Parlare da soli è normale?

Parlare da soli non costituisce un comportamento di per sé patologico, ma può assolvere a diverse funzioni e rispondere ad esigenze transitorie o stabili del soggetto.

La maggior parte delle persone di tanto in tanto parla da sola, nel senso che parla ad alta voce come se si stesse rivolgendo a qualcuno che però non è presente nella realtà esterna.
Lo sviluppo di un dialogo interno accompagna lo sviluppo psicologico dell’individuo e, in particolare, la sua costruzione della capacità di riflettere su sé stesso e di oggettivarsi, rendendosi cioè oggetto delle proprie riflessioni al pari di qualunque altro oggetto osservabile dall’esterno. Al contempo a partire dall’interiorizzazione di figure di primaria importanza nella vita del bambino si costruiscono i cosiddetti “oggetti interni”, situati nell’inconscio del soggetto, figure che animano a livello inconscio questo dialogo e che possono essere gli interlocutori inconsapevoli della persona che parla da sola.

Quali sono le funzioni del parlare da soli?

A seconda dei diversi casi, una persona può parlare da sola per:

concentrarsi meglio mentre riflette su qualcosa: gli Antichi non conoscevano la lettura silenziosa e declamavano ad alta voce qualunque testo, proprio perché leggere ad alta voce serviva a mettere il massimo impegno e la massima attenzione nell’attività della lettura e nella comprensione del testo. Allo stesso modo accompagnare il pensiero con un ragionamento espresso ad alta voce serve a riporre tutta l’attenzione possibile sulla riflessione che si sta compiendo

sfogarsi: parlare da soli, senza nessuno che ascolti, permette di lasciar fluire liberamente i pensieri e di esprimere idee ed emozioni che altri non capirebbero e non giudicherebbero accettabili. Spesso chi parla da solo per questo motivo non desidera aprirsi completamente e sinceramente agli altri e non ha persone di fiducia con le quali parlare o che considera all’altezza di capire e/o non intenzionate a divulgare il contenuto della conversazione

riempire un vuoto: alcune persone che parlano spesso da sole si sentono sole ed è proprio la solitudine e la mancanza di interlocutori le spinge a parlare per sentire il suono della propria voce, che dà l’illusione di essere in compagnia di qualcuno

farsi coraggio/commentare: una forma particolare di discorso pronunciato ad alta voce è il self-talk, ovvero l’espressione di incoraggiamenti o giudizi rivolti a sé stessi in particolari condizioni.

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Parlo da solo: mi devo preoccupare?

Come detto, il fenomeno del parlare da soli di per sé è diffuso e non patologico.

Può diventare preoccupante in tre situazioni:

eccessiva frequenza: se una persona parla continuamente da sola c’è qualcosa che non va. Può essere semplicemente la solitudine a spingerla a fare discorsi ad alta voce, ma quando questo avviene quotidianamente è necessario interrogarsi sulle condizioni di vita di questa persona, sull’assenza di rapporti sociali, sulla percezione di non poter essere davvero capita o ascoltata da qualcuno e così via.
Spesso l’intervento di uno psicologo serve a superare la sensazione di incomprensione e solitudine, a risolvere i problemi che ostacolano l’instaurazione di rapporti sociali soddisfacenti, a far comprendere alla persona che può parlare a qualcun altro di cose che non ha ritenuto fino a quel momento condivisibili con altri, aiutandola a ridimensionarne la portata e a comprenderne il senso

udire delle risposte: una seconda condizione, più preoccupante della prima, è quella in cui chi parla da sola percepisce delle risposte provenienti da “voci” interne o esterne alla sua testa.
In tal caso siamo in presenza di allucinazioni uditive ed è necessario il ricorso al medico psichiatra per una valutazione diagnostica e la probabile impostazione di una terapia farmacologica

l’amico immaginario: alter ego di molti bambini, l’amico immaginario è una presenza che la loro fantasia crea senza che questo costituisca alcunché di patologico, ma solo una sorta di gioco e di strumento per costruire quell’auto-riflessione che in seguito non necessiterà più di alcun alter ego.
Quando l’amico immaginario accompagna la vita di una persona oltre la fine dell’infanzia è importante che si analizzi perché questo sta avvenendo, quanto questa figura costituisce ancora una sorta di gioco o assume invece il carattere di una presenza allucinatoria della quale il soggetto non riesce a liberarsi o a fare a meno.

Possiamo aiutarti?
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127 commenti

  1. Salve. Mio fratello parla praticamente da solo da quando era bambino. È sempre stato introverso,ma gli amici non gli sono mai mancati. Pensavamo che con il tempo questa abitudine del parlare da solo sarebbe svanita ma,adesso,alla soglia dei 30anni continua a farlo ripetutamente. È completamente asociale,esce per ubriacarsi (con la convinvinzione di diventare più espansivo ma eccede e quindi diventa violento,riversando tutta quella rabbia e quel rancore che riserva contro noi della famiglia). Mio fratello sostiene di odiarci,ripete che vuole tornare in italia(perché adesso viviamo all’estero)ma non lo fa perché ha timore. Noi siamo convintissimi che se tornasse nuovamente in Italia tornerebbe senz’altro a fare uso di sostanze stupefacenti insieme a quelli che mio fratello definisce amici. Non aveva mai avuto una ragazza e quindi è sempre stato un problema per lui,sapevamo di per certo(conoscendolo)che si sarebbe illuso con la prima che gli dava un minimo di attenzione; e così è stato.Adesso non so come aiutarlo,è depresso,la sua igiene inizia a farsi desiderare,dorme in continuazione e vive di notte,parla in continuazione da solo e se parla con noi dice cose senza alcun nesso logico. Non fa altro che crearsi storie e situazioni che non appartengono alla realtà ed è naturalmente convinto che noi non lo vediamo e non lo sentiamo mentre lo fa,anche se chiuso in camera. Molte volte gli ho proposto di rivolgersi ad uno psicologo per poterlo aiutare laddove io e la mia famiglia non riusciamo ad arrivare,ma si rifiuta categoricamente e a volte diventa verbalmente violento se qualcuno di noi cerca di aiutarlo;in particolar modo con me e mio padre. Ci sono periodi in cui lo lasciamo in pace,ma a volte non ci riesco e vado a parlargli,ci sono volte che non mi risponde e va via e ci sono alcune volte in cui rimugina sul suo passato(infanzia),sostenendo che vorrebbe tornare indietro(per giocare ancora con me e per altri motivi). Mio fratello è una persona sola che riserva molto rancore anche per le situazioni più futili che si sono venute a creare nel corso della sua vita lavorativa,familiare,nelle amicizie e nelle relazioni con l’altro sesso. Pare che non abbia alcuna intenzione di uscire da quel vortice oscuro che lo imprigiona da ben 21anni. Ho bisogno che mi spieghiate cos’è e cosa posso fare per aiutarlo.
    Grazie.
    Cordiali saluti

    1. Cara Marea,

      la situazione che descrive è molto complessa e delicata e il fatto che suo fratello parli da solo è solo uno dei tanti aspetti del suo malessere che lei ci ha riferito.
      Penso che più che da uno psicologo sarebbe utile che fosse visitato da un medico psichiatra, per stabilire se soffre di qualche disturbo psichiatrico che si può diagnosticare esclusivamente visitando il diretto interessato.

      Potrebbe poi essere una buona idea quella di una psicoterapia familiare che servirebbe a fargli capire che tutti voi vi sentite coinvolti nel suo malessere e siete disposti a impegnarvi in prima persona perché possa essere aiutato, evitando che si senta solo e colpevolizzato per il proprio disagio.
      Non so da dove scrive, ma se vi trovate stabilmente in un Paese straniero penso che possiate agevolmente trovare informazione sui servizi sia pubblici sia privati che si occupano di salute mentale e di terapia familiare nel luogo in cui vi trovate.

      Nel caso in cui la dipendenza da alcool e/o sostanze risultasse essere il problema predominante potrete cercare una struttura che si occupi nello specifico di questo tipo di problemi.

      Se vuole mi aggiorni sulla situazione.
      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  2. Buongiorno dottoressa, io sono una persona che soffre di una grave agorafobia, D.A:P grave ritiro sociale: e ha alcuni tratti borderline oltre a una passata e talvolta ripresa brevemente storia di abuso e dipendenza da alcool. Io non ho nessuno, il csm per cause che le non le spiegherò per non divagare, è quasi assente, e a parte una sua collega nessuno a parte i call center mi parla al telefono o dal vivo per 23 ore e mezza. Da qualche tempo questa solitudine mi ha portato a fare riflessioni, discorsi o identificarmi in un politico a un talk show ad esempio, da solo. La mia psicologa, e i dottori che mi hanno visto hanno sottoscritto che nonostante una condizione di malessere psicologico e sociale fortissimo (per il quale prendo dei farmaci) so distinguere la realtà dalla fantasia, non ho fenomeni dissociativi o deliri. Però mi pongo il dubbio, non è che questo vuoto che colmo in tante maniere, quali ascoltare musica, vedere film, usare internet, e parlare spesso da solo, non come un brontolare o altro aspettando un autobus o vedendo brutto tempo, ma come propri discorsi su temi che mi interessano o mi affascinano può diventare una psicosi o ancor più grave allontanamento dalla realtà patologico. La ringrazio e le porgo i miei saluti.

    1. Caro Luca,

      è sicuramente un bene che lei sia seguito dal punto di vista psicologico e medico, vista la complessità del quadro che descrive.
      Senza conoscerla di persona non mi posso esprimere con certezza, ma mi sembra plausibile che l’abitudine di parlare da solo possa essere espressione e conseguenza del sentimento di solitudine che prova.
      In effetti esiste il rischio che questi monologhi o dialoghi immaginari le diano più soddisfazione dell’incontro con persone reali, portandola di conseguenza a isolarsi ancora di più.

      Penso che non appena se la sentisse le sarebbe utile cercare occasioni di incontro e socializzazione facendosi aiutare dalla sua psicologa a individuare quali possibilità esistono sul territorio e quali fanno al caso suo.
      L’inserimento in una rete sociale svolge un ruolo sia protettivo sia lenitivo rispetto al disagio psicosociale e se cercherà di intessere nuovi legami con gli altri (senza scoraggiarsi se i primi tentativi non portassero ai risultati sperati) farà sicuramente un passo importante per il suo benessere.
      Visto che assume degli psicofarmaci senza che le siano sufficientemente utili a tenere a bada l’agorafobia potrebbe riparlarne con lo psichiatra del CSM chiedendo come mai non la aiutano da questo punto di vista e se può essere opportuno un cambiamento della terapia – cosa che solo chi l’ha in cura può stabilire.

      Tanti cari auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  3. Salve Dottoressa.
    Una mia amica poco tempo fa mi ha confidato di alcuni suoi problemi da allora non riesco più a darmi pace, faccio continue ricerche sperando di poterla aiutare.
    La mia amica ha 17anni è figlia unica, e parla da sola, ma la cosa che più mi preoccupa è che non è solo un dialogo ma lei si immagina anche le persone con cui parla è come se le vedesse e mi ha spiegato che queste persone sono o persone a che l’hanno abbandonata (amici,fidanzati) oppure persone famose.
    Gli argomenti che tratta durante i suoi dialoghi sono varii molto spesso dice di inventarsi delle storie di pura fantasia.
    Questo capita solo quando è sola o per lo meno quando è sicura che nessuno la possa sentire.
    Credo che abbia dei problemi con l’accettare il suo fisico infatti più volte mi ripete “vorrei essere come te” dice di essere grassa, brutta e tante altre cose del genere.
    Poi mi ha anche detto che spesso tende a dire bugie, magari da una cosa vera la amplia così tanto da essere falsa.
    Non si ricorda le cose che dice o le cose che ha fatto e onestamente sono molto preoccupata.
    Come le ho già detto la mia amica ha solo 17anni e i genitori sono inconsapevoli di tutto ciò e non la porterebbero da uno psicologo o psichiatra.
    Come posso aiutarla? Secondo lei si tratta di qualche malattia psichica?
    Grazie
    Cordiali saluti.

    1. Cara Ylenia,

      stando a quanto riferisce è possibile che la sua amica faccia un uso compensativo di fantasie nelle quali si rappresenta una realtà decisamente migliore rispetto a quella che sente di vivere, e che in questa realtà immagini quindi anche presenze e dialoghi che danno vita alle diverse vicende sulle quali fantastica.

      Senza conoscere direttamente una persona non è possibile ipotizzare se soffra di un disturbo ed eventualmente di quale disturbo di tratti, perciò su questo non posso rispondere.
      In ogni caso può far riflettere la sua amica sull’insoddisfazione che ha ammesso di provare e suggerirle di rivolgersi allo Spazio Giovani del consultorio familiare più vicino, dove si può recare gratuitamente senza coinvolgere la famiglia – anche se sarebbe preferibile che condividesse il proprio malessere con i genitori, che potrebbero sia darle direttamente un aiuto, sia valutare se portarla da uno psicologo.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  4. Buongiorno dottoressa io havevo parecchi anni fa una mia amica molto molto invadente io non la frequento più da anni ma o come degli incubi quando la penso mi innervosisco comincio a sudare la notte non dormo insomma un incubo cosa posso fare .Grazie in anticipo del consiglio.

    1. Cara Valentina,

      senza sapere nulla di lei e della sua storia non posso darle una risposta, che comunque non penso sarebbe sufficiente a consentirle di risolvere il suo problema.

      Immagino che i trascorsi con questa sua ex amica siano stati particolarmente negativi per lei, se ad anni di distanza prova un certo malessere quando la pensa e la sta sognando di notte.
      Le suggerisco di parlarne di persona con uno psicologo per elaborare le emozioni che non riesce a superare e che sono legate a questa vecchia amicizia, oltre che per comprendere come mai non è riuscita a prendere del tutto le distanza dal punto di vista emotivo da quella persona.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  5. Salve Dottoressa.
    Mio fratello ha 20 anni e parla da solo.
    Delle volte gli parlo ma lui è come se non ci fosse(mi fa molto arrabbiare….quasi lo prenderei a schiaffi!!)quando parla si sentono dei sussurri e delle paroline uscire dalla sua bocca (non si capisce nulla) tutto ciò mi fa molta paura.
    Un’altra cosa che ho notato è che quando lo fa e lo guardo ha una faccia strana (come se si sforzasse di fare qualcosa) e ha un sorriso stampato in faccia per tutto il tempo poi quando lo”sveglio” mi ha (ehm?!) come se fosse perso.
    Credo che questa cosa sia dovuta al fatto che non ha più amici (perchè ci siamo trasferiti) e l’unica persona con cui può scambiare due parole sono io ma è da un po che non parliamo come si deve a causa di questo problema (mi aggredisce verbalmente e quando lo fa cerca in tutti i modi di farmi star male)dorme di giorno e vive di notte e solo la sua presenza mi avvolge dalla negatività sarà tipo una cosa contagiosa non so come la paura…
    Voglio molto bene a mio fratello ma non lo riconosco più come tale.
    La prego di darmi qualche consiglio per aiutarlo.
    Grazie in anticipo!!!

    1. Caro Anonimo,

      è possibile che suo fratello abbia delle difficoltà più ampie rispetto alla sola questione del parlare da solo perché si sente solo, così come non è da escludere che possa soffrire di un vero e proprio disturbo che però può essere diagnosticato solo da uno psicologo o psichiatra che lo incontri di persona e lo possa quindi valutare direttamente.

      Cercate di parlargli con calma e tutti insieme, senza accusarlo o aggredirlo, per dirgli che siete preoccupati per lui e in seconda battuta suggerirgli di chiedere anche un parere professionale.
      In certi casi può essere difficile convincere un familiare o un amico che ha dei problemi a farsi aiutare, perciò è indispensabile trasmettergli il messaggio che si è dalla sua parte e non lo si sta mettendo sul banco degli imputati per accusarlo di qualcosa.
      La decisione finale spetta comunque al diretto interessato, ma se questi si troverà circondato da persone interessate ad aiutarlo sarà più propenso ad ascoltarle invece di arroccarsi in un atteggiamento difensivo.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  6. Salve, io sono una ragazza è si è vero che parlo da sola come se avessi un amico immaginario ma sono completamente consapevole di quello che faccio è non lo faccio davanti a nessuno. Mi metto a parlare solo perché non so cosa fare e mi annoio. Questa è una cosa grave ?

    1. Cara Arianna,

      se le è chiaro che non sta parlando con una presenza reale, ma con una proiezione della sua fantasia, o che sta semplicemente riflettendo a voce alta, quello che fa non è preoccupante, ma è probabilmente sintomo di una certa insoddisfazione che lei potrebbe vivere ad esempio perché si annoia o si sente sola o non si sente ascoltata come vorrebbe dagli altri.

      Questo tipo di comportamento potrebbe esserle utile per riflettere sugli aspetti della sua vita che non le piacciono e per impegnarsi a modificarli per essere più contenta di sé stessa e di come trascorre le giornate.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  7. Salve.
    Ho sempre parlato da sola ogni tanto, ma da settimane ho iniziato a farlo spesso.
    Faccio discorsi su quello che vorrei dire ai miei genitori, ai miei amici, ma che non riesco mai a dire.
    Non riesco a capire cosa mi stia bloccando e mi sto preoccupando perché non mi era mai capitato di farlo così spesso ed ho paura che questo influisca sul mio carattere, che, essendo già introverso non voglio che si chiuda di più.

    1. Cara Alessia,

      il suo caso è un po’ diverso perché fa consapevolmente delle “prove” di discorsi che vorrebbe pronunciare di fronte alle persone per lei significative, per dire loro (immagino) qualcosa di importante o che comunque non le è semplice esternare.

      Se ha notato che di recente si sta “esercitando” più spesso che in passato è possibile che per qualche motivo la sua insicurezza si sia acuita e che quindi lei senta maggiormente il bisogno di perfezionare i suoi discorsi prima di pronunciarli per non essere fraintesa o ignorata.
      Più che influire sul suo carattere questo comportamento è quindi presumibilmente frutto del suo essere introversa, che forse si è accentuato nell’ultimo periodo.

      Le suggerisco di riflettere su cosa è successo recentemente nella sua vita o su eventuali cambiamenti che si profilano all’orizzonte che potrebbero farla sentire insicura, per cercare di identificare delle possibili cause del suo cambiamento.
      Se la consapevolezza di tali cause non fosse sufficiente a consentirle di superare l’esigenza di prepararsi i discorsi sarebbe importante che approfondisse la trattazione di questo tema di persona con uno psicologo.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  8. Salve,
    Io non so di preciso cosa ho…non parlo da sola come se ci fosse una persona immagginaria ma io mi immaggino cose che possono (secondo la mia mente) succedere basate sulla realtá, in queste “cose” ci sono infatti i miei amici soprattutto, però immaggino storie che preferisco io.Mentre immaggino parlo ad alta voce come se sta succedendo veramente, però faccio queste quando sono da sola o quando non posso parlare lo faccio nella mia mente.Non so se questo è parlare da sola o altro perchè io parlo anche da sola però mi immagino che ci sia gesú ad ascoltarmi.
    Consideri che ho solo 11 anni e vorrei capire cosa ho.
    Aspetto la sua risposta..
    Cordiali saluti

    1. Cara Clarissa,

      essendo minorenne non posso risponderti entrando nel merito, ma è possibile che tu abbia semplicemente una grande fantasia, che utilizzi per immaginare dialoghi e situazioni come avviene normalmente quando si è bambini o ragazzini.

      Ti consiglio di parlarne con i tuoi genitori o comunque con un adulto che, se non noterà nulla di strano, possa tranquillizzarti sul fatto che da piccoli è normale usare tanto la fantasia e che magari ti suggerisca come impiegarla in maniera più creativa e soddisfacente, ad esempio individuando qualche attività artistica che ti piacerebbe svolgere.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  9. anche mio figlio che ha 42 anni parla spesso da solo specialmente quan fa la doccia.apparentemente ha molti amici ma non riesce ad aprirsi con nessuno ha cambiato tantissime fidanzate che puntualmente lo laqsciano . E molto chiuso non riesce a manifestare nrssun sentimento ne’ per grandi ne’ con i bambini. abbiamo un nipotino in casa io credo che qualche volta lo odi. Io non so proprio come farlo cambiare

    1. Gentile Signora Anna,

      perché suo figlio cambi è necessario prima di tutto che desideri farlo, e che quindi condivida le preoccupazioni che lei esprime e sia insoddisfatto della propria situazione.

      Può provare a parlargli in maniera serena, spiegandogli qual è la sua percezione e chiedendogli se effettivamente prova o meno quel disagio che le sembra sia presente.
      Se è un uomo introverso è possibile che occorra più di un tentativo per instaurare un dialogo con lui, ma se è seriamente preoccupata per lui penso che ne possa valere la pena.
      Se vorrà condividere con lei i propri pensieri potrà successivamente suggerirgli di chiedere aiuto ad uno psicologo, se la situazione risulterà effettivamente essere tale da renderlo utile e opportuno.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  10. Salve,
    Nel mio caso non ci sono discorsi, perciò non posso dire di parlare da sola, però molto frequentemente mi ritrovo a sussurrare tra me e me il nome del mio ex.
    A volte lo ripeto più e più volte di seguito, come fosse una formula magica, specialmente nei momenti in cui sono agitata. Ultimamente accade anche che non lo sussurri, ma lo pronunci a voce alta e questo mi crea dei problemi perché non lo faccio da sola nella mia intimità ma anche quando sono in mezzo alla gente, è qualcosa di inconscio che non riesco a controllare. Non so come fare a evitare che accada..

    1. Cara Marylou,

      è possibile che lei stia attraversando un momento particolarmente difficile e/o che soffra di un disturbo d’ansia e che il ricordo del suo ex la rassereni: come lei stessa dice, infatti, pronuncia il suo nome quando ha bisogno di tranquillizzarsi perché è agitata e quindi lo lega a sensazioni positive che la aiutano a superare il malessere che prova.
      Se è passata dal sussurrarlo al pronunciarlo a voce alta è possibile che la sua agitazione sia aumentata e che quindi abbia bisogno anche di udire il nome, oltre che di dirlo, oppure che l’abitudine a pronunciarlo si sia talmente consolidata da diventare per lei una cosa consueta e normale, alla quale non presta l’attenzione necessaria a non farsi udire da altri perché lo fa in automatico.
      Il consiglio che mi sento di darle è di approfondire la questione con l’auto di uno psicologo perché il punto non è tanto che nomina a voce alta il suo ex, ma i motivi per i quali lo fa e quindi la presenza di una qualche forma di disagio che merita una risposta.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  11. Ho 16 anni, non sono una persona alla quale piace la vita sociale, ma ho comunque molti amici. Parlo da sola constantemente, più che altro sono commenti o pensieri, ma lo faccio in inglese, quando scrivo o leggo viene tutto tradotto nella mia testa in inglese. Sono abbastanza sicura che possa essere perchè guardo molte serie tv in lingua originale ogni giorno ma vorrei sapere come smettere e se è veramente colpa delle serie tv. Grazie mille.

    1. Cara Elena,

      in linea di massima posso dirti che se sei costantemente esposta a dialoghi in Inglese è comprensibile che questa lingua ti sia così familiare da utilizzarla anche nei tuoi ragionamenti.
      Dal momento che non sei maggiorenne non posso risponderti entrando nel merito sul resto, ma ti invito a riflettere sul perché ti mette a disagio riflettere a voce alta in inglese e lo consideri qualcosa di indesiderabile, perché al tuo posto qualcun altro potrebbe invece sentirsi fiero di conoscere così bene un’altra lingua da utilizzarla anche per riflettere fra sé e sé.

      Se la situazione ti sta particolarmente preoccupando ti suggerisco poi di condividere quello che provi con i tuoi per chiedere di parlarne con uno psicologo o di rivolgerti direttamente allo Spazio Giovani del consultorio familiare della tua zona o città, dove potrai parlarne direttamente con un mio collega.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  12. Salve…
    Io non sò perchè ma parlo spesso da solo,lo trovo quasi piacevole e immagino spesso cose che penso potrebbero succedere e parlo da solo su cosa dovrei fare nel caso succedessero queste cose, quasi sempre mentre parlo da solo cammino dentro casa ripercorrendo gli stessi passi,anche per ore . Di solito l’argomento sono i soldi(penso di avere una vera e propria ossessione ), considerando il fatto che non ho assolutamente problemi economici,anzi penso anche di essere molto viziato. Parlo da solo quando non c’è nessuno in casa oppure quando non mi sentono e inoltre ,lo trovo piacevole , sia parlare da solo , sia stare da solo ma ultimamente mi sto chiedendo se ci sia qualcosa che non và in me.

    1. Caro Gianmarco,

      è possibile che lei semplicemente rifletta a voce alta mentre prefigura possibili scenari futuri per i quali sente il bisogno di prepararsi, nel caso si avverassero, dal momento che è (anche se ingiustificatamente, a quanto dice) preoccupato per questioni economiche.
      L’aspetto potenzialmente preoccupante non è tanto il fatto che lei cammini mentre lo fa, quanto che questo avvenga per ore: se vive preoccupazioni che considera immotivate e riflette per ore su quello che potrebbe succedere e su come potrebbe comportarsi è possibile che lei abbia una certa tendenza all’ossessività e all’ansia legata a determinati temi, e potrebbe parlarne con uno psicologo anche per una valutazione complessiva che le consenta di capire se c’è o meno qualcosa che non va.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  13. Salve Dottoressa,
    Ogni tanto mi capita di parlare da solo. Rimugino sul passato e pensando a certi avvenimenti instauro nella mia testa il dialogo ideale (e simultaneamente lo espongo). Spesso e volentieri le situazioni che ricreo sono legate a dei colloqui “antipatici” avuti con altre persone. E’ come se avessi voluto dire di più ma per orgoglio o senso civico non ho affondato il tiro. Dunque è possibile che in me si instauri una sorta di frustrazione che poi sfogo in questa maniera. Non so se è patologico o devo semplicemente accettare di essere come sono. Se posso dire qualcosa sulla mia personalità direi che sono un tipo introverso, anche un po’ misantropo, direi anche orgoglioso e narcisista. Non amo stare con le persone solo per “scopo sociale”, se è possibile le evito, ma di contro amo stare con le persone giuste, e in quel caso divento “un altro”, mi trasformo, potrei perfino essere scambiato per una persona “espansiva”, e sto anche meglio con me stesso. E se la può aiutare aggiungo che soffro di disturbo ossessivo-compulsivo. Cosa ne pensa?

    1. Caro Michele,

      è possibile che lei utilizzi questa tecnica della “rimessa in scena” del dialogo per come avrebbe voluto che si svolgesse per rimettere le cose a posto e correggere idealmente l’accaduto.
      Dal momento che mi riferisce di soffrire di un disturbo ossessivo-compulsivo è infatti possibile che l’esigenza di ordine e di controllo la portino a rivedere più volte quello che non è andato come doveva e a modificarlo nella sua mente, come se questo significasse modificare anche la realtà (per quanto da come scrive mi sembra che non ci sia il rischio che lei confonda i due piani).
      Si tratta comunque di uno stratagemma che chiunque può utilizzare per modificare il ricordo di avvenimenti spiacevoli, in attesa di acquisire le risorse psicologiche necessarie per agire e parlare subito in maniera assertiva.

      Non so se in questo momento lei sia o meno in terapia farmacologica e/o psicologica, ma visto che mi comunica una diagnosi suppongo che sia già seguito. In caso contrario le suggerirei di intraprendere una psicoterapia per riuscire a cambiare quegli aspetti della sua personalità che non le consentono di gestire al meglio le situazioni impreviste e a provare un senso di comfort anche con le persone che non appartengono alla sua ristretta e selezionata cerchia di amicizie.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

      1. Grazie mille per la interessante risposta. No non seguo nessuna terapia, ho provato a fare una specie di diagnosi di mio pugno. Comunque penso anche che quel comfort possa arrivare se prima elimino una sorta di inadeguatezza su un aspetto importante della mia persona, fondamentalmente quello relativo alla posizione sociale.

  14. Salve Dottoressa,
    Sono terribilmente preoccupata per mia madre, parla in continuazione da sola (sia che non ci sia e che ci sia qualcuno), anche quando si trova per strada, a volte ride anche da sola. Non so che fare e come gestire la cosa, che ormai dura da anni. Aspetto con ansia una sua risposta, grazie e scusi il disturbo.

    1. Caro Chisan,

      da quello che riferisce è possibile che sua madre soffra di un disturbo mentale, cosa che ovviamente non posso appurare con certezza solo dalle sue parole.
      Le consiglio di iniziare a parlarne al medico di base che potrà valutare la situazione e indirizzarla se necessario ad uno psichiatra e quindi allo specialista più indicato per porre una diagnosi e impostare un’eventuale terapia.

      Se vuole mi aggiorni sulla situazione.
      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  15. Buongiorno, Desideravo esporre quanto sta accadendo a mia suocera. Da qualche mese la sentiamo mormora re, o in particolare come una sorta di brusio sotto voce.Mia suocera abita con il marito nell’appartamento sotto il nostro è siamo praticamente in una unica abitazione, essendo mia moglie figlia unica. Non ci sono problemi relazionali ed i nostri rapporti sono sereni. Non riusciamo a comprendere, io e mia moglie, quale sia il malessere che la induce a questa sorta di ‘straniamento’. Quando mia moglie la riprende lei risponde dicendo che non si accorge di questo mormorio. Mia suocera ha 71 anni e gode di ottima salute.
    Grazie

    1. Caro Maurizio,

      questa sorta di confabulazione che descrive potrebbe avvenire al di fuori del controllo di sua suocera, che nega di accorgersene, ed essere potenzialmente segno di qualcosa che non va dal punto di vista neurologico, ma potrebbe anche avvenire in uno stato di piena coscienza da parte della signora che potrebbe ad esempio parlare a qualche persona cara che non c’è più e vergognarsi di dirvelo.
      Nel suo post non cita suo suocero e quindi immagino che lui non sia preoccupato per la situazione o che non si sia accorto di nulla.
      Più che “riprenderla” sua moglie potrebbe cercare di parlare serenamente alla propria madre e, se questa confermasse che non si accorge di nulla, proporle una valutazione neurologica o un sostegno psicologico, nel caso in cui si aprisse e riferisse un malessere di questo tipo.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  16. Ciao
    vorrei parlare della mia mamma ha 50 anni e voglio sapere perchè parla da sola continuamente del suo passato precisamemte delle mia nonna paterna che è stata maltratata da lei quando lei e il mio babbo si erano sposati lei è rimasta a vivere 3 anni con la mia nonna. È da anni che lei parla di quel passato che è stato per lei brutto e continua ad odiarla e quando è da sola parla continuamente di cosa gli ha fatto o cosa fa quando viene a trovarci parla solo di lei e delle sue figlie maligne la mia mamma osserva qualsiaasi detaglio e tra l altro quando viene a trovarci la tratta benissimo e quando va via continua a parlare di lei da sola a volte inizzia parlarmi di lei ma dopo un pò mi stuffo e non l ha ascolto e penso che cosa potrebbe esserw questa cosache fa giornalmente parlare di lei non c e giorno che parla di lei e ripeto quando la vede fa finta di niente.

    1. Cara Sena,
      forse sua mamma non trova semplicemente nessuno che abbia voglia di ascoltare per l’ennesima volta il racconto di quello che è successo e lo ripete continuamente fra sè e sè perchè non riesce a ottenere una parola di conforto, un consiglio, una risposta che la porti a cambiare questa sua abitudine.

      Non conoscendo la signora è difficile fare altre ipotesi: le ha mai chiesto direttamente perchè continua a parlarne?

  17. Buongiorno dottoressa,

    le scrivo per chiederle un suo parere su una questione che mi riguarda che un po’ mi preoccupa.
    Sono una ragazza di 24 anni e negli ultimi anni ho la tendenza a parlare da sola in certi momenti, dicendo cose assolutamente prive di senso. Generalmente si tratta di singole frasi che non hanno un riferimento in ciò che sto pensando, altre volte mi ritrovo a “chiamare” nomi di persone che non hanno più a che fare con la mia vita e alle quali non necessariamente attribuisco particolare importanza. La sensazione che avverto è quella di dover distrarre la mia mente da un pensiero, variabile di volta in volta, che mi provoca ansia ma che quasi sempre, razionalmente, riconosco essere assolutamente futile.
    Fortunatamente riesco a controllare questo comportamento in presenza di altre persone, limitando al più ad un bisbiglio ciò che dico, tuttavia mi preoccupa un po’ questa situazione, soprattutto perchè ho la sensazione di non aver alcun controllo razionale sul contenuto di ciò che dico e ho l’impressione che la situazione stia andando gradualmente peggiorando. Inoltre ultimamente mi capita anche, talvolta, di fare gesti privi di senso con le mani.
    Ho una vita sociale normale e risultati professionali soddisfacenti, tuttavia sono molto ansiosa. Ho avuto disturbi dell’alimentazione e problemi di autostima per il corso di tutta l’adolescenza e ho una sorella estremamente problematica, la cui situazione è ascrivibile ad un disturbo borderline, che ha determinato una situazione piuttosto pesante a casa per lungo tempo.
    Spero potrà darmi un suo parere… quanto devo preoccuparmi?

    Grazie in anticipo e cordiali saluti

    1. Cara Anonima,

      è possibile che quanto mi riferisce sia legato all’ansia della quale afferma di soffrire e che immagino non abbia mai curato o comunque risolto.
      Si può trattare in particolare di sintomi di natura ossessiva e dell’emergere dal suo inconscio di contenuti ai quali che non riesce a dare un senso e che non riesce ad integrare all’interno del fluire della sua esperienza cosciente perché vi compaiono senza soluzione di continuità.

      Le consiglio sicuramente di approfondire la questione contattando uno psicologo psicoterapeuta di formazione psicoanalitica che la possa aiutare, tramite il metodo delle libere associazioni, a decodificare quanto sta emergendo dalla sua mente inconscia e che lei percepisce infatti come al di fuori del suo controllo.
      Le suggerisco di chiedere un aiuto adesso sia perché riferisce che la situazione sta peggiorando, sia perchè è ancora giovane e può essere più semplice intervenire ora piuttosto che fra qualche anno.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  18. Salve dottoressa.
    Sono un ragazzo di 16 anni e ho sempre avuto la propensione a parlare da solo, facendo davvero dei discorsi, parlando come se ci fosse un interlocutore esterno e alle volte dandomi perfino delle risposte.
    La avevo sempre vista come una cosa normale ma da un po mi sono accorto che forse non è così.
    Per esempio ogni volta che vado a scuola a piedi e sono solo, oppure quando vado a far fare una passeggiata al mio cane, comincio a parlare da solo senza mai fermarmi, spesso anche immaginando degli avvenimenti o delle situazioni che vorrei si svolgessero.

    Non ho molti amici e comunque non esco molto, la cosa che mi preoccupa e che spesso appena penso alla mia vita sociale ho dei fortissimi mal di pancia e mi sento, perdonando il francesismo, uno schifo.
    Crede dovrei consultare uno psichiatra?
    A qualche consiglio da darmi?
    Devo preoccuparmi?
    La ringrazio per il suo tempo.

    1. Caro William,

      devo premettere che essendo tu minorenne non posso risponderti entrando nel merito delle questioni, ma posso comunque dirti che forse la tua vita attuale non è particolarmente soddisfacente e che questo può portarti ad immaginare altri scenari e altri interlocutori che riempiano il vuoto relazionale per il quale dici di soffrire molto.

      Ti suggerisco di raccontare ai tuoi genitori di come ti senti perché possano ascoltarti e darti dei consigli, e magari di chiedere loro di darti la possibilità di parlarne con uno psicologo per farti dare una mano in questo momento.
      Puoi anche rivolgerti autonomamente allo Spazio Giovani del consultorio familiare della tua zona o città, se preferisci, dove troverai un mio collega con il quale parlare.

      Se vuoi fammi sapere.
      Ti faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  19. Buongiorno
    Sono preoccupata per me Stessa mi capita spesso di immaginare situazioni cche vorrei diciamo che sogno ma nella realtà possono durare massimo trenta minuti parlo come se fossi proiettata in un altro mondo le situazioni sono sempre piacevoli di fantasia è come se fossi catapultata in una nuova realtà a me piacevole o che vorreii che accadesse .. e’pura immaginazione ma ho paura ..

    1. Cara Jenny,

      di solito queste “fughe nella fantasia” avvengono quando la realtà che una persona vive è insoddisfacente e frustrante.
      Si tratta di scenari che la mente elabora con lo scopo di compensare le carenze della vita reale e possono essere utili per identificare i propri obiettivi e per iniziare a dirigere i propri sforzi e le proprie energie in una determinata direzione.

      Ciò che conta è che le sia chiara a differenza fra le sue fantasie e la realtà, e da quanto scrive mi sembra di capire che sia così.
      Le suggerisco quindi di individuare un obiettivo concreto sul quale concentrarsi per impiegare al meglio quel tempo e quelle risorse che per ora sta investendo nell’elaborazione di fantasie che non hanno alcun effetto sulla realtà.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  20. Ciao .! Spesso mi rotovo a parlare da sola anche non volendo perche mi preoccupo dala gente che mi guarda,e come se le parole mi escono spontaneamente. Di solito quando sono un po stressata e devo prendere delle decosioni mi consulto con me e a volte mi arrabio e mi sgrido..questo mi succede spesso quando sono sola a caminare ….è preoccupante ?

    1. Cara Meri,
      se ragiona semplicemente ad alta voce (senza sentire risposte che provengono da soggetti inesistenti nella realtà) non ha motivo di preoccuparsi, ma ovviamente chi la sente parlare da sola non può non stupirsi e non guardarla.
      Se non riesce a fare questi ragionamenti mentalmente, senza parlare, potrebbe approfondire la questione con uno psicologo per capire come mai ha bisogno di esprimere con le parole quello che pensa, invece di pensarlo semplicemente.
      Magari ha difficoltà di concentrazione e ragionare a voce alta la aiuta, o magari sente la mancanza di qualcuno con cui confrontarsi e che ascolti quello che pensa.
      Non posso sapere come stiano le cose e se queste ipotesi siano o meno verosimili, ma una consulenza psicologica la può aiutare a fare chiarezza.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  21. Salve dottoressa, è la prima volta che scrivo/parlo di questo argomento ad un esperto.
    Ho 20 anni e ho un fratello poco più grande di me che soffre di epilessia dalla nascita, o almeno credo, comunque da quando era piccolo. È un argomento che non è mai stato affrontato con me, nella mia famiglia in generale si tende ad omettere tante cose, ma (senza presunzione) sono sempre stata la “figlia intelligente” e ho sempre capito e scoperto le cose da me.
    Il problema che le porto è il seguente: mio fratello oltre all’epilessia ha sempre presentato una lieve forma di ritardo mentale, non so bene come spiegarlo, ma è timido, molto introverso, si fa condizionare dai suoi amici, tende a copiare i comportamenti degli altri e spesso con noi in famiglia è silenzioso e scorbutico. Ho paura di essere l’unica a preoccuparsi di come svolge la sua vita (tra sigarette e alcool, imitando i suoi grandi amiconi che più che altro lo usano come il giullare del gruppo) e qualche volta parla a bassa voce da solo; gli succede la mattina presto quando deve andare a lavoro, mentre cerca qualcosa è come se “commentasse” ciò che fa con esclamazioni tipo “ma dove l’ho messo?! Forse è qui… Ca**o è tardi.. Ah eccolo! Finalmente!” Sembra una telecronaca.
    Ha anche disturbi del sonno, fa molta fatica a distinguere il sonno – veglia e io non so più che fare. Ha bisogno di aiuto e nessuno se ne preoccupa.
    Sono io che sto esagerando?
    Il fatto che nella mia famiglia non si parli mai di certe cose cosa può voler dire?
    Perché mi sembra di essere l’unica a preoccuparsi?

    Scusi per la lunghezza del testo.
    Spero possa consigliarmi qualcosa.
    Grazie mille a presto

    1. Cara Adele,

      forse i suoi familiari non si sentono in grado di gestire la situazione di suo fratello o forse non l’accettano o se ne vergognano: tutti “buoni motivi” per far finta di nulla e trascurare il problema, che però esiste e richiede che ci si attivi per farvi fronte.
      Cerchi di parlare in un momento tranquillo con i suoi genitori per far presente – senza accusarli – che la situazione non le appare rosea e che ci sono una serie di aspetti (che elencherà loro) che meritano attenzione.

      Se il ragazzo soffre di epilessia immagino che sia seguito almeno da un medico, quindi vi suggerirei di sentire il suo parere sulla situazione e di aggiornarlo sugli aspetti della situazione dei quali immagino non sia stato messo al corrente.
      In tal modo il medico valuterà se è opportuna una valutazione psichiatrica o psicologica del ragazzo e vi orienterà in tal senso.

      In alternativa è possibile rivolgersi al Centro di Salute Mentale, penso che possa recarvisi anche lei da sola per chiedere informazioni su come farvi accedere suo fratello e su come regolarsi.

      Tanti cari auguri
      D.ssa Flavia Massaro

  22. Buongiorno dottoressa, io mi ritrovo a parlare da sola dopo che discuto con qualcuno. Mi sfogo dicendo tutto ciò che penso ad alta voce, come se stessi riflettendo su ciò che è accaduto. Mi devo preoccupare?

    1. Cara Costanza,

      probabilmente quello che fa è dovuto all’incapacità di esprimersi in maniera assertiva di fronte alle persone che sono destinatarie dei suoi discorsi solitari con le quali ha discusso poco prima.
      Se non riesce a dire quello che pensa e quindi a far presente il suo punto di vista è comprensibile che provi delle emozioni – rabbia prima di tutto – che generano la necessità di sfogarsi quando si trova da sola, visto che teme la reazione dell’interlocutore quando questi è presente.
      Non credo che si debba preoccupare, ma piuttosto che potrebbe cercare di migliorare la sua comunicazione con gli altri per evitare che si creino dei “sospesi” che poi la conducono a sfogarsi da sola, senza nessun effetto sulla relazione con le persone con le quali ci sono delle incomprensioni.
      Parlando da sola non risolve nulla, parlando chiaro con i diretti interessati può magari ottenere qualcosa.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  23. Salve dott.ssa,
    io ho l’abitudine di parlare da solo spesso, specialmente quando sono isolato in un ambiente vuoto (come camera mia) o in bagno, ad esempio. Sono perfettamente consapevole di essere da solo e parlo come se dovessi scandire ad alta voce i miei pensieri, del tipo “allora, adesso dovrei prendere l’auto per andare là ma non ho tempo, quindi prenderò i mezzi..” e via così. Sono cosciente del fatto che non c’è nessuno con me e mi guardo bene dal parlare da solo ad alta voce davanti ad altre persone, per non fare la figura del pazzo, o del dissociato.
    Una cosa che ho notato: tendo ad aumentare la frequenza dei miei “discorsi” quando passo periodi prolungati senza uscire con amici o con la mia ragazza (ad esempio per esami universitari che richiedono parecchio studio), mentre d’estate e in vacanza parlo pochissimo da solo. Qual è secondo lei la correlazione/la spiegazione?
    Inoltre, quando ero piccolo mio fratello maggiore (8 anni in più di me) spesso mi ignorava al tentare di raccontargli le mie cose, credo perchè semplicemente si annoiava e non gli interessava. Crede che possa essere una spiegazione?

    Grazie mille per la sua preziosa attenzione

    1. Caro Luca,

      se lei tende a parlare da solo in particolare nei periodi nei quali i suoi contatti sociali sono ridotti al minimo è possibile che questa abitudine indichi proprio che si sente solo e che le manca scambiare idee con gli altri.
      Se dice più o meno le stesse cose che direbbe ai suoi amici o alla sua ragazza, e non immagina scenari di fantasia o comunque compensatori rispetto a qualche carenza della sua vita reale, la spiegazione si può rintracciare proprio nella temporanea mancanza di contatto sociale e di scambio comunicativo attuato de visu.

      Se quindi prestando attenzione all’andamento della sua abitudine può confermare che si intensifica quando è più isolato dagli altri (e non soffre di alcun disturbo psicologico) non penso abbia alcun motivo di preoccuparsi.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  24. Salve,
    Mio fratello da qualche mese parla solo è assente e non sappiamo cosa fare. Lui sta andando da una psicologa ma non vediamo risultati. Ha 22 anni. Io non so cosa fare

    1. Cara Anna,

      il fatto che suo fratello parli da solo e vi sembri assente può essere indice di una patologia, così come di un disagio passeggero. Solo la psicologa che lo sta seguendo è in grado di porre una diagnosi e di sapere quindi sia quanto è grave la situazione, sia cosa potete fare per aiutarlo (sempre che sia necessario un vostro intervento attivo).
      Se suo fratello è d’accordo potete parlare con la dottoressa, meglio se nel corso di un colloquio congiunto, per esprimere le vostre preoccupazioni, ma prima ancora di arrivare a questo potete chiedere direttamente a lui quale valutazione e diagnosi ha ricevuto e cosa pensa della propria situazione, perché potete averne tutti una percezione differente.
      In ogni caso la “rapidità” con la quale potrete vedere dei risultati dipende da molti fattori e la diagnosi è sicuramente quello più importante: se il ragazzo soffrisse ad esempio di una psicosi il quadro sarebbe ben diverso rispetto ad una sofferenza di tipo nevrotico e la cura sicuramente più lunga.
      In tal caso ovviamente sarebbe necessaria anche una terapia farmacologica, prescritta da un medico psichiatra.

      Se lo desidera mi aggiorni, un caro saluto
      d.ssa Flavia Massaro

  25. Buonasera,
    Sono da due anni in una relazione con una persona che a detta dei dottori soffre di ansia e crisi di panico. È una ragazza molto dolce e sensibile ma è come se vivesse in un loop del suo passato, della sua passata relazione e di tutto il male che questa relazione le ha creato. Con amore e dedizione ho dedicato a lei tutti gli ultimi due anni, cerco di farla sfogare quando sta male e a volte dopo il pianto e la crisi torna la quiete. Va da uno psichiatra, da uno psicologo e fa terapia familiare. In continuazione mi dice di voler stare bene, di voler cambiare la sua vita ma la vedo isolata dal mondo che la circonda, ha solo me ed un altra amica. a volte sembra che la situazione migliora altre volte invece sembra di risprofondare nel baratro. Non so più che fare, spesso non riesco più a calmarla ed a volte ha anche paura di tutti, me compreso. Sono anni che la situazione è in stallo secondo i familiari. E l’amore della mia vita e non mi importa dei pregiudizi delle persone e del “cosa ti può dare una così?” come spesso mi hanno detto. Vedo spesso anche la sua dottoressa perché l’accompagno ad ogni seduta ma le dicono sempre che starà presto bene e lei inizia a non crederci più. Come posso aiutarla a stare meglio? Come posso aiutarla ad accettare i traumi del passato? Chiedo scusa per la domanda che le pongo ora perché può sembrare egoista ma come posso fare a non ammalarmi anche io che sto rimanendo schiacciato dal peso dei suoi problemi? Ho bisogno che qualcuno mi dica che tutto ciò si può risolvere che lei starà bene. Mi importa solo che stia bene, ormai ho smesso di preoccuparmi anche di me stesso.

    1. Caro Anonimo,

      senza conoscere la diagnosi precisa che è stata comunicata alla sua ragazza, la durata reale del suo malessere (che può essere più “antico” di quanto sembri) e il tipo di terapia che sta seguendo (che psicoterapia fa? quante sedute a settimana? quale/i farmaco/i assume?) non posso rassicurarla e dirle che tutto si risolverà, perché non posso avere idea di come stiano le cose nel dettaglio.

      A volte quando le terapie non funzionano, nonostante siano portate avanti da tanto tempo con continuità (sempre che questo sia il caso della ragazza), si può pensare che non siano la soluzione giusta per quel paziente, così come si può pensare che il paziente stesso, senza volerlo consciamente, tragga dei benefici da tutta la situazione – benefici che possono consistere nell’essere trattato con cautela e condiscendenza, non essere “disturbato” e non ricevere richieste perché sta male, ricevere molta più attenzione da chi ha vicino, essere esentato da tutto quello che si chiede normalmente a una persona (come lavorare, fare la propria parte in famiglia, partecipare a incontri/eventi ai quali non ha voglia di presenziare ecc.).
      Le situazioni nelle quali un paziente trae multipli benefici dalla propria condizione di “malato”, come ricevere molta attenzione e affetto e nessuna richiesta, sono quelle più difficili da modificare, perché il paziente – senza rendersene conto – riesce ad esempio a catalizzare l’attenzione di tutta la famiglia e in questo modo ottiene una sorta di compensazione per ciò che non ha avuto prima o comunque una rivalsa sui familiari.

      Non posso ovviamente sapere se e quanto la situazione della sua ragazza rispecchi questo stato di cose, ma considerando che è riuscita ad avere il 100% della sua attenzione in questi due anni (tanto che lei teme di ammalarsi) e che, se non ho capito male, non le sembra stia facendo particolari sforzi per cambiare e uscire da questo stallo, posso pensare che almeno in parte la situazione le garantisca di ricevere una quantità di attenzione e affetto che altrimenti non riceverebbe e che questo la gratifichi, rendendole più difficile guarire.
      In ogni caso anche se questa ipotesi fosse corretta la ragazza non potrebbe rendersene conto.
      Se sta seguendo le terapie continuativamente da anni a fronte di una diagnosi non grave (non quindi di psicosi o grave disturbo di personalità) può suggerire a lei e alla sua famiglia di sottoporre il suo caso ad una rivalutazione sia psichiatrica che psicologica, perché se tutte queste terapie non danno esito (sempre che, le ripeto, la diagnosi non sia seria e si sia curata continuativamente) può essere il caso di cambiare strada.

      Per quanto riguarda lei cerchi di ricordare che può essere d’aiuto, ma non curare la sua ragazza, e che per esserle di sostegno deve stare bene e non consumarsi occupandosi dei suoi problemi. Si riprenda i suoi spazi e pensi anche ad altro, in modo tale da riuscire a distrarsi e a rilassarsi, se non vuole logorarsi a causa della situazione.
      Le suggerisco anche di chiedersi come mai si è legato a una persona che ha un disagio di questo tipo, qual è il reale motivo (al di là dei sentimenti, che ne sono conseguenza) che l’ha spinto verso di lei.
      Rivede nella ragazza sé stesso o qualche persona cara della sua vita? In passato si è dovuto prendere cura di un familiare che non stava bene?
      Si faccia questo tipo di domande per comprendere meglio sé stesso e le sue scelte.

      Mi aggiorni quando vuole,
      un caro saluto
      d.ssa Flavia Massaro

  26. Buongiorno ultimamente parlo spesso da solo con il pensiero e non ad alta voce è una cosa normale o mi devo preoccupare?

    1. Caro Iola,

      la sua domanda non mi è chiara: in che senso parla da solo con il pensiero? Intende dire che riflette fra sé e sé senza parlare invece che pronunciando le parole?
      Se le cose stanno così di per sé non è nulla di preoccupante, a tante persone capita di riflettere in questo modo.
      Ovviamente se però ci fosse dell’altro (presenza di un disturbo psicologico, stress, uso di sostanze) il discorso potrebbe cambiare.
      Se vuole può specificare meglio qual è la sua situazione e in ogni caso se è preoccupato può rivolgersi di persona ad un mio collega per fare il punto della situazione.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  27. Cara dottoressa , ogni tanto piace rifugiarmi nel mio mondo , metto musica e inizio a girare per la stanza ed immaginare situazioni con persone che conosco , a volte rido anche ad alta voce , faccio espressioni facciali, dialogo , a volte mi capita di piangere e appena finisco e spengo la musica mi sento triste.. Potrebbe spiegarmi cosa mi succede?

    1. Cara Alessia,

      non conoscendola non posso dirle per certo cosa le sta succedendo.
      Da quel poco che ha riferito direi che è possibile che la sua vita non sia soddisfacente e che immagini determinati scenari e situazioni per compensare mancanze sul piano personale e/o sociale.
      Si immagina diversa da quella che è nell’atto di interagire con persone che conosce? Immagina di dire o fare cose che non avrebbe il coraggio di fare nella realtà?
      Se è così forse ha un’autostima carente che la porta a fantasticare scenari compensatori rispetto alla realtà che vive e quando “la musica finisce” ritorna a questa realtà, sentendosi triste.

      Se la mia ipotesi le sembra plausibile le suggerisco di rivolgersi ad uno psicologo per evitare di alimentare la distanza fra realtà e fantasia e lavorare per cambiare sé stessa, in modo tale da costruirsi delle relazioni più soddisfacenti.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  28. Gentile Dottoressa, le scrivo per una fortissima paura che riguarda dei cambiamenti che avverto da qualche settimana. Mi sveglio nella notte urlando e picchiando, il più delle volte bestemmiando. Anche da sveglia ora mi capita di parlare da sola ma senza che io pensi a quello che sto dicendo. Il più delle volte sono forte imprecazioni e bestemmie, minacce di aggressione verso di me o verso gli altri. E’ come se ci fosse una parte estranea di me che sta invadendo la mia testa. Mi è capitato anche di tagliarmi in preda ad una rabbia immensa e incontrollabile, in quei momenti vorrei spaccarmi la testa contro un muro. il parlare ad alta voce non è però solo collegato agli attacchi di ira, capita anche dal niente. Sono una receptionist e normalmente non mi esprimo volgarmente, questo mi preoccupa molto perchè è come se non fossi io. La ringrazio dell’attenzione.

    1. Cara Larissa,

      visto il quadro che descrive le suggerisco di rivolgersi ad un medico psichiatra per fargli valutare di persona la sua situazione perché potrebbe trovarsi all’esordio di un disturbo mentale.
      Da qui ovviamente non posso né porre una diagnosi né farmi un’idea precisa della sua situazione, quindi la rimando ad un’analisi condotta di persona da un medico che possa eventualmente prescriverle dei farmaci, se il problema fosse serio, o suggerirle una psicoterapia, se non riscontrasse nulla di anomalo sotto il profilo psichiatrico.

      Quanti anni ha?
      E’ cambiato o successo qualcosa di particolare nella sua vita di recente?
      Fa uso di farmaci o sostanze?
      Lei o un suo familiare ha mai sofferto di un disturbo mentale in precedenza?

      1. Gentile Dottoressa, grazie della veloce risposta. Ho 32 anni, ho sofferto in passato di disordini alimentari (con ricovero in cdca) questo quando avevo 20 anni. In precedenza dai 14 anni ho avuto problemi di autolesionismo e depersonalizzazione con diagnosi borderline. Avevo seguito diverse terapie ma senza costanza, mi sembravano più dannose che altro, fino a che mi hanno ricoverato al centro per anoressia e dopo qualche mese di terapia sono uscita e stavo benissimo. Il passato mi sembra lontanissimo e i sintomi di adesso mi sembrano diversi, mi sembra che non mi appartengano ma che mi si stiano insidiando da fuori, contro la mia volontà. Oggi convivo felicemente ho un lavoro gratificante che mi piace molto. L’unico cambiamento della mia vita è stato smettere di fumare circa venti giorni fa ma questo senza troppi sacrifici (fumavo da circa otto anni un pacchetto di sigarette al giorno). Mia sorella è schizofrenica (ma con i farmaci ha una vita “normale” lavora e coltiva i suoi hobby). Ho zia e nonna con trascorsi di ricovero in centri per disturbi mentali (ma credo solo per leggere depressioni). Al momento sto assumendo xanax in gocce (circa 13 tre volte al giorno e più volte se ne sento la necessità, soprattutto al lavoro faccio fatica a reggere gli altri (e sono receptionist non è proprio facilissimo anche perchè mi escono risposte violente e insulti che faccio fatica a controllare (lo so e mi allontano velocemente dalla persone) ma dopo dieci anni di lavoro le mie titolari sono terrorizzate e mi hanno detto curati. Io una visita l’ho fissata per martedì da uno specialista ma non ho molta fiducia. non capisco cosa sta succedendo sono molto confusa faccio fatica a parlare e tenere gli occhi aperti contemporaneamente mi si spacca la testa dal male, la luce è terribile e i colori stanno cambiando (sono diversi più vivi o finti come se fosse tutto di carta). scusi le mie parole non riesco a capire se hanno un senso o meno.

  29. salva dottoressa sono una ragazza di 18 anni; io da quando ero piccola mi sono sempre immaginata in situazioni diverse; queste situazioni non le espongo oralmente ma comunque mi muovo, faccio gesti facendo finta di avere davanti a me appunto delle pesone immaginarie. e spesso mi immagino diversa da come sono nella realtà .devo preoccuparmi? io ho diversi porblemi di autostima non so se possono centrare.. e

    1. Cara Giusy,

      è possibile che le tue siano semplicemente delle “prove di interazione”, che effettui perché non ti senti sicura di te stessa e vuoi trovarti a tuo agio nelle situazioni sociali, nelle quali provi dell’ansia, preparandoti ad affrontarle.

      Se ti limiti a questo non hai probabilmente motivo di preoccuparti, ma ti suggerisco ugualmente di occuparti dei tuoi problemi di autostima facendoti aiutare da uno psicologo a risolverli.

      Un caro saluto.
      d.ssa Flavia Massaro

  30. Salve. Sono un paio d’anni che parlo da sola,non avevo mai dato importanza alla cosa..ma quando mi sono resa conto di sentire delle risposte e che queste provenissero da più di una voce,ho iniziato un pochino a preoccuparmi…questo vale per qualsiasi considerazione io faccia tra me e me..mi saprebbe indicare il motivo di ciò? Grazie in anticipo…distinti saluti.

    1. Cara Berry,

      se sente provenire delle risposte da parte di voci non appartenenti a persone reali, presenti nel luogo in cui lei si trova, è possibile che quanto le succede sia di pertinenza psichiatrica.
      Le suggerisco di conseguenza di rivolgersi a un medico psichiatra per una valutazione diretta del suo caso, valutazione che da qui non è possibile effettuare.

      Se vuole mi aggiorni, un caro saluto
      D.ssa Flavia Massaro

  31. Buongiorno dottoressa,
    sono un pò preoccupata perchè mio figlio di 5 anni, con un ritardo nel linguaggio seguito da personale specifico, da una settimana mormora sottovoce sempre tre parole “no” “uno””basta”
    Al mio chiedere spiegazione mi dice “uno e poi basta mamma” (tipo un cartone e poi basta, un gioco e poi basta) solo che lo fa nei momenti più disparati quando non è impegnato a parlare o a giocare attivamente.
    Le ripete spesso e sottovoce e sentirlo mi provoca ansia, in questa settimana è anche cambiato perchè i bambini dell’asilo tendono ad allontanarlo visto che fanno fatica a capire quando parla e lui è un bimbo molto vivace e irruente e può dare fastidio ai bimbi più calmi.
    Devo preoccuparmi o può essere dovuto a stress?
    Grazie mille per la sua risposta

    1. Cara Vania,

      sono spiacente, ma da qui non sono in grado di risponderle: per stabilire se sta succedendo qualcosa di rilevante o preoccupante è necessario osservare il bambino di persona e nel corso nel tempo e penso che i professionisti che lo stanno seguendo possano tranquillamente darle delle risposte perché lo conoscono bene e lo osservano già da tempo.
      A volte i bambini prendono abitudini che ci paiono strane e che durano anche solo qualche giorno, ma solo di rado si tratta di qualcosa che meriti attenzione.
      La invito quindi a rimanere tranquilla se i professionisti che conoscono il piccolo le diranno che non sta accadendo nulla di preoccupante.
      Per quanto riguarda l’interazione con gli altri bambini all’asilo è importante che chieda la collaborazione delle insegnanti perché agevolino i rapporti fra suo figlio e i compagni e perché possano mediare fra di loro quando si presentano delle difficoltà di relazione o delle incomprensioni.

      Se lo desidera mi faccia sapere, un caro saluto
      d.ssa Flavia Massaro

  32. salve.
    Sono un ragazzo di 27 anni,mi sono accorto da qualche tempo che penso ad alta voce,cioe sussurro cio che penso e la cosa mi crea un tale disagio ed imbarazzo che quando mi succede(e mi succede nel 90% dei casi quando sto da solo) me ne vergogno.Perciò ho contattato uno psichiatra ed ad oggi sono in cura da lui soltanto che i sintomi sono allieviati ma non spariti.Vorrei capire se cambiar cura o rassegnarmi al fatto che anche se in maniera minima continuerò a pensare ad alta voce.
    La ringrazio anticipatamente.
    Distinti saluti

    1. Caro Tito,

      lo psichiatra al quale si è rivolto ha posto una diagnosi precisa per la sua situazione?
      Se sì, quale?
      Le ha prescritto dei farmaci?

  33. Gentile dottoressa,
    Ho 24 anni ed anche io parlo quasi sempre da sola oppure mentre magari sto dialogando con qualcuno nel frattempo mi domando già cosa o come rispondere e nel frattempo dirmi: “stai attenta a ciò che dici.”
    Premettendo che ricordo di avere queso problema fin da piccola anche se negli ultimi anni il numero di conversazioni è aumentato esageratamente.
    Da piccola parlavo con i miei peluche che li ritenevo veri e propri esseri viventi, amici, amori che mi accompagnavano durante le mie giornate.
    Negli ultimi anni, specialmente la sera, parlo con me stessa rispondendo ad alta voce su ciò che sia giusto e non da fare… Su cosa indossare… Su cosa dire… E su cosa non dire… In pratica dialogo come stiamo dialogando io e lei in questo momento.
    A volte è capitato anche che, in periodo di stress, mi sia violentemente offesa…
    Ah, forse è un particolare importante: quando parlo da sola tendo principalmente a farlo davanti ad uno specchio fissando i miei occhi che si riflettono (nella vita quotidiana invece quando parlo con le persone non riesco a guardarle negli occhi).
    Distinguo ancora la realtà dalla mia fantasia ma ho il terrore di entrare nella psicosi ma lasciare questa “pratica” non ci penso proprio (è L unica voce di cui mi fido e a cui posso dire tutto).
    La ringrazio per avermi Letta ed attendo risposta.
    Buona giornata e cordiali saluti.

    1. Cara Clara,

      il cosiddetto “dialogo interno” è presente in ognuno di noi perché la personalità individuale non è monolitica, ma è composta da più parti e contiene presenze esterne interiorizzate (gli “oggetti interni”) che possono trovarsi anche in contrapposizione fra loro.
      All’interno di una singola mente inconscia possono essere presenti ad esempio una figura materna interiorizzata, dalle caratteristiche severe e punitive, e una figura paterna interiorizzata, dalle caratteristiche più tolleranti, oppure il contrario.
      La varietà delle caratteristiche degli oggetti interni anima e alimenta il dialogo interiore dell’individuo, che di volta in volta si può identificare con uno di essi o rispondere involontariamente alle loro sollecitazioni, come se queste provenissero da persone reali.
      Può essere che “L” rappresenti per lei una figura disponibile e tollerante e che sia quindi una presenza interiore positiva, con la quale lei interagisce perché non ha altre figure di riferimento nel mondo esterno.
      Ciò che conta è che si renda conto che tutto proviene dalla sua stessa mente e che non è reale.

      Dal momento che sembrerebbe essere una persona timida, visto che teme costantemente di dire qualcosa di sbagliato e non guarda gli altri negli occhi, le suggerisco di rivolgersi ad uno psicologo per farsi aiutare ad uscire dal probabile isolamento affettivo e ad accrescere la sicurezza in sé stessa, della quale sembrerebbe essere carente.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  34. Salve dottoressa e salve a tutti coloro che hanno scritto in questa pagina, anche io a volte parlo da solo a voce alta. I miei sono pensieri che a volte esprimo ad alta voce (mi capita qualche anche quando cammino per strada). Per adesso non penso che sia grave e lo considero al pari di canticchiare una canzone a voce alta, niente di piu’. Non scrivo quindi per chiedere un parere o un consiglio ma per evidenziare solo che capita anche a me. Magari questa cosa e’ di conforto per qualcuno dei presenti. In fondo nel teatro esistono i monologhi, quindi ragionamenti fatti a voce alta da una medesima persona. Credo che a volte i pensieri hanno solo bisogno di uscire fuori e di farsi ascoltare, anche se chi li esprime e chi li ascolta sono la stessa persona. Spero di aver contribuito.

  35. Ciao, ho 19 anni e parlo da sola, tutti i giorni da tutta la vita, non ne posso fare a meno, ho un fratello immaginario e provo molto affetto per lui pur sapendo che non esiste per me è come se c’è in più gli ho creato tutta una storia, lui che ha una figlia di nome jasmin da cui quando è nata gli e morta la mamma e lei l’ha affidata a me, io ci parlo faccio finta che lei si addormenta accanto a me e delle volte la rimprovero ma non parlo proprio ad alta voce, bisbiglio per non farmi sentire, in più parlo anche con persone che esistono davvero che sono mie amiche e anche persone che non conosco ma mi stanno simpatiche e faccio finta che siano li insieme a me, a volte mi inventò storie brutte come se mi è successa qualcosa e faccio finta che mio fratello mi consola, in più mi inventò che sono una ballerina e che mio fratello mi fa da padre. Quando il mio ragazzo non c’è ci parlo lo stesso come se lui è con me. E mentre parlo anche se non sento nessuna risposta ma immagino che loro mi stanno rispondendo, quando piango mi accarezzò e faccio finta che sia mio fratello.
    Altre volte faccio finta di avere dei figli e ci parlo oppure di essere in gravidanza.
    Per lei sono pazza?

    1. Cara Anonima,

      non posso dirle se lei è “pazza”, non potendola valutare dal vivo, ma il fatto stesso che se lo chieda depone a favore dell’ipotesi che non lo sia.
      Da quello che scrive mi sembra chiaro che distingue la realtà dalla fantasia, le persone che sono lì con lei da quelle che non ci sono o che non esistono, e questo è molto importante.
      Penso che gli scenari, i personaggi e le situazioni che crea con la fantasia siano presumibilmente spia di un malessere profondo, probabilmente legato ad un forte senso di solitudine, alla paura dell’abbandono, alla necessità di ricevere attenzioni.
      Altrettanto probabilmente si tratta di fantasie compensatorie rispetto ad una realtà che, così com’è, non le piace, e che vorrebbe fosse diversa, popolata da più persone care (il fratello immaginario, il bambino che fantastica di aspettare, …).

      Se tutto questo le provoca disagio e desidera cambiare quello che non la soddisfa, invece di limitarsi a immaginare una vita diversa da quella che ha, le suggerisco di farsi aiutare da uno psicologo a lavorare su di sè. Ci rifletta e se vuole mi aggiorni.
      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  36. Buonasera Dottoressa. quello che vorrei chiederle a differenza degli altri casi non riguarda me, ma un bambino, figlio di una mia conoscente con cui tuttavia non ho molte confidenze. Ho avuto modo di stare in compagnia di questo bambino (ha 10 anni) e di parlare con la sua attuale baby-sitter, la quale è preoccupata per alcuni suoi comportamenti . il bambino, infatti, parla da solo in luoghi pubblici (ad es. con gli alberi nel parco) e non ha amici con cui giocare, bensì preferisce isolarsi e non socializzare. anche con coloro che conosce è timido e parla poco, e spesso diventa aggressivo, innervosendosi animatamente o alzando le mani contro il fratellino più piccolo. suo padre è all’estero e sua madre dovendo mantenere i suoi piccoli senza il sostegno morale ed economico del marito, lavora sodo e sembra non avere tempo per notare i disagi comportamentali dei propri figli . ho molto a cuore il benessere di questo bambino, perchè ha chiaramente bisogno di aiuto, di essere seguito, ma vorrei trovare il momento e le parole giuste per parlarne con sua madre, e non so se consigliarle con tatto di farlo visitare da un esperto. Mi piacerebbe pensare quanto meno di averci provato. Attendo una sua gentile risposta.

    1. Carissima,

      è apprezzabile il suo interessamento per questo bambino che le appare così triste e instabile.
      Non è facile trovare il modo più adatto per parlare alla madre del fatto che le sembra che possa aver bisogno di aiuto, perchè potrebbe reagire con aggressività, sentendosi messa sotto accusa, o negando ogni anomalia, a causa del senso di colpa per l’impossibilità di seguirlo come sarebbe necessario.

      Le consiglierei di far parlare la baby-sitter con la madre, raccomandandole di esporre con dolcezza e senza alcun tono di rimprovero i fatti specifici che le danno da pensare, e che potrebbe anche annotare. Dal momento che si occupa del bambino diverse ore al giorno penso che la madre possa dare peso alle sue parole, in fin dei conti la paga perchè il bambino sia seguito in maniera adeguata.

      Solo nel caso in cui non la ascoltasse o non le credesse potrebbe intervenire anche lei, con il massimo tatto, per far presente che ha l’impressione che il bambino soffra per la mancanza del padre perchè appare aggressivo e solitario.
      In ogni caso immagino che il bambino sia a contatto con le maestre all’asilo o a scuola e deve tener presente che hanno il compito di segnalare ai genitori i comportamenti anomali dei loro bambini, quando non ai servizi sociali (nelle situazioni più gravi), quindi sono presenti anche altre figure che hanno la responsabilità di vigilare sul benessere del piccolo.

      Se lo desidera mi aggiorni, un caro saluto
      D.ssa Flavia Massaro

  37. Gentile Dottoressa, io parlo da sola da sempre. È’ la prima volta che ne parlo con qualcuno, perché me ne vergogno e non la considero una cosa normale. Ho iniziato a parlare da sola durante l’adolescenza, io non avevo amici, non avevo una vita sociale, ero il bersaglio dei bulli, non avevo una famiglia che comprendesse il mio disagio interiore. Da allora non ho mai smesso, e lo faccio quando sono da sola, quando sono certa che nessuno potrà sentirmi. Io credo di aver sviluppato ciò perché non ho mai avuto nessuno che mi ascoltasse e questo mi ha portato a parlare con me stessa, ma nelle mie conversazioni immagino le persone con cui voglio interloquire e gli dico tutto quello che non sono riuscita a dire realmente, quindi le lascio immaginare che quando sono arrabbiata ( e ciò capita tutti i giorni) immagino di litigare a voce alta contro il mio capo. Tutto ciò e’ accompagnato da dei tic nervosi ( che mi sono comparsi quando ero una bimba di sei anni, e mai curati) e da pensieri ossessivi convulsivi, che mi impediscono di vivere la mia vita normalmente e che mi fanno essere depressa. Forse, sono un soggetto fragile, che risente molto del malessere sociale e lavorativo.

    1. Cara Antonella,

      la sua vita da adolescente (e forse anche da bambina) è stata difficile e non ha ricevuto ascolto e sostegno da parte di nessuno, quindi è comprensibile che abbia trovato un metodo per sentirsi meno sola, iniziando a parlare con sè stessa e ad ascoltarsi e consolarsi da sola.
      E’ un’abitudine che non ha abbandonato e che ora, da adulta, può utilizzare per riflettere ad alta voce su quello che le succede e anche per sfogarsi quando non può farlo nella vita reale (come ad esempio quando è furiosa con il suo capo).

      Da quanto riferisce, come ad esempio il fatto che non riesce ad esprimere il suo punto di vista con gli altri, sembra che la sua autostima sia piuttosto fragile e che la mancanza di un solido sostegno familiare l’abbia lasciata in balia di soggetti come i bulli che la prendevano di mira da ragazzina – e che magari lo fanno ancora oggi, sul lavoro, nelle persone dei colleghi e/o del capo.
      La presenza di sintomi d’ansia, come i tic e le ossessioni-compulsioni, completa il quadro e mi porta a consigliarle di farsi aiutare da uno psicologo psicoterapeuta che possa occuparsi di lei in maniera adeguata.

      Non si consideri automaticamente un soggetto fragile e diverso dagli altri per il semplice fatto che ha delle difficoltà: provi a considerarsi una persona che non ha mai ricevuto aiuto e sostegno e che fin qui e l’è cavata da sola, riuscendo a realizzare alcune cose, anche se non tutto quello che avrebbe voluto.
      Se si farà aiutare potrà essere più forte e serena e arrivare a realizzare anche il resto.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  38. Ciao a tutti … Io da diversi mesi sto parlando da sola senza accorgemene in fatti l ha scoperto mia mamma comunque… Mi hanno detto cje praticamente faccio delle domande a vuoto è poi mi trasformo in qualcunaltro che risponde oppure che mi isolo da tutti è mi trovano a parlare da sola di cose cje nemmeno esistono vi prego aiutatemi

    1. Cara Giorgia,

      quello che ti ha riferito tua mamma merita la massima attenzione.
      Ti consiglio di rivolgerti assieme a lei – che può testimoniare quello che ti ha visto fare – ad uno psicologo o meglio ancora ad un medico psichiatra, per chiedere una valutazione adeguata della tua situazione.

      Non sottovalutare il problema perchè potrebbe essere qualcosa di serio, cosa che ovviamente da qui io non posso stabilire.

      Se vuoi fammi sapere,
      un caro saluto
      D.ssa Flavia Massaro

  39. Gentile Dottoressa Massaro, da circa 2 mesi mi sono accorta che mio figlio, chiuso nella sua camera, balla con le cuffiette alle orecchie collegate al cellulare o al tablet, ma un ballo con movimenti delle braccia e delle gambe sempre ripetitivi, poi ogni tanto si ferma, pigia dei tasti del cellulare, e parla a voce bassa, ma come se stesse dialogando con qualcuno in stanza. Lui ha 28 anni, fa un lavoro che gli piace, ma da circa 1 anno ha avuto piu’ di un motivo di stress: la ragazza che lo ha lasciato dopo 4 anni, amici persi a causa di questa ragazza che lo ha fatto allontanare da loro, un leggero virus che lo ha debilitato fisicamente, ora fortunatamente passato, un’altra storia di 6 mesi con una ragazza che aveva molti problemi familiari, e che lui ha lasciato. Sono molto preoccupata, ho provato a parlargli dolcemente chiedendogli se aveva un periodo di stress, lui me lo ha confermato, ma non mi ha assolutamente accennato al suo monodialogo o del suo ballo strano, anzi, mi ha rassicurata perchè mi ha visto molto preoccupata. Ho paura a dirgli che l’ho sentito e visto parlare come se ci stesse qualcuno con lui, ma temo possa peggiorare.Consideri che comunque fuori della sua stanza è perfettamente normale, fa palestra, ogni tanto va a ballare….ma non ha amici se non semplici ed occasionali conoscenti con cui si incontra quando va a ballare. Che fare? Come la prenderebbe se gli proponessi di andare da uno psicologo?La ringrazio molto se vorrà darmi un consiglio.

    1. Cara Annamaria,

      non conoscendo suo figlio non sono in grado di dirle come prenderebbe il suggerimento di rivolgersi ad uno psicologo, nè per quale motivo effettua quei brevi monologhi che lei ha intercettato.
      Forse è proprio la solitudine che lei menziona a spingerlo a parlare da solo e a fantasticare su situazioni appaganti, nelle quali sono presenti anche altre persone alle quali magari immagina di rivolgersi.

      Ha fatto bene a dirgli che è preoccupata per lui e che lo vede stressato, perchè sappia che non è solo e che c’è qualcun altro che si preoccupa per lui.
      Può provare a compiere un passo successivo chiedendogli se si sente solo, prima di dirgli chiaramente che lo ha sentito parlare da solo – cosa che potrebbe imbarazzarlo e farlo chiudere in sè stesso per reazione. Terrei questa comunicazione come ultima risorsa, proprio perchè gli può provocare vergogna e indisporlo al proseguimento del dialogo.

      Gli consigli di fare qualche colloquio con uno psicologo usando parole pacate e senza farlo sentire problematico, ma sottolineando semplicemente la necessità di sfogarsi e ricostruire quello che non ha più.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  40. Buongiorno Dottoressa. Il mio problema peggiore che mi rende una persona strana e fuori normalità è la brutta abitudine di parlare da sola e molte volte dicendo e sbraitando parole assurde e insensate quando mi sfiorano i ricordi legati a pessime figure di cui provo vergogna e schiaccio in questo modo anomalo. Mentre altre volte parlo sola pensando alle ingiustizie ricevute che in quel momento non sono stata capace di rispondere in maniera intelligente e penso a come avrei dovuto farlo, e simulo la situazione. Purtroppo è diventata un’abitudine che mi porto da quasi 15 anni, e diventa incontrollabile, da non trattenermi se ci sono persone attorno. Tutto nasce dal fatto che godo di una scarsa autostima e di ingiustizie ne ho subite molte. A questo aggiungo anche che sono distratta e dimentico molte cose, e capita che quando penso eventi passati mi picchio da sola immaginando che in realtà avrei dovuto farlo a chi mi ha trattata male. Nel mio caso chi dovrei consultare per recuperare la mia personalità? Ho 34 anni e ho paura di peggiorare di brutto se non mi aiuto e per farlo ho bisogno di uno bravo specialista, il potenziale per migliorare non mi manca. Grazie in anticipo per i suoi consigli. Cordiali Saluti

    1. Cara Joyce,

      stando a quanto riferisce sembra che lei stia cercando di superare eventi dolorosi del passato rielaborandoli a modo suo e attuando perfino comportamenti auto-aggressivi, pur di cercare di superare il senso di impotenza e la rabbia che si porta dentro.
      Questo non è buon segno, perchè indica sia che lei vive un profondo senso di passività a causa di torti/violenze subite, sia che si svaluta e si sente in colpa per non aver risposto a suo tempo in maniera più ferma o più aggressiva a chi le ha fatto del male.

      Non so cosa le sia successo, ma probabilmente ha fatto tutto quel che ha potuto per difendersi – o forse in quei momenti, quando era molto più giovane, non poteva fare proprio nulla: ora non ha senso darsene la colpa e immaginare risposte che potrebbe dare in virtù dell’età e dell’esperienza di oggi, ma che non poteva formulare 15 anni fa come farebbe adesso.
      Anche il fatto che ultimamente non riesca a trattenersi dal comportarsi come ha riferito quando sono presenti altre persone può indicare che il livello di rabbia è aumentato al punto tale da non essere più gestibile e che è urgente che lei chieda aiuto.

      Le suggerisco di seguire il proposito che ha formulato e di rivolgersi ad uno psicologo o psichiatra per avere prima di tutto una diagnosi e capire se soffre di qualche disturbo, considerando anche la possibilità che un supporto farmacologico si renda utile o necessario al momento.
      Penso che l’importante sia non lasciar passare altro tempo e intervenire efficacemente per consentirle di costruire un futuro più sereno per sè stessa ed eventualmente per le persone a lei vicine.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  41. Buongiorno dottoressa,
    Mi chiamo Sonia, sono una ragazza di 24 anni.
    Mi capita spesso, dopo aver vissuto una situazione reale in cui non sono stata in grado di rispondere come avrei voluto mi viene poi a casa di ripetere la situazione provando a rispondere come volevo!
    Essendo una situazione che mi crea “ansia” in quanto mi sento di non riuscire ad essere come vorrei e ad avere le reazioni immediate che vorrei, a volte di getto prima di addormentarmi, nel momento in cui ripenso alla situazione, mi viene di fare dei versi o di dire parole (sempre le stesse) che li per li mi tolgono dallo stato d’ansia. ( mi capita anche quando capisco di aver commesso degli errori in generale e non solo prima di addormentarmi, anche quando durante il giorno ripenso a quella determinata situazione)
    È normale?

    1. Cara Sonia,

      non riesco a comprendere bene quello che mi riferisce.
      Se i versi e le parole che utilizza sono parte di una sorta di “rituale” che le serve per tranquillizzarsi in occasioni fra loro differenti, e vive un certo disagio fino a quando non li ha emessi, è possibile che soffra di un disturbo di tipo ossessivo, per la cui diagnosi deve rivolgersi di persona ad un mio collega.

      Per quanto riguarda invece i dialoghi immaginari, come per le altre persone che hanno riferito la stessa cosa vale l’ipotesi che si tratti di un modo per padroneggiare meglio la realtà, per “allenarsi” ad affrontare situazioni che dal vivo risultano ansiogene e mettono a dura prova la persona o per “correggere” eventi già accaduti, nei quali la persona non è stata in grado di rispondere come avrebbe voluto a causa in genere di insicurezza e scarsa autostima.

      Valuti l’opportunità di rivolgersi a un mio collega, almeno per inquadrare la situazione e capire se il suo è un disturbo o solo un’abitudine.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  42. Salve Dottoressa, ho scoperto mio fratello a parlare da solo rispondendo ad una persona che gli imponeva di fare una cosa e inventando tutta una fantasia che rispecchia degli elementi della realtà ma è molto confusa, gridava contro una ragazza inesistente. Lui è iscritto all’università ma è un pò che non riesce a dare esami, recentemente nostro padre si è ammalato di tumore e in famiglia siamo tutti molto stressati. Di solito è una persona molto razionale, però spesso non riesce a fare le cose più basilari come parcheggiare bene la macchina se è molto nervoso, oppure avvitare delle viti, cose semplici. Ho letto su internet che questo potrebbe essere indice di schizofrenia. Potrebbe darmi un parere? Grazie.

    1. Cara Aurelia,

      da qui non posso porre alcuna diagnosi, ma posso dirle che se ha visto suo fratello comportarsi come se stesse interagendo con una persona che in realtà non esiste c’è purtroppo la possibilità che stia esordendo un disturbo di natura psicotica.

      Considerando il grave stress che tutti in famiglia state vivendo a causa della malattia del papà è comprensibile che gli equilibri preesistenti cambino e che si inneschino dei disturbi psicologici in reazione alla paura per la possibile perdita: è importante che il ragazzo venga visitato da uno psichiatra per comprendere cosa gli sta accadendo e se è necessario che inizi una terapia.

      Mi aggiorni quando vuole, le faccio tanti auguri
      d.ssa Flavia Massaro

  43. Salve Dottoressa Massaro, circa due anni fa ho avuto un “episodio depressivo della durata di un anno + ansia generalizzata”, tutto cominciò agli inizi dell’adolescenza, avevo un vuoto ed un senso di colpa costante, mi sentivo solo e questa debolezza mi portò ad avvicinarmi alle persone sbagliate ovvero altri che si sentivano come me, ma che erano racchiuse in un vortice di negatività ben più profondo del mio ai tempi. Pian piano il malessere che mi portavo dentro crebbe e più il tempo passava e più io mi isolavo e mi sentivo solo, termine di 5 o 6 mesi ero come mi (s)piace definirmi “dipendente” da quelle emozioni negative e da quei pensieri. Non riuscivo più a provare un briciolo di felicità, la serenità sembrava un ricordo lontano, le uniche persone con le quali comunicavo erano distanti centinaia e centinaia di chilometri ed erano in situazioni forse peggiori della mia, mi sentivo un emarginato, un diverso, non avevo voglia di vivere, avevo perso ogni interesse, non avevo amici, non avevo hobby, non avevo nulla, tutte le giornate mi alzavo sapendo che anche quel giorno avrei sofferto, e soffrivo. Passò qualche altro mese, la mia situazione era persino peggiore, cominciai a trascurarmi, non capivo perché nessuno mi amasse, perché fossi così solo e triste, cominciai a pensare che la felicità non esistesse o che comunque io non potessi provarla, non era per me. Diventai autolesionista, prima iniziai a praticarmi dei tagli sulla parte interna dell’avambraccio, con lamette di temperino, coltelli, e tutto ciò che avevo a tiro per squarciarmi la pelle, il bruciore alle braccia sembrava quasi un sollievo da tutta quella situazione, poi passai alla parte superiore delle dita e infine nelle situazioni di stress iniziai a darmi botte a braccia e gambe. Raggiunto l’apice di questo malessere, quando ormai avevo solo pensieri suicidi e tanta paura di morire, non so come successe, ma un giorno decisi di smetterla con tutta quella situazione, non ne potevo più, mi rassicurai che non avevo nulla da perdere nel provare a cambiare, per fortuna sono ateo altrimenti mi sarei ammazzato prima di quel momento, comunque decisi che io dovevo essere una persona felice, quella felicità che tanto bramavo doveva essere mia, gettai tutti gli arnesi con cui mi ero fatto del male, via, spazzatura, dove non avrei potuto mai più riprenderli, chiusi i contatti con tutte quelle persone negative con le quali avevo condiviso quei mesi strazianti, cercai di farmi qualche amica e ci riuscii, a loro sembrava nulla, ma mi illuminavano le giornate, e mi rendevano la persona più felice del mondo, se ne sono uscito da quel “vortice” lo devo anche a loro, cercai online qualche articolo sul come migliorare la mia vita ed inaspettatamente trovai un sito che mi aiutò tantissimo, sul quale tutt’ora di tanto in tanto mi appoggio quando sono in difficoltà. Avevo fatto il grande salto, non volevo più essere triste, sembrerà poco, ma è una grande presa di coscienza, mi stavo impegnando per poterne uscire definitivamente, avevo degli amici finalmente, una guida (il sito) e tanta voglia di star bene, dopo un anno di male interiore, sentirsi sereno e felice fu come un trip di una droga potente, davvero bellissimo. Ero già a metà della strada per la “guarigione” ma i pensieri che avevo avuto giornalmente nei mesi precedenti mi prendevano all’improvviso facendomi mancare il fiato o a volte rovinandomi le giornate, così cercai di reprimerli e quando si presentavano mi dicevo in testa “BASTA” e sembravano cessare, poi cominciai a dirlo ad alta voce come se io ed i miei pensieri fossimo due cose diverse, davo un ordine a voce alla mia mente di smetterla di tormentarmi, detto così sembra stupido, ma funzionava e a me andava bene. Mi resi conto però che quei pensieri io li facevo quando pensavo a qualcosa nella mia mente e purtroppo non ne avevo il controllo così, cominciai a pensare ad alta voce, perché se i pensieri in testa difficilmente li controllavo, a voce potevo dire ciò che volevo. Questa cosa funzionò e quei pensieri diventarono sempre più sporadici fino a scomparire nell’arco di un anno. Passato il tempo cambiai gruppo di amici e mi resi conto che alla base delle mie difficoltà c’erano tanti piccoli problemi distinti e separati, in primis avevo paura delle persone, del loro giudizio, secondo andavo in panico nelle situazioni di tutti i giorni, terzo mi sentivo/o spesso solo, poi avevo delle piccole fobie che mi bloccavano, cercai di superare tutto, fu una sfida bella e buona, ma ogni piccola conquista mi riempiva di gioia, mi sentivo una persona normale finalmente. Una mattina mi resi conto che io non sapevo dare un nome alle mie emozioni, e di conseguenza non capivo cosa provassero gli altri, in pratica dividevo tutto in: sto bene/ sto male; amo/odio; e non sapevo esprimere a parole nulla, superai questa cosa chiedendo ai miei amici di dare un nome a determinate sensazioni che provavo nel momento in cui si presentavano, fu un’altra sfida complessa ma superai anche questo. Ogni tanto adesso ho qualche difficoltà a relazionarmi anche se modesta rispetto a prima, mi sento una persona serena e finalmente felice. Se penso adesso a ciò che facevo in quei momenti bui mi viene quasi da vomitare, e a parte qualche raro pensiero sul fatto che la mia prospettiva di vita non è bellissima e ad un vero e proprio attacco di panico che ho avuto in montagna dopo esser quasi stato investito da un TIR, sto bene. Non esco praticamente mai o quasi perché non ho una comitiva, ma so divertirmi quando capita. Ultimamente mi sento un po’ a disagio durante le lezioni, ma sono sicuro che passerà. Ormai quando affronto una situazione difficile, so che quando sarà passata starò certamente bene, in più a volte mi sento male per qualche giorno, sono triste, magari perché sono successe cose spiacevoli e quando raggiungo un punto limite piango ed il giorno dopo sto meglio, anche il fatto di dormire mi aiuta molto, mettiamo caso che oggi mi succede qualcosa, so che dopo aver dormito la notte il giorno seguente mi sentirò bene e non ci penserò. Ritornando al fatto del “parlare da solo”, non lo faccio spesso, quindi sono tranquillo a riguardo, ma quando succede è di solito per mettere insieme le idee, per sentire una voce familiare quando sono da solo, e a volte per avere controllo sui pensieri (anche se molto raramente ormai), il punto è che mi sento solo e tenermi impegnato a parlare mi aiuta a superare tutto ciò, ad esempio a volte faccio delle registrazioni WhatsApp di qualche minuto su qualche gruppo con degli amici e mi piace un sacco riascoltarle. Mi piace il suono della mia voce e mi piace fare delle prove per dei discorsi ipotetici quando non c’è nessuno o più semplicemente penso ad alta voce perché mi viene più facile gestire le informazioni.

    D.ssa, la ringrazio per la lettura e spero in un Suo commento.

    1. Caro Vincenzo,

      la sua storia è complessa e i sintomi che riferisce sono molteplici: li ha affrontati riuscendo di volta in volta a “metterci una pezza” per poi vederli ricomparire in seguito sotto altra forma, perciò le faccio notare che è altamente probabile che non abbia scalfito il nucleo del problema e quindi ciò che causa il suo disagio, limitandosi a gestire le manifestazioni di malessere che si sono via via susseguite negli anni e che sono mutate nel tempo.
      Non ha soprattutto capito *perchè* ha iniziato a non stare bene e questo è un tassello mancante che pesa non poco sulla sua possibilità di comprendersi e di superare davvero il problema.

      A mio parere un consulto psicologico potrebbe servire a fare seriamente il punto sulla situazione e a mettere a fuoco gli aspetti che lei indica come problematici in questo momento: senso di solitudine, assenza di una compagnia di amici, disagio durante le lezioni ecc…

      Se è riuscito più volte ad aiutarsi da solo significa che ha delle risorse psicologiche a sua disposizione che le potranno tornare molto utili se deciderà di farsi seguire almeno per un periodo da un professionista.

      Ci rifletta e se vuole mi faccia sapere.
      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  44. Buongiorno dottoressa,
    Ho 59 anni una vita normale marito e figli un lavoro in un ufficio pubblico .
    Ho sempre parlato da sola cosciente di quelli che stavo facendo a volte i miei familiari si accorgevano prendendomi in giro .
    Anche fuori di casa mi sono sempre guardata bene intorno per capire se c era qualcuno a guardarmi prima di parlare da sola .
    Mi accorgo ora che da un po ‘ di tempo mi sfugge l ‘ attenzione di controllare che nessuno mi veda e cosi ‘ a volte sono beccata per strada .
    Questo mi da molto fastidio perche ‘ a mia volta mi ha sempre fatto impressione vedere gente che parla da sola soprattutto gli anziani. E non vorrei fare quella fine.
    Quello che dico sono pensieri ad alta voce tra me e me
    Cioe ‘ mi rivolgo a me come se fossi un’ altra persona consapevole di questo fatto ,
    Mi sembra cosi ‘ di essere ascoltata da qualcuno e mi sento piu ‘ rassicurata .
    Di solito sono piccole frasi non faccio mai discorsi
    Non ne ho mai parlato con uno psicologo perche ‘ fino ad ora non mi ha mai creato problemi ..
    Le aggiungo che Sono sempre stata una persona ansiosa e paurosa ( soprattutto delle malattie )a volte ho avuto periodi di attacchi di panico poi superati
    Devo preoccuparmi ?

    1. Cara Aida,

      come lei stessa ha scritto è probabile che la funzione del suo comportamento sia di auto-rassicurazione e che quindi lei non trovi altrove delle risposte rassicuranti alla sua ansia, ma debba darsele da sola.
      Entro certi limiti questo è sano e tipico dell’adulto, che si rassicura da sè e non ha più bisogno di riferimenti esterni come ne aveva da bambino, ma se lei oltretutto non si sente “ascoltata” dalle persone vicine e ha bisogno quindi di “ascoltarsi da sola” posso ipotizzare che sia presente o una quantità eccessiva di ansia, che i suoi familiari non tollerano e non accolgono, o un quadro relazionale connotato da distanza emotiva rispetto alla persone a lei care.

      In entrambi i casi le suggerisco di parlarne di persona con un mio collega, soprattutto se si rende conto che questo comportamento sta sfuggendo al suo controllo e che in realtà non le serve a rassicurarsi per molto.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  45. Salve dottoressa,
    Questa è la prima volta che parlo/scrivo dei miei problemi, per la paura di essere giudicata! Allora io ho 16 anni e da anni parlo da sola ma più passa il tempo e più la situazione peggiora. Parto dal fatto che io sono molto molto timida e ho sempre avuto pochissimi amici o in certi periodi non ne ho avuti, non mi sento a mio agio con nessuno (amici, genitori, conoscenti…) e credo che questa sia la causa. Faccio fatica a relazionarmi con la gente, davvero ci provo a fare nuove amicizie ma alla fine la maggior parte delle volte non ci riesco e allora tendo a isolarmi, ma a me non piace stare sola, però in questi 16 anni non ho mai conosciuto nessuna persona (a parte un’amica quando facevo la prima media che purtroppo la nostra amicizia è durata meno di un anno perché mi sono trasferita ma ancora ogni tanto penso a lei) con cui potessi essere me stessa e esprimermi senza la paura di non piace oppure essere giudicata. Quindi per colmare questi vuoti nella mia vita sociale quasi inesistente (non esco quasi mai se non per andare a scuola), mi metto a parlare da sola. Quando sono sola a casa parlo da sola a voce alta e mi immagino situazioni e persone. È come se mi sognasse ad occhi aperti, perché la mia vita immaginaria è meglio di quella reale. Mi invento storie e personaggi diversi, non riesco ad accettarmi, vorrei essere un’altra persona oppure vivere in maniera diversa. Faccio dialoghi e discorsi su cose completamente diverse, partendo dalle cose insignificanti (tipo una conservazione amichevole con amici che non ho) oppure di storia, politica, calcio etc. Insomma le mie passioni. Un’altra cosa è che a volte quando parlo da sola a volte immagino di stare con alcune persone che conosco e vorrei relazionarmi con loro ma la mia timidezza mi ostacola. Fantastico sulle cose vicine alle realtà oppure cose impossibili. Nella presenza di altre persone non riesco a stare più di qualche ora senza parlare da sola ma davanti a loro non posso farlo quindi comincio a sentirmi nervosa, come se volessi scappare dalla realtà. Nei casi estremi vado in un’altra stanza e parlo a voce bassa. Però ne sono cosciente, so distinguere la realtà dalla fantasia. Penso che non riuscirò mai a parlarne con qualcuno e chiedere aiuto, non so è una cosa di cui preoccuparmi. Secondo lei soffro di qualche disturbo?
    Grazie mille in anticipo e mi scusi se ho scritto così tanto

    1. Cara Laleh,

      non posso dirti se soffri di un disturbo perchè per porre una diagnosi è necessaria la conoscenza diretta del caso (e oltretutto essendo tu minorenne non posso entrare nel merito della questione).

      Da quanto mi dici hai difficoltà a relazionarti e la tua analisi della situazione appare piuttosto lucida e matura: è possibile che il problema sia quello che hai individuato e, se è così, per risolverlo è davvero necessario che tu ti faccia aiutare di persona da uno psicologo.
      Sei giovanissima e se ti farai aiutare adesso ti eviterai anni di ulteriori sofferenze, oltre all’incancrenirsi del problema.

      Le opzioni sono almeno due: puoi chiedere ai tuoi genitori di mandarti da qualcuno, ma puoi anche rivolgerti allo Spazio Giovani del consultorio familiare più vicino a casa tua, dove troverai uno/a psicologo/a che si occupa di adolescenti.

      Spero che ci rifletterai e che prenderai una decisione in tal senso.
      Se vuoi fammi sapere!
      Tanti cari auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  46. Salve, credo di avere un problema grave.
    Da diversi anni mi chiudo dentro la stanza, con la musica ad alto volume (per evitare che qualcuno mi sente) e parlo da sola; immaginandomi situazioni, vicende varie, facendo finta di avere difronte persone che conosco e parlo da sola affrontando interi dialoghi tra me e me! Sono consapevole che non sia normale fare cosi, ma non riesco a smettere e non capisco perché lo faccio. Soffro spesso anche di insonnia. Ho sofferto anche di disturbi alimentari. E recentemente mi ritrovo a pensare anche a voce alta e a parlare anche mentre sono in dormiveglia. Pronuncio a voce alta anche il nome di ex o di mio padre (che e’ venuto a mancare 3anni fa). Vorrei chiedere aiuto, ma mi vergogno a raccontarlo. A chi posso rivolgermi? Ho avuto periodi di forte stress in passato e ho dovuto affrontare cose molto pesanti, soffro la solitudine, quindi mi rendo conto che questa puo’ essere la causa inconscia di questo comportamento.

    1. Cara Maria,

      se lei si sente sola, se le piacerebbe una vita diversa (come quella che immagina) e se ci sono dei nodi irrisolti nel suo passato (le “cose pesanti” che ha dovuto affrontare) è comprensibile che tutto questo alimenti un comportamento che la mette a disagio, ma del quale non riesce a fare a meno.

      Ne può parlare tranquillamente con uno psicologo, senza pensare di dire cose inaudite o incomprensibili, anche perchè molto probabilmente la sua storia giustifica ampiamente lo sviluppo di questa vita parallela di fantasia che lei vive nel chiuso della sua stanza.
      Si rivolga senza problemi un/a mio/a collega per approfondire il discorso e lavorare a una soluzione.

      Se lo desidera mi aggiorni,
      un caro saluto
      D.ssa Flavia Massaro

  47. Salve dottoressa. Io parlo sola da che ho memoria, NON ad alta voce. Parlo con me come avessi accanto a me qualcun altro (una sorta di amico immaginario) che in realtà è la mia stessa mente. Mi spiego meglio, ragiono, faccio discorsi e le risposte provengono da questo “amico immaginario” che è un po’ la mia coscienza. Se mi chiedo se ho voglia di scendere a fare 2 passi, “l’amico” mi risponde “ma si vai” iniziando un dialogo sui pro e contro. Vivo costantemente parlando con me stessa e la mia ragione, faccio e sfaccio i ragionamenti da sola ma come se fosse qualcun altro con me. Credo sia dovuto al fatto di essere figlia unica e di averne un po’ sofferto, ammetto di essere totalmente cosciente della mia stranezza (e mi guardò bene dal farlo solo quando son sola), non mi crea disagio ma non ho mai trovato riscontro di questa cosa in qualcun altro. Vorrei sapere se secondo lei è sinonimo di qualche disturbo o se invece, il fatto che la “voce” sia in realtà io stessa e la mia ragione, non implichi una “stranezza”. Ci convivo bene e quando provo a non farlo, senza rendermene conto ricomincio, non ce la faccio a star ” sola “. Se ho bisogno di pensare e ragionare si qualcosa, anche la minima, ricado in questo dialogo.
    Non ne ho mai parlato con nessuno perchè non avendone mai sentito parlare, mi sento abbastanza ” fuori di testa”, ma ho 25 anni, sarà il caso di smetterla?
    Grazie anticipatamente per la disponibilità

    1. Cara Sonia,

      il “dialogo interiore” fa parte di ognuno di noi perchè la personalità non è monolitica e la mente stessa è composta da più parti, consce e inconsce.

      Dal punto di vista clinico il problema sorge quando questa sorta di “voce interiore” diventa una voce percepita come se fosse reale, proveniente dall’esterno, ineludibile.
      Lei invece riferisce una situazione in cui avvia volontariamente il dialogo con sè stessa, quindi in linea di massima non penso ci sia nulla di cui preoccuparsi.
      Se chiarirsi le idee in questo modo la aiuta non c’è bisogno di smettere, visto che ha il controllo della situazione.

      Le suggerirei piuttosto di fare qualcosa per la solitudine che probabilmente prova dentro di sè e che ha presumibilmente origine nella sua infanzia e nella vita familiare, cercando di sviluppare maggiormente le amicizie e i contatti sociali per avere più occasioni per parlare realmente con qualcuno quando ha qualcosa su cui ragionare o che vuole condividere.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  48. Buonasera dottoressa,
    Anche a me a volte capita di immaginare scene da film quando sono da sola. Ho 20 anni e mi sono sempre reputata un’innamorata dell’amore. Ho visto troppi romanzi nella mia vita e non sono in grado di avere una vera a propria relazione affettiva nella mia vita perché le persone che incontro non agiscono come i personaggi dei film. I momenti in cui mi immagino scene vere e proprie ( so che non è la realtà) è quando sono sola e ho magari la musica in camera, mi immagino proprio vestita in abito da sera con un uomo in giacca e cravatta e ci ballo pure, anche se come ripeto so che non c’è. Tutte queste fantasie però mi portano via anche un’ora dove rimetto la canzone è continuo a vivere nel mio mondo. Che problema ho?? Sono preoccupata ma devo dire che mi succede da quando ero piccola.
    Cordiali saluti

    1. Cara Denise,

      probabilmente il suo problema è la mancata accettazione della realtà, con tutti i limiti e le imperfezioni che comporta, con i compromessi da accettare e i difetti da tollerare, dai quali il suo cavaliere immaginario è sicuramente scevro.
      Rifugiarsi in fantasie dove tutto è come lo si desidera può portare a distaccarsi progressivamente dal mondo reale e a trovare appagamento solo in quello che si immagina, e infatti lei dice di non aver mai avuto una vera relazione affettiva nella vita reale.
      Le suggerisco di rivolgersi ad uno psicologo per farsi aiutare a uscire dalla trappola dell’idealizzazione che immergersi continuamente in un mondo di fantasia comporta e a muovere i suoi primi passi in un mondo concreto di relazioni, che può far soffrire e deludere (cosa che lei teme), ma riservare anche molte soddisfazioni.

      Se lo desidera mi aggiorni, un caro saluto
      D.ssa Flavia Massaro

  49. Salve
    Sono una ragazza di vent’anni e la mia storia non è molto diversa da alcune che ho letto. Da che ho memoria, ho sempre parlato da sola. Mi sono sempre immaginata storie e mi ritrovo a parlare ad alta voce come se ci fosse davvero qualcuno accanto a me. Questo “qualcuno” può essere chiunque, da un amico/a ad un personaggio famoso. Mi capita, in queste fantasie, di modificare la realtà, immaginarmi storie su di me o su appunto qualche personaggio famoso, personificandomi in quest’ultimo. Premetto che sono una persona timida e riservata ma non ho mai avuto problemi a socializzare nè tantomeno a stringere amicizie (anche se non ho un grandissimo numero di amici, ne ho pochi ma buoni). Effettivamente, non sono però mai stata un “animale sociale”, non esco molto spesso. Quando sono in compagnia comunque, non mi viene da avere questi comportamenti. Ho notato però che se sono in un qualche modo costretta a non parlare da sola (quando magari sono in vacanza con amici) provo una sensazione quasi di malessere, di vuoto. Posso anche dire con assoluta certezza che so distinguere perfettamente la realtà dalla fantasia e so che sono da sola; quando parlo mi rispondo anche (di conseguenza non sento voci o cose simili). La cosa non mi ha mai creato troppo disagio (ho notato che anche mia madre talvolta ha comportamenti simili, ma lei si limita a sussurrare di tanto in tanto) fino ad ora; inizio a pensare al mio futuro, alla mia vita e non voglio che questi comportamenti mi condizionino. La cosa che più mi infastidisce è che perdo anche delle ore dietro a questi atteggiamenti, togliendo tempo allo studio. Diciamo che mi si vede e mi si sente anche, perché è come se immaginassi queste storie con tutto il corpo. La mia paura era quella di non essere “normale”, ma per ora quello che mi preoccupa di più è che tutto ciò mi limiti, perchè ci dedico davvero tanto tempo e se non lo faccio mi sento vuota

    Cordiali saluti

    1. Cara Mary,

      se passa tanto tempo a parlare da sola e a immaginare situazioni e identificazioni con personaggi che ammira si può pensare che alla sua vita manchi qualcosa, che desideri essere diversa, che non trovi nei rapporti umani che ha instaurato quello che le serve.
      Se quando non può parlare da sola arriva a provare una sensazione di malessere e di vuoto e dedica ore al giorno a questa attività, sottraendole allo studio e ad altre cose, è possibile che si sia instaurata una dipendenza da questo comportamento.
      E’ perciò fondamentale capire cosa significa per lei e quali vuoti colma.

      Alla luce di quanto riferisce le suggerisco di approfondire di persona il discorso con uno psicologo, perchè se non riesce a fare a meno di queste ore di immersione nella fantasia è bene occuparsi adeguatamente della questione.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  50. Salve. Mi chiamo Livia e ho sedici anni.
    Da quando ho memoria ho sempre parlato con “amici immaginari”, se così posso definirli.
    Sono per lo più personaggi dei libri che leggo, o persone reali ma che conosco poco. Quando parlo con loro raramente sono Livia, nel senso che anche io fingo di essere un’altra persona e non me stessa. Io sono perfettamente consapevole che questi personaggi non sono reali, solo che io non riesco a farne a meno. È difficile da spiegare, ma anche quando sono con i miei amici(sì ho un discreto numero di buoni amici anche se non amo molto uscire), pur non parlando da sola, immagino di essere comunque in una situazione immaginaria e magari “parlo nella mia mente”.Quindi non smetto mai di parlare da sola.
    Questa era lavsituazione fino ad un mesetto fa, quando a causa del distacco da un mio carissimo amico, ho iniziato a sentirmi davvero triste e sola. Da allora, oltre agli abituali comportamenti sopra descritti, avverto come una presenza, che non riesco a vedere, ma di cui ad esempio sento il tocco oppure come dei sospiri. Da pochi giorni mi è anche capitato di vedere delle cose muoversi, ad esempio il libro a scuola, ma la mia amica che stava seguendo sullo stesso libro non si è resa conto di nulla. Inoltre i miei compagni mi hanno detto che a volte mi adombro, come se mi spegnessi per qualche secondo.Sono anche molto irritabile e lunatica.
    Sono davvero molto preoccupata, ma non se se dirlo ai miei genitori, ho paura che si preoccupino troppo.

    1. Cara Livia,

      considerando il tuo stato d’animo mi sembra importante che tu chieda aiuto e hai due possibilità per farlo: prima di tutto puoi parlare con i tuoi genitori di come ti senti, anche senza entrare per forza nel minimo dettaglio se non ti va, e chiedere loro di farti parlare con uno psicologo per inquadrare la situazione e lavorare sugli aspetti della tua vita che richiedono un cambiamento.
      L’alternativa è quella di rivolgerti allo Spazio Giovani del consultorio familiare della tua zona o città, dove puoi chiedere aiuto anche senza farlo sapere alla tua famiglia.

      Indipendentemente da cosa deciderai di fare sarebbe un bene che tu ti aprissi con i tuoi genitori e dicessi loro che qualcosa ti preoccupa, perché in caso contrario potresti alimentare il senso di solitudine e di incomunicabilità che mi stai riferendo e che probabilmente ti porta a immaginare ruoli, contesti e situazioni che nella realtà non esistono, ma sono per te molto gratificanti.

      Aggiornami quando vuoi, un caro saluto
      d.ssa Flavia Massaro

  51. Salve, mi chiamo Luca e ho quasi 20 anni. Da quando sono piccolo parlo spesso con me stesso. In realtà da piccolo lo facevo mentre giocavo, e credo che questo sia normale. Però questa “abitudine” non è mai andata via. Parlare con me stesso mi rende un pò più sicuro e mi rende più concentrato su quello che sto dicendo.
    Non ho mai avuto carenze di amici, o persone con cui parlare. Forse l’unico vero mio problema è che sono timido, un pò meno rispetto al passato però comunque spesso la mia timidezza mi blocca. Spesso mi capita quando mi faccio la doccia e mi piace ricordare ciò che mi è successo durante la giornata e dirmi dei pareri a me stesso. Il tono di voce cambia se nell’altra stanza c’è qualcuno o no, cioè se sono da solo parlo quasi a tono normale, mentre se c’è qualcuno abbasso la voce fino a bisbigliare. Però quando c’è qualcuno nella stessa stanza non parlo con me stesso ovviamente. Ecco volevo un suo parere personale, grazie e buona giornata.

    1. Caro Luca,

      in linea di massima il suo parlare da solo sembra essere uno strumento che impiega per riflettere su quello che le accade e per concentrarsi di più su quello su cui sta riflettendo (consideri che gli antichi leggevano sempre ad alta voce proprio per questo motivo).
      In base a ciò che dice non dovrebbe trattarsi di nulla di preoccupante.

      Ovviamente se sente che la sua timidezza condiziona in maniera indesiderata i suoi comportamenti (compreso quello in questione) farebbe bene a farsi aiutare a superarla parlandone con uno psicologo, che le potrà anche dare un parere su quei suoi comportamenti che sono oggetto delle riflessioni ad alta voce.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  52. Salve, le scrivo perché sono preoccupata per un mio amico, che ha vent’anni e che conosco fin da quando siamo piccoli. Lui è stato adottato a due anni e non si è mai piaciuto esteticamente, questo, soprattutto nel periodo delle medie, lo hanno portato ad essere deriso dagli altri ragazzini. I genitori si accorgono del suo disagio, ma affrontano la situazione essendo troppo presenti e volendo sapere tutto quello che fa. Mangia molto e sembra come se sfogasse nel cibo le sue frustrazioni, inoltre ultimamente ha continuamente le mani rovinate perché (a detta della madre) le lava compulsivamente e continuamente. In ultimo, ho notato che parla spesso da solo anche mentre stiamo tenendo una conversazione tra noi, o comunque in situazioni in cui è osservato (per esempio a lezione all’ università). Grazie in anticipo per l’ aiuto e spero di essere stata abbastanza chiara.

    1. Cara Iris,

      dovrebbe essere prima di tutto la famiglia di questo ragazzo a rendersi conto che non sta bene – in base a quello che lei riferisce – e ad attivarsi perché sia seguito da un professionista che se ne possa occupare.
      Ha provato a far presente quello che ha notato ai genitori del suo amico?

      Trattandosi in ogni caso di un maggiorenne lo può incoraggiare a farsi aiutare dal punto di vista psicologico e a chiedere ai suoi genitori di consentirgli di effettuare una psicoterapia o a rivolgersi da solo a un centro di salute mentale.

      Gli faccia presente che la maggior parte dei ragazzi adottati ha qualche difficoltà sul piano psicologico, dal momento che all’inizio della loro vita hanno subito un abbandono quando non maltratramenti di varia natura, e che quindi non ha nulla di cui vergognarsi nell’ammettere di avere bisogno di un aiuto.

      Mi faccia sapere!
      Un caro saluto,
      D.ssa Flavia Massaro

  53. Salve! Sono una ragazza di 20 anni. Parlo da sola da sempre, da piccola avevo un amico immaginario che piano piano è svanito ma l’abitudine di fare discorsi con interlocutori che non esistono non è affatto scemata. Ho sempre amato le discussioni complesse piene di osservazioni e questo si riflette sul mio modo di interloquire, sia reale o meno l’interlocutore in questione. Alle volte, sviluppo da sola tesi e controtesi su un argomento che mi interessa e potrei andare avanti così perun sacco di tempo, perdo proprio la cognizione delle ore e questo mi invalida parecchio sotto un profilo organizzativo. Spesso, parlo da sola quando sono l’unica persona presente in casa. Questo comportamento peggiora quando sono in periodi di forte stress (esami, problemi nelle relazioni eccetera). Alcune volte, do un volto a un anonimo interlocutore mentre altre mi limito a figurare nella mia mente una platea. Il più delle volte, la parte razionale di me prende il sopravvento e mi sento così stupida quando mi fermo: mi guardo allo specchio o mi guardo le mani e penso a tutte le cose bellissime che potrei fare alternative ai dialoghi nella mia fantasia. Non sono una persona molto espansiva ma riesco ad avere delle conversazioni interessanti con le altre persone. Ogni tanto, mi capita di “rifare” le conversazioni che ho avuto più e più volte per cercare di migliorarle. Forse, questa mia attenzione maniacale deriva dalla mia paura di essere inferiore agli altri nelle discussioni.
    Chiedo scusa per lo sfogo ma la situazione mi sta facendo preoccupare un po’. Grazie in anticipo per l’aiuto.

    1. Cara Lola,

      è probabile che sia proprio il perfezionismo a farle perdere tempo, a causa della rielaborazione dei discorsi anche già avvenuti e che avrebbe potuto condurre “meglio”. Per sua fortuna si accorge che potrebbe impiegare in ben altro modo, molto più sensato e soddisfacente, tutto quel tempo, e quindi è probabilmente motivata ad un cambiamento.

      Anche quanto riferisce sul suo modo di parlare da sola indica la presenza di una certa ossessività, che la porta a rimuginare e rianalizzare tutto sotto forma di dialoghi e veri e propri dibattiti fra personaggi immaginari, che sostengono tesi differenti.
      E’ dunque possibile che questo fenomeno nel suo caso dipenda da un Disturbo Ossessivo e/o da un Disturbo d’Ansia, che le suggerisco di far valutare di persona da uno psicologo – dal momento che, senza un contatto diretto con la persona, non possiamo porre una diagnosi precisa.

      Se lo desidera mi faccia sapere, un caro saluto.
      D.ssa Flavia Massaro

  54. Salve dott.ssa , ho 20 anni. Le scrivo perché ultimamente mi sto rendendo conto di parlare spesso da solo. Più che parlare da solo …. É complesso : In realtà immagino intere scene e sembra che reciti addirittura . Questo quando la noia si fa viva e quando sono solo. Intorno a me immagino sempre le stesse persone tra cui la persona che più mi ha ferito ( esco da una lunga relazione finita nei peggiori dei modi ). Faccio dei discorsi che sembrano pensati , precisi . Ovviamente mi immagino reazioni e risposte… Discorsi che vorrei fare nella realtà penso, ma parole che so già non dirò mai a queste persone . Sia per paura che per impossibilità. Come se sognassi ad occhi aperti situazioni che vorrei potessero essere vere ma che sono improbabili è quasi impossibili.

    1. Caro Barry,

      probabilmente lei mette in scena con la fantasia delle interazioni che costituiscono delle vere e proprie “recite”, come lei stesso dice, proprio perchè le consentono di sentirsi più libero e di esprimere concetti e messaggi che nella realtà si sente impossibilitato ad esprimere.
      Finchè le sarà chiaro il confine fra queste fantasie e la realtà il suo comportamento non sarà da considerarsi problematico, a meno che non trascorra molto tempo in questa occupazione e si isoli dal mondo esterno per farlo.

      Sarebbe in ogni caso auspicabile che queste sue “prove” di interazione la facessero sentire più sicuro di sè e conducessero quindi anche a dialoghi reali.
      Può provare a parlare davvero alle persone che immagina dicendo quello che ha da dire, magari partendo da situazioni per lei più semplici da affrontare, e osservare le reazioni degli altri nei confronti del suo nuovo modo di fare. Potrebbe scoprire che i discorsi che prova da solo possono portare a dei reali cambiamenti, se proverà a condividerli con i diretti interessati.

      Se lo desidera mi aggiorni, un caro saluto
      D.ssa Flavia Massaro

  55. Salve,
    Io parlo da sola sin dall’età di sei anni e ora ne ho quattordici. Parlo da sola ogni giorno, in ogni luogo e molto spesso. Lo faccio per tutti i motivi elencati sopra.
    Vorrei parlare agli altri dei miei problemi, ma tutte le volte che ci provo mi pento perché le persone che mi sono vicino pensano solo a cosa rispondere e non a cosa dico.
    Ovviamente non voglio dire a qualcuno “pensi solo a se stesso”, non voglio dirgli quando mi fanno male, non voglio parlare male degli altri come fanno tutte le ragazze della mia età.
    Per non avere a che fare con le risposte ho smesso di piangere o di arrabbiarmi davanti alla gente.
    Ma per questo ho cominciato a sentire la mia voce parlare sempre di più, ora non sono io che parlo, è come un riflesso involontario. Non riesco più a fermarlo.
    Ultimamente ho cominciato a dire cose sconnesse e senza senso, come “Stai bene? I gigli sono belli. I gatti sorridono. Ho da pulire i denti. Felicità oggi. Non sento più. Come mai dici questo? Non hai senso” oppure delle figure che vedo quando chiudo gli occhi.
    Parlo così tanto di queste cose che gli altri l’hanno cominciato a notare. Mi spaventa. Mi viene il vomito a pensarci.
    E anche ora dire queste cose mi agita tantissimo.
    Mi vergogno di questa mia personalità che preferirei lasciare morire in un angolo.
    Comunque scrivere al computer è l’unica cosa che mi riesce(anche se con molte difficoltà) per chiedere aiuto.
    Mi dispiace.
    cordiali saluti e scusi per il disturbo

    1. Cara Elisa,

      le persone non sono tutte uguali e non sono tutte interessate solo alla risposta da dare, senza aver ascoltato la richiesta (nel tuo caso, d’aiuto).
      Stai immaginando che non ci siano differenze, ma la realtà è molto più vasta e varia di quello che stai pensando.

      Se i discorsi che stai facendo da sola da anni stanno diventando “sconnessi” significa che questa abitudine ti sta sfuggendo di mano e che ci sono dei problemi da affrontare senza attendere oltre.
      Ti suggerisco di parlare ai tuoi genitori o ad un altro adulto del quale ti fidi che stai provando del disagio, a partire dal senso di isolamento che traspare dal tuo scritto, così da iniziare ad aprirti con qualcuno di tua fiducia.
      In aggiunta o in alternativa a questo sarebbe molto utile che parlassi di persona con uno psicologo di come ti senti e di quello che ti sta succedendo. Puoi chiedere ai tuoi genitori di prendere un appuntamento per te oppure puoi rivolgerti allo Spazio Giovani del Consultorio Familiare della tua zona o città, dove troverai uno psicologo con cui parlare.

      Tanti cari auguri,
      D.ssa Flavia Massaro

  56. Salve,
    Ho 25 anni e da che ho memoria ho sempre parlato da sola. Non solo immagino situazioni, persone (reali il più delle volte), dinamiche relazionali, ma “vivo” quel momento, dando vita all’immaginario. Questi momenti mi fanno star bene, più di quanto possa fare spesso la realtà. È solo una proiezione del desiderio (e quindi del relativo appagamento) o devo preoccuparmi?

    1. Cara Sophie,

      se i dialoghi e gli scenari immaginari la fanno stare bene in maniera decisamente superiore rispetto alla realtà si può pensare che abbiano una funzione compensatoria e che quindi lei viva questa “seconda vita” perchè la “prima” non le piace e non la soddisfa.

      La cosa migliore che può fare è ragionare su cosa non le piace della sua esistenza e cercare di cambiarlo, per evitare di concentrarsi sempre più su situazioni immaginarie, che si svolgono come lei desidererebbe, piuttosto che sulla vita concreta.
      Se per esempio si sente sola e ha pochi amici cerchi di creare nuovi contatti e se non si sente apprezzata dagli altri lavori sui risultati che potrebbero consentirle di avere la loro approvazione e stima.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  57. Salve , ho 41 e dal qualche mese parlo da sola. Mi capita quando litigo con qualcuno è non riesco a dare la risposta che merita oppure faccio discorsi ke secondo me voglio ke accadesse .

  58. Salve dottoressa,
    ultimamente ho notato di parlare a voce alta quando so di non poter essere sentita.
    È una cosa che faccio da un po’, credo di sentirmi sola. Ho una sola confidente e il rapporto che ho con i miei genitori non è dei migliori, da un punto di vista colloquiale.
    Alcune volte parlo da sola immaginando di intrattenere una conversazione con il ragazzo che mi piace, tempo fa lo facevo immaginando che i ragazzi della mia band preferita stessero seduti sul mio divano o cose simili.
    Mentre parlo da sola gesticolo, faccio smorfie… movenze tipiche di una persona che sta avendo una conversazione.
    Inizio a parlare di punto in bianco, prima inizio semplicemente pensando, poi dischiudo le labbra e comincio proprio a “colloquiare”. Quando lo faccio, come ho detto prima, immagino delle persone che mi piacerebbe conoscere, mi faccio (mentalmente) delle domande da parte loro e rispondo (ad alta voce). Alcune volte ridacchio anche.
    Cerco anche di immaginare queste persone nei loro movimenti meglio che posso.
    So che queste persone non hanno realmente parlato con me, so che non sono mai state a casa mia.
    Questa mattina pulivo casa e ho cominciato a “intrattenere una conversazione” per lamentarmi di tutte le faccende che dovessi fare, immaginando sempre di parlare con il ragazzo che mi piace (un monologo però). Quando ho realizzato per bene ciò che stessi facendo ho cominciato a pensarci seriamente e dunque a preoccuparmi, ripetendomi mentalmente “non c’è nessuno in casa, sei sola” un paio di volte. A questo punto mi domando anche se io sia in grado di distinguere la realtà dalla fantasia, anche se credo di esserne capace.
    Durante l’anno scolastico mi capita di iniziare a studiare e di fare ragionamenti a voce alta per spiegarmi meglio le cose o per criticare dei passaggi mal spiegati e cose varie.
    Io sono molto preoccupata, mi piacerebbe davvero molto consultare uno psicologo.
    Mi dica… quanto devo preoccuparmi?
    Devo cercare di smettere?
    Eventualmte… potrei curarmi?
    La prego, risponda il prima possibile!

    1. Ieri sera ero in camera da sola e ho iniziato a pensare al mio ritorno a scuola e alle nuove persone che potrei conoscere, quindi ho cominciato a “esercitarmi” nell’intrattenimento di una conversazione (una vera magari ahah) cominciando a gesticolare, ridacchiare e a fare battutine…
      Mio Dio… certe volte penso a come mi vedrebbe la gente se potesse vedermi mentre faccio questa… cosa.
      Lo faccio solo quando so di non essere vista/sentita.

    2. Cara Jessica,

      come tu stessa dici sai benissimo che i tuoi sono dialoghi immaginari e aggiungi che in generale ti senti sola, avendo una sola persona con la quale confidarti: di conseguenza immagini che i tuoi beniamini siano lì con te, che siano tuoi amici e che ti ascoltino e si interessino a te, perchè questo ti fa probabilmente sentire meno sola e più ascoltata.
      Si tratta in pratica di una versione “aggiornata” di quello che è il cosiddetto “amico immaginario” di molti bambini: il personaggio più o meno famoso è immaginato come persona familiare, che partecipa della vita del soggetto, e non più qualcuno di distante e inavvicinabile. In questo modo fa compagnia, fa sentire importante la persona, le consente di sfogarsi e di ricevere fantasmaticamente quelle attenzioni che le persone della sua vita reale non le danno.

      Ciò che conta è che tu ti renda conto che tutto questo non è reale (alcune persone mentalmente disturbate sviluppano deliri e sono convinte che un certo vip sia fidanzato con loro, arrivando a diventare degli stalker perchè, convinti che quel vip abbia una relazione con loro, lo cercano e seguono…ma questo non è ovviamente il tuo caso).

      Puoi sicuramente parlarne con uno psicologo, eventualmente presso lo Spazio Giovani del Consultorio Familiare, ma prima di tutto ti consiglio di fare qualcosa per sentirti meno sola creando nuovi legami con i coetanei e, più in generale, con altre persone che possano farti sentire amata e importante.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  59. Salve dottoressa, ho trovato il suo articolo molto interessante e vorrei chiedere il suo parere riguardo un fatto che mi sta rendendo la vita piuttosto imbarazzante. Ho 30 anni e da qualche anno a questa parte, mi capita di parlare ad alta voce in maniera incontrollata. Non faccio discorsi, urlo delle parole che scelgo in maniera inconsapevole, a periodi. Mi capita di pensare a delle situazioni che mi provocano un turbamento emotivo, e allora prima che riesco a fermarmi, urlo qualcosa, tipo il nome del mio ragazzo, , un’imprecazione o altro. Da quando ho perso mia mamma, qualche anno fa la cosa è degenerata, mi capita spesso di urlare MAMMA o Mammina o aiuto. Cosa che può succedere nei momenti più disparati, in metro, nel supermercato, al cinema… per fortuna non succede al lavoro, cerco di bloccarmi, ma dipende dalla potenza emotiva del pensiero, se è molto forte potrei anche andare a ripetizione con la parole prescelta per un dieci-cinque volte. Finché non mi accorgo di quello che sta succedendo e mi zittisco imbarazzata. A chi potrei rivolgermi, di cosa può trattarsi, ci sono dei modi non farmacologici per limitare questo fenomeno? Grazie mille, Elisabetta

    1. Cara Elisabetta,

      il suo problema è differente da quelli esposti da altre persone e potrebbe essere indice di un deficit nel controllo degli impulsi, che dà questi esiti quando lei si trova in momenti di particolare stress.
      Il lutto per la morte di sua mamma ha sicuramente esacerbato il problema, se dopo la sua perdita si è trovata più volte a invocare proprio sua madre, ma lei in ogni caso mi dice che quanto descrive è iniziato prima di quel momento e ha quindi radici in un passato più lontano.

      Tale possibile deficit nel controllo degli impulsi potrebbe far parte di una sindrome e quindi segnalare la presenza di una diagnosi di ordine superiore oppure potrebbe rappresentare un sintomo isolato, in assenza di ulteriori segnali di malessere.
      Lei parla di soluzioni farmacologiche e quindi immagino che possa già essere entrata in contatto con un professionista della salute mentale, nello specifico con un medico psichiatra, che le ha prospettato questo tipo di cura e magari ha anche posto una diagnosi precisa per il suo caso.

      Senza poterla esaminare e senza quindi poter porre una diagnosi precisa per il suo disagio (nè conoscere l’eventuale diagnosi già posta da un collega che l’abbia esaminata) non posso dirle se le sarebbe utile o perfino indispensabile assumere un farmaco per agire su ansia/depressione o agevolare il controllo degli impulsi: posso solo consigliarle di rivolgersi di persona ad uno psicologo che valuti attentamente l’intero quadro e che le possa quindi prospettare un intervento non farmacologico, se sarà ritenuto utile, affiancato eventualmente da un sostegno farmacologico che dovrà esserle prescritto da un medico psichiatra.

      Le faccio tanti auguri,
      d.ssa Flavia Massaro

  60. Salve dottoressa,
    Sin da bambina ho sempre avuto una fervida immaginazione e ho sempre immaginato di parlare con qualcuno quando non avevo degli amici intorno. Ora ho 20 anni e sono ANNI ormai che convivo con i miei amici immaginari. Ho il ragazzo immaginario, la compagnia immaginaria, un’università immaginaria, dei genitori diversi, io più bella e più perfetta. Riesco a distinguere la realtà dal sogno, so che queste persone me le sto inventando io e che non esistono. Il mio problema è che ormai sono adulta e questa cosa sta prendendo il sopravvento perché nei momenti di solitudine mi ritrovo a pensare per tre ore di fila a questa mia vita immaginaria perdendo ore e ore di studio (essenziali). Non è che non riesco a controllarle nel senso che sento le persone che parlano ecc ma è proprio la mia testa che si distrae di continuò con questa vita che sono consapevole non esista. Ho molti amici ma al tempo stesso mi sento molto sola perché i miei genitori sono molto severi e non mi fanno praticamente mai uscire di casa. Non voglio una diagnosi ma secondo lei potrei avere qualche disturbo e dovrei andare a parlarne con un medico? Ho paura di essere pazza.

    1. Cara Lana,

      se la sua vita immaginaria, così complessa e articolata, le sta dando quelle soddisfazioni e quella compagnia che la vita reale non le fornisce è comprensibile che l’immaginazione la porti spesso a tornare in quello scenario.
      Parli con i suoi genitori del fatto che poter uscire così poco la sta isolando dal gruppo di amici e cerchi di capire per quale motivo ostacolano le sue uscite (anche considerando che, essendo lei maggiorenne, potrebbe decidere di non ascoltarli e di prendersi maggiori libertà).

      Nel caso in cui incrementando le uscite e le occasioni di socializzazione le fantasie non iniziassero a essere più contenute e meno presenti potrà parlare con uno psicologo dell’eventuale difficoltà a trarre gratificazione dalla vita reale e dai rapporti con gli amici, che frequenterebbe a quel punto molto più di ora.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

  61. Ciao mi chiamo Beatrice e ho mia sorella che parla da sola da due mesi dice cose che non stanno ne in cielo né in terra e sente Delle risposte..ha anche alluccinazioni..non so cosa fare per aiutarla mi può dare qualche consiglio

    1. Cara Beatrice,

      se sua sorella soffre di allucinazioni dev’essere visitata da un medico psichiatra perchè possa essere curata con una terapia adeguata.
      Ne parli con i suoi genitori e coinvolgete possibilmente il medico di base, che vi potrà consigliare sulle modalità da utilizzare per approcciarvi alla ragazza e sulle strutture alle quali rivolgervi.

      Un caro saluto,
      dott.ssa Flavia Massaro

  62. Io ho 22 anni parlo da sola da 8 anni, forse di più, tutti i giorni. Immagino situazioni per provare emozioni. Ci sono varie persone nella mia testa, che provano emozioni e io mi sento invadere da questa emozione. Persino i miei ricordi mi riesce difficile ricordarli senza immaginare di dirli a qualcuno che si stupisce di quello che dico.

  63. buongiorno, mi ritrovo da pochi mesi a parlare da sola, prima poche frasi adesso di piu. L’interlocutore e’ mia madre che e’ morta 2 anni fa in maniera traumatica a causa dei medici che l’avevano in cura e ho il rimorso di averla portata la’ anche se lei non voleva , non mi dilungo.
    Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con lei e a causa del suo carattere severo ho sempre fatto fatica ad aprirmi con lei.
    In questi giorni piango perche’ e’ il periodo che mi ha lasciato e parlo spesso in casa ad alta voce rivolgendomi a lei, premetto che credo in dio o chi per lui, universo etc, quindi penso che l’anima di mia madre mi veda e per questo le sto spiegando ad alta voce tutto quello che non e’ andato bene, le sto chiedendo scusa per le cose cattive che le ho detto e chiedo perdono per i miei rimorsi.
    IL lock down non ha certo aiutato visto che vivo da sola e non ho praticamente una vita sociale a cui dovro’ fare rimedio.
    LA mia domanda e’: devo preoccuparmi? a volte mentre sono fuori mi metto la mascherina e parlo con lei

  64. negli ultimi anni ho passato il mio tempo a starle dietro perche’ molto ammalata, e cosi’ ho imparato a conoscerla meglio, ma non sono mai riuscita ad aprirmi con lei e parlarle di me. Ora soffro di questo, a scuola sono stata bullizzata e non gliiel’ho mai detto per non vergognarmi di cios’, il rapporto con mia madre e’ sempre stato complesso. Non ritengo di essere pazza ma il fatto di aver preso a parlare a voce alta, anche se per sfogarmi con lei, mi preoccupa un po’.
    Non accetto la sua dipartita, non ho ancora svuotato gli armadi della sua roba, ho provato oggi, mi sono messa a piangere, e ho rimesso dentro le sue cose.
    Pero’ ho iniziato a farlo, perche’ adesso anche a me da fastidio vedere questi vestiti che mi ricordano ogni epoca del suo passato, li teneva tutti, oramai lei non c’e’ piu’, ma ho quasi paura che togliendo le cose dall’armadio sia come cancellarla. Le volevo bene, anche se non andavamo d’accordo.

  65. Buongiorno dottoressa,volevo portare la mia esperienza.
    Ho trent’anni e mi capita spesso di parlare da solo in casa(vivo da solo),raramente fuori casa.
    Spesso immagino dialoghi che avrei con gente che conosco(ad esempio anni fà mentre parlavo da solo,mi sono immaginato che una mia amica andata a vivere in Olanda,mi presentasse il suo ragazzo),pur sapendo che non sono reali e spesso mi funge da sfogo per farmi stare meglio.
    Anni fà quando ero adolescente subivo bullismo e ho avuto alcuni problemi familiari,inoltre avevo scarsa fiducia in me stesso e frequentavo amicizie con cui non mi sentivo totalmente a mio agio e che poi ho chiuso.
    In seguito sono andato da una psicologa a cui ho raccontato questa mia abitudine e lei durante un colloquio con me e mia madre(all’ epoca abitavo con mia madre e la mia terapeuta mi chiese di portare una persona con cui vivevo in una seduta e che avrebbe potuto aiutarla nella sua diagnosi),arrivò alla conclusione che il mio fosse uno sfogo dovuto al fatto che durante la mia adolescenza non mi sentissi capito.
    Anche se fortunatamente in seguito e attualmente ho travato delle ottime amicizie e un compagno che mi stanno accanto durante i momenti difficili che mi sono capitati in quest’ ultimo periodo,continuo comunque a parlare da solo,malgrado anche sia riuscito a affrontare una persona che negli ultimi anni mi aveva fatto del male.
    Spesso tendo a fare autoironia quando qualcuno che non conosco mi fà notare che parlo da solo, comunque malgrado a volte il mio dialogare con me stesso mi causa alcune perplessità,sento che sono arrivato ad accettarlo come una parte di me stesso.

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