la sua mente.

      Tanti cari auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  48. Salve, io da due anni sto con una ragazza fantastica, della quale sono innamoratissimo. Il punto è che circa un anno fa ha cominciato a venirmi in mente la mia ex (lavquale mi ha lasciato tre anni e mezzo fa perché riteneva che io non fossi più lo stesso e che si è subito messa con un altro, col quale si è poi lasciata m che jo scoperto sentisse già nell’ultimo periodo in cui stavamo insieme e che mi ha pii più volte chiesto di tornare insieme ma io non ho voluto). Non so perchee mi viene in mente, so solo che da quel giorno paragono la mia fidanzata con la mia ex e faccio pensieri tipo: “se mi lascio con la mia fidanzata e torno con la mia ex poi la mia attuale ragazza mi manca? (Il tutto immaginandomi scene in cui torno con la mia ex e penso alla mia attuale ragazza che non ci sarebbe più)” Mi rispondo di si e vado avanti,ma i pensieri tornano poco dopo e occupano la maggior parte della mia giornata, in qualsiasi cosa penso come sarebbe con una e con l’altra. So si volere la mia fidanzata ma questi pensieri cominciano a.farmi venire dubbi e ad allontanarmi da lei. È catalogabile come ossessione? Come mai in tre anni non ho mai pensato alla.mia ex e dopo un anno di “nuovo” fidanzamento mi torna così fortemente in testa senzabun valido motivo? A volte ho paura di avere questi pensieri perché sono ancora innamorato di lei, ma so che non è così, peror i pensieri mi tormentano. Cosa posso fare?

    1. Caro Giorgio,

      le sue domande sono piuttosto precise e non conoscendo la situazione non sono in grado di risponderle nel dettaglio.
      Un’ipotesi è che lei non abbia superato l’abbandono da parte della sua ex (con annesso tradimento “virtuale”, che ha scoperto in seguito) e che in qualche misura questo alimenti i pensieri su una storia troncata non per sua decisione, che forse lei non ha voluto riprendere per orgoglio ferito quando la sua ex gliel’ha proposto.

      Non ho idea del perchè abbia iniziato al’improvviso a ripensare a quella storia, ma può chiedersi se quando questo è successo si era verificato qualche problema nella storia attuale o se, al contrario, la storia attuale stava arrivando a un punto di svolta per il quale lei non era pronto e che l’ha spinta a guardare indietro invece che avanti.
      In ogni caso se il pensiero della sua ex è persistente e invasivo è necessario che lavori con uno psicologo per elaborarlo e lasciarlo andare.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  49. La ringrazio, in ritardo, per la risposta.

    1. Salve, Le scrivo nuovamente. Mi pare che ognuno tiri un po’ l’acqua al suo mulino…Cioè ognuno dice che il proprio orientamento è il migliore nella cura del doc. Scientificamente però solo la Tcc ha dato risultati provati e dunque è questa che generalmente viene consigliata, forse da un po’ si parla anche della terapia breve strategica.
      Se uno si affidasse ad un terapeuta psicodinamico e riuscisse anche a trovare le cause, non è automatico che riesca a risolvere il problema. Inoltre, non sono note le cause generiche del doc, si formulano solo ipotesi, possibile che il terapeuta psicodinamico trovi le cause del singolo individuo?!
      Comprendo il discorso: risolvere i problemi alla radice è meglio che guarire i sintomi, qui però la letteratura scientifica, come ho già scritto, dice cose diverse. Inoltre, quanto tempo potrebbe volerci per risolvere un doc (di 6 anni, credo, nel mio caso)dal punto di vista psicodinamico? Certo non c’è una risposta valida per tutti, immagino.
      Dovrei fare qualcosa per stare meglio ma ho anche timore delle cure. Vorrei una terapia che non mi snaturi, mi spaventano cose come l’ipnosi… Cioè vorrei un aiuto per trovare le risorse di guarigione che già sono dentro di me.
      La mindfulness serve? Ha controindicazioni?
      Se uno volesse proprio scegliere un approccio psicodinamico, forse avrebbe senso se collegato a un approccio cognitivo comportamentale, in modo da analizzare le cause (se si trovano!!) e al contempo gestire i “drammi quotidiani”.
      La ringrazio molto.

      1. Cara Rossana,

        l’equivoco di base è che un trattamento TCC sia più breve di uno psicodinamico o di altro orientamento, mentre le assicuro che anche le terapie cognitivo-comportamentali durano spesso anni, esattamente come altre forme di terapia basate sul qui-ed-ora e commercialmente promosse come rapida soluzione di problemi che solo in certi casi possono essere rapidamente risolti.

        In questo campo (come anche in Medicina) non esistono numeri, ma persone, e non esistono certezze, ma solo percorsi individuali che possono durare qualche seduta o anni a seconda della situazione del soggetto, il quale non si considererebbe mai “guarito” se risolvesse con 10 sedute un dato sintomo, per poi vederlo semplicemente trasformare in altro. Il paziente non si considererebbe guarito, ma per gli studi “scientifici” lo sarebbe perchè si valuta esclusivamente se quel sintomo è ancora presente o meno dopo il trattamento, non se la persona sta peggio di prima o ne ha sviluppati altri 10.
        Mi viene in mente la celebre frase “l’operazione è perfettamente riuscita, ma il paziente è morto”, non so se mi spiego. A volte il paziente è “morto” anche se tecnicamente tutto è stato eseguito alla perfezione, altre volte è vivo e in salute, ma è impossibile prevederlo con certezza e garantendo che non “morirà” 6 mesi dopo (nella mia esperienza le ricadute sono la causa più frequente di lamento da parte di pazienti che hanno effettuato una TCC e avevano temporaneamente aggiustato la situazione).

        Certamente, prendendo alla lettera gli studi (che sono cosa diversa dalla pratica clinica) si potrebbe dire che “la terapia X è stata efficace *su quel sintomo*”, ma se allargassimo la visuale e andassimo a vedere caso per caso come sta la persona e se, risolto quel sintomo, ne ha sviluppati altri, avremmo delle brutte sorprese…anche perchè è lapalissiano che senza risolvere la causa di un effetto quell’effetto non può scomparire, ma al massimo modificarsi.

        Sempre per rispondere alla sua domanda, a ben vedere la TCC è consigliata da chi la effettua e dai medici, perchè è un trattamento dalla struttura piuttosto semplice, basata su protocolli come quello della desensibilizzaizone, ed molto più comprensibile anche a un medico che non ha nozioni di Psicologia. La TCC è inoltre un trattamento effettuato anche da medici psichiatri privi di un’approfondita formazione specifica in materia, proprio per la semplicità dei protocolli attuati (le ricordo che qualsiasi psichiatra ha anche il titolo di psicoterapeuta e non molti, dopo la specializzazione in psichiatria che spesso è prevalentemente farmacologica, acquisiscono una formazione specifica in psicoterapia frequentando una scuola di psicoterapia come fanno gli psicologi).

        Anche il mito della letteratura scientifica che avvalorerebbe l’efficacia dei soli trattamenti TCC è appunto un mito: è ormai dimostrata da tempo l’efficacia di tutte le psicoterapie perchè nel tempo sono stati effettuati studi in ogni ambito terapeutico.
        L’efficacia della singola terapia sul singolo soggetto non è comunque mai prevedibile a priori e non di rado l’illusione che una certa terapia sia migliore di un’altra perchè apparentemente più “concreta” di un’altra provoca delusioni: se una persona è bloccata in un determinato stallo per cause profonde difficilmente riuscirà ad eseguire esercizi che richiedono già un buon livello di elaborazione delle cause inconsce e di contenimento dell’angoscia per essere eseguiti.
        Ho sentito molte volte di pazienti che hanno abbandonato una terapia cognitivo-comportamentale perchè gli esercizi erano davvero al di fuori della loro portata, mentre altre volte il paziente non trova eccessiva difficoltà e impara a “gestire” i propri sintomi.
        Anche qui, tutto dipende da cosa un paziente considera un successo e quale cambiamento vuole ottenere.
        Se lo scopo è quello di evitare di lavorare sulle cause profonde sul problema (che gli orientamenti cognitivo-comportamentali non riconoscono o non ritengono importanti) cercando un accomodamento che può anche rappresentare una soluzione (ogni paziente è diverso dagli altri) ha senso tentare una determinata strada, mentre se lo scopo è andare alla radice del problema la strada è un’altra.
        Ognuno ha la facoltà di decidere cosa vuole per sè stesso e, come le dicevo, l’esito di nessuna terapia è prevedibile a priori.

        In ogni caso consideri che a volte trattamenti diversi sono effettuati in maniera combinata: ad esempio un paziente che segue una psicoterapia psicodinamica può contemporaneamente essere seguito da un altro psicologo che gli insegna metodi di rilassamento come il Training Autogeno o che effettua sedute di ipnosi per abbassare il livello di ansia.
        Non è poi da dimenticare l’importanza dell’approccio farmacologico, soprattutto nel caso di disturbo complessi quale il disturbo ossessivo-compulsivo, perchè a volte i farmaci sono strettaemnte necessari.

        Come vede la realtà è un po’ più complessa rispetto a certe semplificazioni frutto di marketing e ogni persona è un individuo a sè, con la propria storia e le proprie dinamiche consce e inconsce: ogni paziente merita attenzione per la sua storia personale e per quella concatenazione di eventi che l’hanno portato a strutturarsi in un determinato modo piuttosto che in un altro.

        Un caro saluto,
        d.ssa Flavia Massaro

        1. Grazie molte per la Sua gentile risposta, ad alcune mie domande avevo già trovato risposta, dando un’occhiata al Vostro sito. L’ipnosi è una di quelle cose che mi mette ansia e che preferirei evitare. I farmaci peggio. Come posso cercare uno psicoterapeuta psicodinamico? Cioè, sotto l’orientamento psicodinamico/psicanalitico ci sono vari filoni, vero?
          Grazie infinite. Buon pomeriggio. Rossana

          1. Se vuole può scrivermi in privato dicendomi dove vive, così le posso dire se conosco qualcuno nella sua zona.
            In alternativa può cercare sul web fra i molti psicologi a indirizzo psicodinamico/psicoanalitico presenti nei vari elenchi in Rete.

  50. Salve, ho tanta paura.
    È iniziato tutti qualche mese fa senza che me ne rendessi conto. Mi capitava di pensare di rispondere male a qualcuno senza motivo o di picchiare qualcuno senza motivo (ovviamente non l’ho mai fatto) e ho sempre sopportato questi pensieri senza grandi conseguenze. Poi però è arrivato il giorno (circa un mese fa) in cui tutto è peggiorato, ero sul divano con mio papà, lui dormiva e la mia mente mi ha mandato un messaggio aggressivo spaventoso, il mio cuore ha inviato a battere fortissimo, il petto mi faceva malissimo e mi è arrivato un forte colore alla testa. Questi pensieri mi hanno torturata per giorni interi, mi sentivo colpevole ed ero spaventata. Nella mia testa le immagini erano chiarissime, ero confusa, spaventata e la mia testa mandava anche impulsi fisici. Qualche giorno fa i miei pensieri sono cambiati, mentre ero al PC la mia testa ha proiettato una scena in cui ero presente io mentre mi accoltellavo, da lì è arrivata la paura del suicidio. Ovviamente ho evitato di rimanere da sola, la paura era troppa. E infine qualche giorno fa ero a letto e mentre mi stavo grattando l’occhio la mia testa ha deciso di farmi credere che io volevo strapparmi gli occhi con le mani, l’ansia, il batticuore e il panico sono tornati e adesso sono in piena di questi pensieri. La mia testa varia tra “ti strapparai gli occhi con le mani” e “ti conficcherai una penna nell’occhio”, la cosa che mi spaventa di più è che sempre il mio corpo lo vuole fare, è come se avessi l’impulso. Ho paura, non voglio farmi male, ma non so se riuscirò a lottare.

    1. Cara A.,

      è probabile che in lei siano presenti pulsioni aggressive che ha tenuto a bada fino ad ora e che si stanno manifestando con i pensieri e le paure che ha ben descritto.
      Non mi è dato sapere da cosa nasca tutta la rabbia che alimenta questi pensieri, ma le emozioni hanno sempre un significato che va rintracciato nella storia individuale e non si manifestano mai senza motivo.
      Ad esempio lei potrebbe essere una persona timida o introversa, che ama il quieto vivere o che vuole evitare di sentirsi cattiva, e per questo potrebbe aver inibito qualsiasi comportamento aggressivo o sfogo di rabbia al punto tale da veder uscire questo sentimento sotto forma di contenuti mentali sui quali non ha alcun controllo.
      Chiaramente senza conoscerla non posso darle una spiegazione precisa e fondata su fatti della sua vita che ignoro, ma lei può iniziare a chiedersi quali rabbie ha represso finora e se si sente in colpa per qualcosa, relativamente al suo presente o passato.
      Le suggerisco poi di parlarne di persona con uno psicologo e di non tenersi tutto ulteriormente dentro: in questi casi prima si interviene, meglio è.

      Se lo desidera mi aggiorni, un caro saluto
      d.ssa Flavia Massaro

      1. La ringrazio molto per la risposta.
        Il 21 ho il primo vero appuntamento con la psichiatra (attualmente ho fatto solo un incontro conoscitivo con un infermiera, credo). Comunque sì, io sono una persona molto riservata, una persona che ama il quieto vivere e proprio per questo motivo questi pensieri mi destabilizzano. Fino a due mesi fa se guardavo il telegiornale e sentivo storie di omicidi o suicidi, dicevo sempre che non riuscivo a capire come queste persone potessero fare queste cose perchè io non avrei mai avuto il coraggio e invece adesso mi sento un’assassina, un mostro anche se sono solo dei pensieri.
        Io non so se in questo possa influire il mio stato di solitudine e apatia, però sono sicura di amare i miei genitori e ho davvero paura che i miei pensieri si concretizzano. La mia vita non è bellissima, non ho amici o un ragazzo ma ho l’immenso amore della mia famiglia e anche se in passato nei momenti di solitudine ho pensato che anche se non ci fossi più nessuno se ne sarebbe accorto, ma non ho mai voluto davvero togliermi la vita e adesso (forse sono codarda) non lo voglio fare, non voglio pensarlo e non voglio metterlo in pratica. La mia vita non è perfetta, ma io voglio viverla senza fare del male nè a me nè agli altri.
        Qualche giorno fa a casa è arrivata la notizia che un signore che conosciamo si è buttato sotto un treno e da lì è arrivata anche la paura del treno, la mia testa mi dice che farò la stessa cosa.
        Secondo lei sono un soggetto pericoloso? potrei davvero fare del male agli altri e a me stessa?

        1. E’ importante che abbia intrapreso un percorso al centro di salute mentale (la persona con la quale si effettua il primo colloquio è in genere un’assistente sociale).

          Il tipo di pensiero che ha manifestato all’improvviso mi sembra tipicamente ossessivo e quindi non legato a reale volontà di fare del male a sè o ad altri, ma senza conoscerla di persona non posso dire nulla di certo. In ogni caso chi si preoccupa di perdere il controllo e fare qualcosa di male è generalmente “solo” un ansioso, non una persona che ha realmente intenzione di attuare dei comportamenti aggressivi.

          Anche se io non posso dirle di più avrà presto delle risposte, dal momento che la visita con la psichiatra è fissata per dopodomani.

  51. d.ssa Flavia Massaro voglio essere sincera con lei e le dico che dopo aver letto il suo messaggio mi sono agitata ancora di più. Prima ero convinta che fosse DOC e che quindi in realtà non dovevo preoccuparmi molto, ma da stamattina la mia testa mi dice che è solo rabbia repressa e che potrei scattare subito verso i miei genitori. La cosa che mi preoccupa di più è che non ho i soliti battiti veloci, ma ho solo tanta paura e rabbia (forse?) nello stomaco/petto. Non capisco se è rabbia e non capisco se voglio davvero fare queste cose. Io dico di no, ma la mia testa mi dice che sto solo cercando di mentire a me stessa e sto cercando di nascondere la mia vera natura.

    1. Consideri che “dietro” a tanti disturbi psicologici è presente un’emozione repressa come la rabbia, quindi non si tratta di un’ipotesi così strana quella per la quale lei può aver represso le pulsioni aggressive che ora forse stanno emergendo nei pensieri intrusivi e generando notevole ansia.
      Ad eccezione dei rari casi di “squilibrio cerebrale” a base totalmente organica, o di eventi come i traumi cranici, si può affermare che sono sempre le emozioni non riconosciute, non accettate non elaborate a causare il malessere psichico.
      Rabbia, solitudine, tristezza, delusione e paura (consce e inconsce) sono l’elemento alla base del disagio psicologico: è perciò importante riconoscere le emozioni sgradevoli e sgradite e lasciarle defluire – oltre a cercare una soluzione, una riconciliazione, un cambiamento di vita per evitare di accumularne nuovamente.

  52. La ringrazio per aver risposto alle mie domande e preoccupazioni.

  53. Gent.ma D.ssa Flavia Massaro, anzitutto auguri di un sereno Natale a lei ed alla sua famiglia. Di sopra ho letto il riferimento scritto da un utente concernente l’inaccettabile pensiero pedofiliaco. Essendo un pensiero ossessivo abbastanza diffuso, immagino che l’abbia incontrato nella sua storia clinica. La mia domanda è: qual è, generalmente, la causa di questo pensiero ossessivo presente in diversi soggetti? Ovviamente non pedofili realmente, perché una persona non può svegliarsi una mattina con quest’ossessione ed esserlo veramente. La ringrazio in anticipo per la sua risposta ed ancora cari auguri. A presto.

    1. Caro Jean,

      la ringrazio per gli auguri, che ricambio.

      I motivi scatenanti i pensieri di contenuto pedofiliaco possono essere vari e da rintracciare nella storia della singola persona, perciò se la domanda la riguarda in prima persona le suggerisco di parlarne dal vivo con un mio collega.
      In ogni caso, come lei ben evidenzia, non si diventa pedofili dalla sera alla mattina e pensieri che nascono all’improvviso sono generalmente ossessioni che nulla hanno a che vedere con le reali inclinazioni dell’individuo.

      In generale questo tipo di ossessione potrebbe nascere da più cause, come ad esempio:
      – l’ossessività, cioè la tendenza ossessiva a nutrire dubbi sulla propria persona e la conseguente impossibilità di convincersi di essere nel pieno controllo delle proprie azioni e facoltà, non a rischio di commettere qualche atto inaccettabile;
      – la paura di non essere una brava persona, rispettabile e tranquilla come la definirebbero gli altri (lo stesso meccanismo è alla base del dubbio di poter fare qualsiasi altra cosa catalogabile come “male”, dall’aggressione all’omicidio), soprattutto nel caso di soggetti che tendono a reprimere le emozioni negative e a non esprimere mai (o quasi mai) rabbia e aggressività;
      – la presenza di abusi subiti nel passato, che possono portare a temere inconsciamente di diventare uguali all’adulto abusante dell’epoca;
      – la paura di essere incapaci di relazionarsi con i bambini e di poterli danneggiare, attuando comportamenti che si considerano negativi e fuori dal consueto controllo.

      Questi sono solo degli esempi e chiaramente un pensiero espresso sotto forma di dubbio sulla propria identità (“e se fossi un pedofilo?”) è diverso da un pensiero che esprime la paura di perdere il controllo (“e se facessi qualcosa di brutto senza riuscire a trattenermi, per un impulso improvviso?”).
      E’ poi importante considerare come il soggetto è stato cresciuto per quanto riguarda la gestione della sessualità e se ad es. è stato a contatto con adulti morbosi che gli hanno trasmesso la medesima morbosità nel pensare all’esistenza di una sessualità infantile (Freud stesso creò grande scandalo trattando questi temi).

      Come vede la lettura di questo sintomo deve essere effettuata individualmente perchè molte possono essere le spiegazioni alle quali ricondurlo.
      Se vuole aggiungere qualcosa o specificare a qule genere di pensiero si riferisce resto in ascolto.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

      1. Salve dottoressa, la ringrazio per la sua pronta e professionale risposta. Sì, riguarda la mia persona questo disturbo accusato da quasi quattro mesi, presentatosi improvvisamente, dopo un anno molto difficile. È stato un anno caratterizzato dalla rottura con una ragazza, alla quale tenevo moltissimo. È stata finora la mia relazione più importante. Avevo diversi progetti in mente con lei, naufragati. Inoltre ho avuto problemi legati allo stress a causa di contrasti con mio zio, che mi ospita nella città in cui frequento l’università. Ho intrapreso un percorso di terapia da ottobre, fortunatamente il terapeuta ha la mia fiducia. Le volevo chiedere un parere personale: una condizione di verginità, vissuta malissimo dal soggetto, in questo caso proprio io, può portare a questi pensieri egodistonici? La ringrazio in anticipo, a presto.

  54. Salve dottoressa,
    Sono una ragazza di 26 anni, essendo molto preoccupata per il mio lavoro ero sempre in ansia,in un attimo non potevo più leggere il PC, non volevo vedere nessuno e parlare con nessuno. Mia madre mi portò da una psichiatra che mi ha prescritto xanax da 1mg
    Adesso sto meglio però non voglio più uscire e farmi la doccia per nessun motivo. Dialogo con i miei amici e parenti ma sempre a casa, mai fuori. Non so cosa posso fare. Mi potrebbe dare dei consigli dottoressa? Grazie mille

  55. Il nome della seconda medicina è Esram

    1. Cara Viola,

      le consiglio di cambiare psichiatra e far valutare nuovamente la sua situazione a un altro medico perché quanto riferisce può essere preoccupante e riconducibile non solo ad un disturbo d’ansia, dal momento che si sta isolando e rifiutando di occuparsi di sé stessa.
      Quando avrà una diagnosi precisa e magari le sarà stata prescritta una cura diversa mi potrà aggiornare, se lo desidera, e soprattutto potrà rivolgersi anche ad uno psicologo per farsi seguire non solo dal punto di vista farmacologico, ma anche per quanto riguarda le cause psicologiche del suo malessere.

      Le faccio tanti auguri,
      D.ssa. sta
      Flavia Massaro

  56. sono anni che faccio psicoterapa varia!!! andavo avanti! ora a seguito ad un influenza le mie orecchie si erono tappate fatto la terapia tutto è passata ma mi è rimasta l ossessione delle orecchie tappate sono andata da un otorino che mi ha fatto una serie di esami dicendomi che tutto era a posto! ma non mi basta ho l ossessione delle orecchie tappate e faccio continuamente manovre per stapparle con la mandibola e mastico gomme americane per stapparle e la sera ho paura di andare al letto per timore che mi si tappano!!!!mi tremano le ginocchia mi viene da rimettere sto male!!! prendo 2 xanax da 0,50 che fare per togliermi questa fissassione che mi deprime e mi impedisce di vivere?? grazie per l aiiuto!!

    1. Cara Monique,

      cosa significa che fa da anni “psicoterapia varia”?
      Un psicoterapia seria deve essere effettuata per il tempo necessario e con la frequenza necessaria, quindi se lei ha intrapreso più percorsi abbandonandoli precocemente è comprensibile che non abbia risolto la tendenza all’ossessività che riferisce.
      Se vuole risolvere deve scegliere UNA psicoterapia e portarla fino in fondo, senza mollare ai primi miglioramenti o senza arrendersi se non migliora in tempi rapidi, perchè la possibilità di un cambiamento dipende da tanti fattori.
      Le suggerisco la lettura di questo mio articolo:
      https://www.serviziodipsicologia.it/quanto-dura-una-psicoterapia-la-sua-durata-e-prevedibile/

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  57. Salve,

    Ho 25 anni e convivo da un anno e mezzo con il mio compagno. Sono molto innamorata di lui e aspettiamo un bambino. Ho molta ansia legata a questa gravidanza perché ho avuto due esperienze di aborto spontaneo da quando convivo, ma le cose sembrano andar bene e ho fiducia. Questa gravidanza non era prevista, abbiamo molti problemi con gli anticoncezionali ed è “capitato” anche se avremmo preferito di fare tutti i test consigliati in caso di poliabortività, ma visto che sembra procedere bene sono felice che sia capitato.
    Soffro di ansia dall’età della prima adolescenza, anche se negli anni la situazione è molto migliorata, non ho più attacchi di panico e sono rare le volte che sento riaffriorare in me sentimenti d’angoscia che faccio fatica a gestire. Le mie ansie tipiche erano, più o meno in ordine crescente di gravità: non riuscire ad affrontare la futura scomparsa dei miei genitori, morire per qualche malattia incurabile, diventare una persona cattiva e incapace di amare, far del male agli altri (soprattutto ai miei cari).
    Diversi anni fa (quattro o cinque), ebbi una relazione sentimentale con un uomo molto più grande di me (aveva 49 anni) e profondamente infelice e nevrotico. La relazione è stata breve e tumultuosa, ma gli scambi epistolari prima della relazione e dopo la sua conclusione sono durati più o meno tre anni. Quando mi sono fidanzata con il mio compagno, avevo già smesso di sentire quell’uomo da un anno e pensavo di esaermene liberata. Invece, quando ho visto per caso su Facebook un suo messaggio a una ragazza sua amica scritto nello stesso stile in cui scriveva a me, ho sentito un’immediata, pungente paura di essere ancora presa da lui. Non credo sia vero, non sento più amore nei suoi confronti mentre provo molta felicità e amore accanto al mio compagno, però ho sempre sentito il mio legame con quest’uomo come un legame “malsano” da cui era stato molto difficile svincolarmi. D’improvviso mi è tornata la paura che questo legame non si sia del tutto sciolto e questa cosa mi fa soffrire moltissimo. Io amo il mio compagno, porto un suo bambino dentro di me. Può essere che l’ansia per la gravidanza abbia risvegliato questa vecchia paura di restare intrappolata in un periodo infelice della mia vita?

    1. La cosa che mi spaventa di più è che in questo anno e mezzo il pensiero di questo ex non mi turbata minimamente. Capitava di pensarci senza che questo mi causasse problemi. D’improvviso, l’ansia che provavo quando ero alle prese con questa persona mi ha di nuovo stretto lo stomaco, mi sentivo di nuovo prigioniera, avevo voglia di scappare. L’idea di lui mi da una vaga repulsione, per tutta la sofferenza che mi ha dato, ma la mia paura è che questa ansia repentina sia ingiustificata, non sia proporzionata alla situazione e che quindi ci sia qualcosa di brutto sotto.
      Forse questo ex è diventato per me la rappresentazione di un periodo difficile, pieno di malessere, e in realtà quello di cui ho paura è di ripiombare nelle mie paure?
      Forse la vita con il mio compagno mi sembra troppo bella, troppo “normale” e ho paura di non meritarla, ho paura che la mia parte più oscura non me la lasci vivere?

      1. Cara Francesca,

        le persone “profondamente infelici e nevrotiche” come il suo ex (che aveva più del doppio dei suoi anni ed enorme esperienza di vita più di lei) creano rapporti tormentati e nevrotici e non sono capaci di rapportarsi con gli altri in una maniera equilibrata e paritaria.
        Lei è stata brava ad allontanarsi da quest’uomo e lo può fare di nuovo.
        Da quanto scrive le direi che quello che le ha fatto scattare i dubbi è la gelosia che ha provato quando ha visto che lui si rivolge ad altre ragazze nello stesso modo in cui si rivolgeva a lei: si è resa conto di non essere affatto stata “unica” per lui, nonostante tutto quello che ha sopportato e che le lui le ha fatto passare, e magari le è anche venuto il dubbio che fosse in contatto con altre, mentre stavate assieme.

        Questa reazione è comprensibile sul piano umano e probabilmente lo sconvolgimento ormonale al quale è sottoposta a causa della gravidanza rende più acuta la sua sofferenza.

        Mi dice di aver sofferto seriamente di disturbi d’ansia in passato e di non essersi mai curata: la gravidanza è un periodo a rischio dal punto di vista delle ricadute e non posso che consigliarle sentitamente di farsi seguire da uno psicologo per occuparsene, anche se le sembrava di essere molto migliorata e magari anche quasi guarita.

        Sottolineerei inoltre il suo dubbio:

        “Forse la vita con il mio compagno mi sembra troppo bella, troppo “normale” e ho paura di non meritarla, ho paura che la mia parte più oscura non me la lasci vivere?”

        E’ possibile che il suo passato rappresenti un pesante fardello e che i suoi precedenti aborti siano legati ad una sola di auto-sabotaggio (chiaramente inconscio) che non le consente di ottenere dalla vita quello che in fondo sente di non meritare.
        Sarebbe molto importante chiarire a sè stessa i motivi per i quali sente di non meritare la felicità e nemmeno la “normalità”, e in questo l’aiuto di uno psicologo sarebbe davvero fondamentale.

        Se lo desidera mi aggiorni, le faccio tanti auguri
        d.ssa Flavia Massaro

  58. Buongiorno dottoressa, ho 37 anni una moglie e due splendidi figli. Quasi due mesi fa ho avuto un problema legato al lavoro che mi ha causato ansia e insonnia… mi sono rivolto ad una psichiatra e abbiamo deciso per una cura farmacologica. Sono molto meno ansioso, e dormo bene anche se essendo un lavoratore autonomo ora sono un po’ fissato che col tempo possa calare il lavoro…lei cosa ne pensa!? Grazie mille e buona giornata.

    1. Caro Andrea,

      se per “fissato” intende dire che pensa spesso e involontariamente a questo problema il suo potrebbe essere un pensiero di tipo ossessivo che il farmaco non contribuisce a ridurre.
      Consideri che gli psicofarmaci possono dare un grosso aiuto, ma difficilmente risolvono tutto e consentono di mantenere i risultati cessando la cura, se nel frattempo non si fa anche una terapia psicologica.

      Le suggerisco perciò di parlare della sua situazione con uno psicologo non limitandosi alla terapia farmacologica, anche per capire se in lei sono presenti ad esempio delle insicurezze o una carenza di autostima che hanno contribuito a renderla incerto e preoccupato oltre il dovuto.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  59. salve, dottoressa, vorrei sapere se la mia è un ossessione oppure no. In realtà credo proprio che lo sia. Allora sono sempre stata in ansia per paura di non piacere agli altri sia caratterialmente ma sopratutto fisicamente.. Io porto le lenti a contatto e non mi sono mai piaciuta con gli occhiali. Ultimamente questa cosa per me sta diventando un ossessione, se mi guardo allo specchio con gli occhiali mi viene una forte ansia e angosica, e anche se mi guardo struccata perchè ho avuto l’acne, ma ora la sto curando.. Però prima accettavo di più questo problema di pelle e anche il fatto degli occhiali.. adesso con gli occhiali non riesco a stare nemmeno in casa e nemmeno con i miei familiari.. Ho cambiato molte montature e adesso sto cercando di convincere i miei a comprarmene un altra perchè altrimenti sto male da impazzire.. già sto male se mi guardo struccata con gli occhiali mi sento un mostro. è un ossssione perchè ci penso da quando mi alzo per parecchie volte al giorno, infatti appena sveglia cerco di uscire di casa il prima possibile per non dover stare a casa a guardarmi sempr allo specchio e deprimermi

    1. Cara Francesca,

      il suo è un pensiero frequente e sgradito, ma non so dirle se si tratti di una vera e propria ossessione.
      Per una diagnosi precisa si deve rivolgere di persona ad uno psicologo che valuti la sua situazione nel complesso.

      Si tratta sicuramente di un pensiero legato alla sua insicurezza e a come ritiene che gli altri la percepiscano e le suggerisco di chiedersi come mai ad un certo punto non ha più tollerato gli occhiali, mentre prima (se ho capito bene) se ne faceva una ragione.
      Non conosco la sua età, ma immagino che sia piuttosto giovane e forse la sua vita sta attraversando qualche cambiamento che la rende più insicura di prima e quindi meno propensa a tollerare ciò che la fa sentire inadeguata.
      Potrebbe anche essere successo qualcosa che l’ha turbata, facendola sentire inadatta a stare perfino con i suoi familiari.

      Se vuole può aggiungere qualche particolare per spiegare meglio la situazione.
      Un caro saluto.
      D.ssa Flavia Massaro

  60. Salve dottoressa, un mese fa in seguito ad una brutta notizia data in TV di un ragazzo che ha ucciso i genitori mi ha talmente sconvolta, che ho paura che possa fare anch io una cosa simile !! Ed è un mese che vivo male, ho sensi di colpa , ansia , attacchi di panico e sopratutto sono invasa da questi pensieri orrendi !! Ho troppo paura, io ho avuto sempre un buon rapporto con i miei genitori , addirittura ho anche paura che pensare queste cose significa non volerli bene ! E questo mi fa stare ancora più male! Che ne pensate ?

    1. Cara Luna,

      nessun rapporto interpersonale è completamente positivo o negativo e c’è sempre dell’ambivalenza (odio/amore) nelle relazioni più strette, che coinvolgono profondamente l’individuo.
      Forse lei prova anche dei sentimenti negativi nei confronti dei suoi genitori (come tutti), ma non riesce ad ammetterli a sè stessa.

      Ascoltare la notizia riguardante un suo (immagino) coetaneo che ha commesso una strage familiare e rimanerne così impressionata può significare che lei in fondo teme di aver represso e silenziato le emozioni negative, che sicuramente in qualche misura prova, e di arrivare in futuro ad “esplodere”, come le può essere sembrato che sia “esploso” in un gesto estremo quel ragazzo.

      Provi ad ascoltarsi e ad ammettere cosa non le piace dei suoi genitori e del rapporto con loro: ammettendo con sè stessa di provare anche emozioni negative verso mamma e papà non percepirà più il pericolo che queste emozioni messe a tacere prendano un giorno il sopravvento.
      Se non riuscisse a vedere queste emozioni e a tranquillizzarsi le consiglierei di parlarne di persona con uno psicologo.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

      1. Salve dottoressa ,sicuramente quando dico di aver un buon rapporto con i miei genitori ,non intendo dire che non ho mai avuto discussioni con loro o cose simili ,intendo dire che non conosco il motivo per la quale questi brutti pensieri abbiano preso il sopravvento dato che non ci sono conflitti familiari. Ho avuto un po’ di paura per questa vostra risposta , quando dite “e arrivare in un futuro esplodere” che vuol dire? Che un giorno possa anche io fare ciò che più temo al mondo?

        1. Intendo dire che chi reprime e non riconosce le emozioni negative ha a volte pensieri del tipo che sta riferendo lei e quindi teme di fare concretamente qualcosa di male, perdendo il controllo.
          Se analizzerà a fondo quello che prova per i suoi genitori, e quali motivi di rancore/arrabbiatura/delusione ha verso di loro, potrà disinnescare questa paura di commettere davvero un gesto violento, perchè farà uscire in altro modo le emozioni negative e soprattutto le riconoscerà per quelle che sono: emozioni e non azioni.

          L’aiuto di uno psicologo sarebbe molto opportuno e direi anche indispensabile per fare chiarezza, perciò se non riesce a uscire da sola da questo loop le suggerisco sicuramente di rivolgersi a un mio collega che possa seguirla in questo percorso.

  61. La ringrazio dottoressa.E in che modo potrei far uscire queste “emozioni negative” ?

    1. Se prendendo in considerazione la possibile esistenza di questi sentimenti, riflettendoci e provando quindi a vedere e sentire queste emozioni, non riuscisse a lasciar emergere nulla, sarebbe necessario che lei si facesse aiutare da uno psicologo in questo, possibilmente scegliendo un professionista che segua l’orientamento psicodinamico/psicoanalitico e che lavori quindi con le emozioni inconsce.

      1. Salve dottoressa! Volevo aggiornarla sulla mia situazione attuale , ho seguito il vostro consiglio e scavando fino in fondo ho forse dedotto che l’unica cosa che potrei rimproverare ai miei genitori e che quando non mi sono sentita bene “psicologicamente” hanno sempre sottovaluto il problema dicendomi che non era niente , sono da sempre stata ansiosa e un po’ ipocondriaca e per quanto è difficile ammetterlo io lo so che certi “sintomi” me li facevo venire io per via del l’ansia , beh diciamo che con quei brutti pensieri va meglio .. ma comunque non riesco a perdonarmi di averli fatti .. ho ancora paura di quei pensieri .. mostri come li chiamo io.. ci può essere dietro qualcosa ? Tipo depressione?

        1. Dottoressa, ma poi un rancore potrà trasformarsi in violenza? Mi aiuti

          1. Cara Luna,

            se si tratta di pensieri ossessivi in linea di massima le direi di no, ma non posso darle certezze senza conoscerla di persona e senza poter valutare approfonditamente il suo caso.

            Ascolti il mio consiglio e si affidi ad uno psicologo che possa aiutarla a comprendersi meglio e ad elaborare la rabbia che si trova presumibilmente “dietro” questi pensieri.

  62. Sono giorni che sono disperata , nella mia mente c’è una vocina che mi fa pensare cose brutte su chi amo , ad esempio “muori” “devi avere una malattia” ect e questo mi crea un gran disagio , delle volte anche “e se la uccido ?” Non ne posso più ! Ma perché vengono questi pensieri ? Mi sento cattiva

    1. Cara Gynni,

      se sente una voce che le dice queste cose è necessario che ne parli con un medico psichiatra, che potrà valutare dal vivo la sua situazione e stabilire qual è il problema per poi offrirle una soluzione dal punto di vista farmacologico, se ce ne sarà la necessità, o indicarle un percorso di psicoterapia.

      In ogni caso il primo passo, quello della diagnosi effettuata di persona, è necessario per capire cosa le sta succedendo.

      Se lo desidera mi aggiorni, un caro saluto
      D.ssa Flavia Massaro

  63. Salve dottoressa! La ringrazio , è così grave ? Cosa si nasconde dietro? Ho tanta paura

    1. Non ne ho idea perché bisogna capire in che senso sente queste voci nella testa: senza conoscerla non posso ipotizzare nulla, per questo è importante che faccia valutare la sua situazione di persona da un professionista che le parli, la osservi, la sottoponga eventualmente a dei test ed esamini adeguatamente il suo caso.

      Se vuole togliersi ogni dubbio prenda appuntamento senza attendere oltre, perché da qui non posso darle le risposte che cerca, non avendone gli elementi.

  64. Salve dottoressa, è possibile guarire da un ossessione su una persona? A me questa persona non piace, anzi… non ho rapporti, e ‘ una vecchia conoscenza, ma da un po’ di tempo a questa parte penso che possa piacere a una persona a me cara,che vedo tutti i giorni, e a me da fastidio, da da fastidio anche se si scambiano un semplice like sui social, in quel momento divento cattivo, irascibile, nella mia testa faccio strani pensieri che non dovrei fare, mi appaiono immagini che non mi dovrebbero apparire, ho paura di rivolgermi a un professionista!

    1. Caro Luca,

      le suggerirei di parlare direttamente con la persona che le è cara e che vede tutti i giorni per capire come stanno le cose e se le sue impressioni sono fondate.
      Nel caso in cui fosse effettivamente presente la simpatia che le sembra di cogliere si faccia spiegare cosa trova in quella persona che a lei proprio non piace per nulla.

      Se non ho capito male sta parlando di una ragazza che le è cara e che le sembra invaghita di un ragazzo che invece detesta, ma in tutti c’è del buono e un’eventuale attrazione si basa sicuramente su qualche caratteristica positiva di quel ragazzo.
      E’ chiaro che se la ragazza non le è solo cara, ma prova qualcosa per lei, immaginare che sia attratta da uno che lei non sopporta la mette ovviamente a disagio: in tal caso affrontare il discorso e dichiararsi potrebbe essere una soluzione. Ci pensi.

      Un caro saluto,

      D.ssa Flavia Massaro

  65. Buongiorno,
    Mi trovo in questa pagina xchè mi sono posta la domanda si può guarire dai pensieri ossessivi???
    Io da un bel po di tempo ho un pensiero che mi martella il cervello … quello di nn avere successo e crescere economicamente nonostante lavori!’ Vedo che i miei titolare con niente conquistano il mondo e io mi blocco !! A volte mi sento di impazzire xche voglio vivere serena ma nn riesco!!! Cosa mi consigliate ??? Grazie mille

    1. Cara Maria,

      non so se la sua paura dipenda da uno stato di insicurezza economica reale e non solo percepita, e se quindi si tratti di un pensiero ricorrente fondato sulla realtà o meno.
      Quel che è certo è che, pensando che gli altri raggiungano ottimi risultati senza impegnarsi, fa del male a sè stessa, perchè svaluta il suo stesso impegno verso il miglioramento della sua situazione personale e si convince che chi ha successo è semplicemente fortunato, cosa che spesso non corrisponde al vero.

      Le suggerisco di riflettere bene sulle sue scelte di vita, comprese quelle lavorative, e di parlare con una persona competente nel suo campo per farsi indicare eventuali errori che può aver commesso e che le impediscono di progredire.
      Non so che lavoro lei svolga, ma può anche rivolgersi ad un professionista nel campo del coaching lavorativo perché possiate analizzare insieme la sua situazione e le sue potenzialità e ricevere indicazioni utili a migliorare e migliorarsi.

      Un caro saluto,
      D.ssa Flavia Massaro

  66. Buongiorno dottoressa,
    mio padre, di 78 anni, soffre da più di un anno di uno stato depressivo grave unito alla presenza di ossessioni ( in particolare il fatto che mia madre muoia) e conseguente ansia e tristezza. E’ in cura da uno psichiatra che, nell’ultima visita, ci ha detto che a livello farmacologico è possibile tenere sotto controlla la depressione mentre dalle ossessioni non si può guarire. Esiste una terapia alternativa? grazie! Sophie.

    1. Cara Sophie,

      la Psicogeriatria è la branca della Psicologia che si occupa dei soggetti in età anziana, come suo padre: esistono molti psicologi che si occupano anche o prevalentemente di persone anziane e all’età di suo padre è tranquillamente possibile attivare un percorso psicologico per curare la depressione o per fornire comunque un sostegno utile al miglioramento della qualità della vita.

      Purtroppo quando il paziente è una persona anziana l’atteggiamento prevalente è spesso quello di ritenere che possa unicamente assumere farmaci e che debba in fondo rassegnarsi a non stare bene, come se la vecchiaia dovesse automaticamente essere un periodo che porta con sè tanti acciacchi e malesseri psicologici, ma non è affatto così.

      Le suggerisco perciò di cercare nella sua zona uno psicologo che si occupi di questi casi e di sentire il suo parere e la sua proposta d’intervento, dopo che avrà esaminato il caso di suo padre.

      Tanti cari auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  67. Buongiorno dottoressa,

    Mi chiamo ho Matteo, ho 30 anni e soffro di ossessioni che riguardano in gran parte, se non per la totalità, la sfera relazionale con le donne.
    Ho provato a gestirli con la psicoterapia cognitivo comportamentale ma senza grossi successi, visto che è appena naufragata una relazione che con ogni probabilità poteva essere positiva, ma che è stata pesantemente condizionata da molti miei dubbi, alcuni fondati, altri esagerati e gonfiati dal mio modo di pensare.
    Come descrive lei, a volte non basta “gestire” i pensieri, serve capire da dove arrivano e “curarli’ alla base.
    Visto che dal suo articolo si intende che è su questo punto che lei lavora, volevo sapere se è possibile fissare un colloquio personale.

    Cordiali saluti
    Matteo

    1. Caro Matteo,

      se un percorso focalizzato sul sintomo, com’è quello della Terapia Cognitivo-Comportamentale, non è sufficiente a risolvere il malessere è importante approfondire maggiormente la trattazione del problema con un percorso di orientamento psicodinamico/psicoanalitico.

      Presso il nostro studio utilizziamo anche questo tipo di approccio e se desidera un appuntamento ci può contattare scrivendo a info@serviziodipsicologia.it o chiamando il 3402665359.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  68. Salve,
    Cosa intende per “desiderio in forma mascherata”?

    1. Buongiorno Alessandro,

      ho scritto che l'”ossessione come sintomo nevrotico contiene l’emersione di desideri inconsci inaccettabili in forma mascherata” intendendo che, come illustrato nell’articolo, il vissuto cosciente del soggetto maschera il reale e inaccettabile desiderio inconscio sottostante – che in questo caso è un desiderio aggressivo, vissuto consciamente come preoccupazione per gli altri e non come pensiero ostile quale realmente è.

      Si parla quindi di un desiderio non accettabile dall’Io cosciente che per questo emerge “mascherato” da pensiero accettabile (= timore che ad altri succeda qualcosa di negativo).

      Se le interessa approfondire l’argomento le consiglio la lettura del “Trattato di Psicoanalisi” di Cesare Musatti.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  69. salve sono un ragazzo di 21 anni da circa 4 mesi soffro d’ansia e attacchi di panico ,ma da 5 giorni dopo aver fatto un brutto sogno in cui ero un persona cattiva posseduta ,ho paura di fare del male alla mia famiglia ,so che non l’ho farei mai pero questi pensieri mi stressano molto come faccio a superare tutto questo

    1. Buongiorno Agostino,

      se lei è rimasto così suggestionato da un sogno significa che ha probabilmente una forte tendenza ansiosa (se non un disturbo d’ansia conclamato, ma io non posso saperlo e lei non mi dice se ha ricevuto una diagnosi da un professionista): questa forte ansietà non le consente di dirsi che si è trattato solo di un sogno e di passare oltre, come avviene normalmente anche dopo un brutto incubo.

      Probabilmente questo sogno ha messo in scena una sua profonda paura di essere una persona in fondo cattiva o violenta, paura che dev’essere approfondita e compresa nelle sue cause.
      Si rivolga ad un mio collega per un ciclo di colloqui che le servirà a chiarire tutto e a sentirsi più tranquillo.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  70. C’è qualcosa che concretamente può fare chi soffre di doc secondo l’approccio psicodinamico, oltre ad andare a spendere fior di quattrini presso gli specialisti? Peraltro, qualche seduta potrei anche farla.
    Grazie infinite.

  71. Buongiorno Dottoressa, ho 42 anni e da quando sono bambina ricordo periodi felici a periodi di angoscia, panico, con pensieri sulle malattie, sulla eventuale morte dei miei cari, senso di colpa se ricevevo un regalo costoso, cose che cercavo di esorcizzare pregando, restando sveglia la notte. Preciso che mio papà ha avuto problemi di salute abbastanza gravi quando ero bambina, e tutta la vita l’ho visto prendere lexotan per paura di ammalarsi nuovamente. Ho sempre avuto paura se mia mamma si allontanava, o che mio papà non tornasse dal lavoro, mi infastidivano le vacanze, i viaggi anche brevi lontani da casa e li vivevo con stati depressivi. Apparentemente pero ho avuto uno sviluppo sereno, sempre brava a scuola, diligente, legata alla mia sorellina più piccola che a differenza mia sembra solare, socievole, serena. A nove anni, nasce un fratellino, prematuro, viene a casa dopo un mese, lo sento piangere e mi viene il terrore… Che possa morire, non vorrei più stare in casa con lui, ho il panico. Di notte lui piange e io vorrei morire, mi attappo le orecchie. Mio padre ipocondriaco e forse anche io, mia madre una donne forte, sbrigativa, presente, protettiva, ma mai tenera, fisica… Una famiglia unita, una bella casa, sempre perfetta, pulita, curata. A dieci anni mi regalano un cucciolo, tanto desiderato e me lo fanno trovare a casa… Panico, lo rifiuto, vomito, voglio che lo portino via, non mangio per giorni… Alla fine mi riprendo, ma ho paura che muoia. In età adolescenziale iniziano i primi amori, li vivo con timore, alterno fasi depressive a fasi più euforiche, appaganti, totalizzanti. Nelle fasi depressive penso che sono giovane e che non ha senso impegnarsi con qualcuno che tanto non arriverò mai a sposare. Premetto che da bambina già pensavo che non mi sarei mai sposata o avuto figli perché la cosa mi dava inquietudine. Iniziano gli attacchi di panico (sin dagli 11 anni alle medie), e a 16 anni la paura ossessiva di poter essere incinta, pur non avendo neppure avuto rapporti completi, da qui il panico e il desiderio di lasciare il fidanzatino di turno. Provo a parlarne con mia mamma, mi sgrida, mi dice che non e’ una mia amica e che di certe cose non dovrei parlarne con lei. Fino a che, sin dalla prima frequentazione (a 16 anni) non iniziano a sorgermi dubbi ossessivi sulla relazione o sui miei partner, sempre a mettere in dubbio la veridicità dei miei sentimenti in un rincorrersi di pensieri sempre più spaventosi. Sento il bisogno di restare sola, ho paura, anche di essere lasciata, ma come in un circolo vizioso metto in pratica sempre lo stesso copione autodistruttivo. Alla fine resto sola e rinasco… Mi sento piena di energie, non più depressa, dispiaciuta per l’accaduto, ma inizialmente penso, come mi ripetono tutti, che magari non era la persona giusta. E riparto pronta a innamorarmi della persona perfetta per me. Comincio a evitare posti e canzoni e odori che lego ai miei momenti di down perché paradossalmente potrebbero farmi tornare quei pensieri, anche con un nuovo partner. Rendo la mia vita, piano piano negli anni, sempre più abitudinaria, lineare, cercando di limitare gli slanci troppo euforico (non riuscendoci) perché so che gli step successivi sono il panico, le ossessioni e la depressione. Questi pensieri sorgono all’improvviso senza che avvenga un episodio eclatante e in genere in seguito a un attacco di panico. Tipo: e se non lo amassi più? Quando magari fino a poche ore prima mi sentivo felice e innamorata o se magari progetto qualcosa di importante, un viaggio, una nuova casa etc… Se l’ho pensato allora ho dei dubbi, ma mi piace? Forse ha il naso storto! E la voce, la voce non la sopporto! Ma io lo amo, ma e’come se una vicina dentro di me mi ripetesse che sono falsa e malvagia e che in realtà non voglio ammettere che non lo amo e voglio lasciarlo. E da lì una lotta estenuante, protratta anche per anni, tra fasi alterne di benessere e deliri ossessivi, che alla fine stremata mi ha sempre portato a lasciare o a essere lasciata dai partner. Poi, è vero che magari, soprattutto le prime esperienze, non fossero con persone che amavondavvero e comunque destinate a finire, ma ho ripetuto questo copione sempre per tutta la mia vita e con qualsiasi genere di compagno, anche con quelli scelti con cura, dopo attente osservazioni di tutti i difetti fisici o caratteriali più evidenti che potrebbero farmi sprofondare nel. Baratro. Talvolta, soprattutto le prime volte e’ capitato che di colpo il pensiero si spostasse dalla mia relazione, ai miei cari. Per diverso tempo ho avuto paura di poter uccidere il mio fratellino o i miei genitori, condizionata da episodi ascoltati in TV e per lungo tempo ho temuto la loro vicinanza o la presenza di coltelli in cucina che cercavo di evitare. In quei momenti i dubbi sulla relazione svanivano, ma lo stesso tipo di angoscia con identico malessere si riversava sui famigliari, sino a ritornare sulla relazione. A 24 anni ho interrotto una gravidanza pur amando il mio compagno di allora e nonostante l’appoggio suo e delle nostre famiglie a causa di questi dubbi ossessivi su di lui o sulla possibilità di far del male al bambino una volta nato. Pensavo di impazzire e non riuscivo a dare voce a queste paure, a spiegarle, per la vergogna e per il modo in cui tutti le liquidavano dicendomi che se non ero sicura era perché non ero innamorata davvero. Dieci anni fa, conosco il mio attuale marito e dopo un anno ripartono questi pensieri. In quel periodo a mia sorella viene diagnosticato un disturbo ossessivo compulsivo, dopo anni di panico, sofferenze incentrate su dubbi religiosi, esistenziali, relativi a malattie e possibilità di infettarsi, seguiti da compulsioni come lavaggi estenuanti. Da lì ho intuito che forse il problema potesse essere dentro di me e non fuori, non sulla validità dei miei partner e mi sono rivolta a una psichiatra sostenuta dal mio compagno al quale ho spiegato il malessere. Mi ha curato con zoloft e alprazolam per un anno, diagnosticandomi un disturbo ossessivo/depressivo e per 4 anni non ho avuto nessuna ricaduta… Non avevo mai passato in vita mia un periodo così lungo di serenità. Premetto che questi episodi in genere si scatenano in occasione di cambiamenti nella mia routine, come cambio di lavoro, convivenza, matrimonio etc… Dopo 4 anni il pensiero ritorna, abbiamo perso mia suocera per un brutto male e a distanza di mesi ho come un crollo. In realtà vorrei sposarmi e fare tante cose con lui, ma il dubbio di amarlo o meno mi pervade, sono depressa, ho dubbi esistenziali, penso di voler morire piuttosto che vivere così, ma non mi arrendo e riprendo le cure e mi rivolgo a una psicologa dell’ASL. Da allora alterno fasi cicliche di benessere in cui i dubbi scompaiono, mi sento energica, positiva, sono anche riuscita a sposarmi serenamente due anni fa, a fasi in cui all’improvviso il terrore ritorna e tenta di minare ciò a cui tengo di più. Ho imparato che l’uomo perfetto non esiste e neanche le eterne farfalle nello stomaco e anche che vale la pena lottare per qualcuno che ti fa stare bene e che ti ama e che ami per come è. Stiamo affrontando un percorso di procreazione assistita, dopo anni di tentativi e dopo due aborti dolorosissimi a seguito di inseminazione artificiale. Ed ecco che ora, pronti per un nuovo ciclo i dubbi ritornano ad alternanza di circa 6 mesi (ormai li conto) , la psicologa mi supporta e mi tiene con i piedi per terra quando parto dietro ai miei deliri su mio marito e lo psichiatra mi ha aumentato le dosi delle medicine, ma mi sento stanca, consumata e non so più quale sia la verità, chi sono io e quale parte di me e’ quella a cui dovrei dare ascolto. Le scrivo perché nel pieno di questa fase disperata avrei bisogno di rassicurazioni o di qualsiasi cosa che possa farmi riprendere. Mi fido della psicologa che mi segue e anche dello psichiatra, ma quando sto male così cerco rassicurazioni anche online e lei mi ha colpito per come si rivolge agli utenti. Grazie dell’ascolto. Manuela

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.