Depressione: quali sono i campanelli d’allarme?

La depressione è una malattia mentale in continua espansione e agire per affrontarla e curarla viene considerato di prioritaria importanza dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che stima che nei prossimi anni sarà proprio questa patologia, assieme alle patologie cardio-vascolari, a rappresentare l’emergenza sanitaria più imponente nell’ambito della popolazione mondiale nel suo complesso. Come per molte altre patologie sia fisiche che psichiche l’esordio della depressione non è in genere improvviso, ma subacuto, progressivo, e individuare una forma depressiva al suo esordio permette di intervenire tempestivamente per curare la persona che ne sta soffrendo prima che la patologia divenga grave e invalidante.

Ricordiamo infatti che la depressione è altro rispetto alla semplice tristezza, sentimento ubiquitario e non patologico, ma costituisce una patologia che porta il paziente a ritirare tutti i proprio investimenti nel mondo, a rinchiudersi in sè stesso, a sperimentare un calo importante delle energie sia fisiche che psichiche e, a volte, a cercare di porre fine alla propria vita, suicidandosi per l’impossibilità di sopportare oltre il dolore psicologico che la depressione comporta.

Come capire se si sta sviluppando una depressione?

I sintomi iniziali possono essere sfumati e variare da individuo a individuo, ma sono accomunati da un “impoverimento” che colpisce diversi aspetti della vita del soggetto rendendola più immobile, scarna, insignificante. Si constatano infatti nel depresso un calo di energie psichiche e fisiche e l’insorgenza di una serie di sintomi corporei che accompagnano il disinvestimento progressivo che il soggetto attua nei confronti di sè stesso e del mondo esterno.

I primi passi nella depressione possono essere di questo tipo:

  • perdita di interesse per le attività che in precedenza si vivevano come gratificanti, dal lavoro agli hobby al sesso, e per le relazioni con gli altri, con tendenza all’isolamento rispetto alle precedenti abitudini
  • perdita di interesse per la propria persona, che non è più oggetto di cure e attenzioni arrivando gradualmente ad apparire trasandata o sciatta (in particolare se il soggetto in precedenza teneva ad apparire esteticamente ben curato e/o vestito)
  • perdita di progettualità, con tendenza al pessimismo e percezione di un senso di inutilità di ogni sforzo o impegno
  • disturbi fisici a carico dell’apparato digerente, in particolare diarrea o stipsi
  • insorgenza di insonnia e marcato disagio nelle ore serali con difficoltà di addormentamento (accompagnate o meno da pensieri di morte)
  • disturbi cognitivi, in particolare deficit di memoria, attenzione e concentrazione.

La presenza di uno o più di questi cambiamenti che portano all’impoverimento della vita della persona può preludere alla comparsa di ulteriori cambiamenti negativi e portare quindi allo sviluppo di una vera e propria depressione, che implica la presenza massiccia e continuativa degli aspetti sopra elencati, con compromissione delle attività quotidiane, ritiro in sè stesso del paziente e a volte anche perdita del lavoro e dei contatti con il mondo. Se ad un iniziale e circoscritto cambiamento in negativo ne seguono altri o se la situazione non rientra in un periodo di tempo accettabile (qualche settimana) è possibile che si sia di fronte ad un esordio depressivo, la cui diagnosi spetta in ogni caso ad un esperto al quale è opportuno rivolgersi se si sospetta di trovarsi a muovere i primi passi nella direzione dello sviluppo della depressione.

Alle radici della depressione

Dal punto di vista psicodinamico la depressione è legata ad una perdita – reale o simbolica – ed è alimentata dalla rabbia e dal senso di colpa che questa perdita suscita, perciò è importante che chi sperimenta i cambiamenti sopra menzionati in un periodo in cui sente di aver perso qualcosa (o qualcuno) ne prenda coscienza e non sottovaluti il dolore per ciò che sente di aver perso, nè le conseguenze alle quali questo dolore può condurre se rimane inascoltato e non adeguatamente elaborato. Si può trattare della perdita di una persona cara e quindi di un lutto, ma anche della perdita di un lavoro, di un’amicizia, di un ruolo sociale (pensionamento) o familiare (“sindrome da nido vuoto”).

A volte la depressione può nascere apparentemente da una perdita che altri considererebbero insignificante, ma ciò che conta è come il singolo soggetto la vive: è inutile e controproducente ritenersi degli stupidi se ci si trova a cadere in depressione dopo la morte di un animale domestico, dopo un trasloco in una casa più bella, dopo un avanzamento di carriera, dopo la nascita di un figlio tanto atteso. In tutti questi eventi c’è una perdita che può sfociare in depressione, perchè riattiva antichi sentimenti di perdita e abbandono sperimentati nell’infanzia che riemergono con tutta la loro forza.

Quella che da fuori può apparire una sproporzione fra perdita subita e reazione depressiva conseguente in realtà non lo è, perchè il dolore della depressione non è condizionato dalla volontà o dai pensieri razionali del soggetto (che non manca di buona volontà e non fa “storie”), ma nasce dall’inconscio e ha sempre un significato e un senso ben precisi, che non è possibile giudicare come giusti o non giusti: semplicemente, esistono e richiedono attenzione e cura.

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2 commenti

  1. Credo di essere vittima di un’ossessione amorosa, purrtroppo non riesco a dimenticare questa persona e ciò sta avendo una ripercussione anche su altri aspetti della mia vita, come posso fare?

    1. Caro Alessandro,

      il suo quesito è estremamente generico e non posso darle una risposta precisa.
      Se non riesce a dimenticare la sua ex è possibile che ne sia semplicemente ancora innamorato, o che magari soffra perché è stato lasciato e il rifiuto le pesa molto, non consentendole di pensare ad altro.
      Ciò che conta è che la sua vita quotidiana è compromessa da questo pensiero fisso e le suggerisco quindi di parlarne di persona con uno psicologo per approfondire l’argomento e superare l’impasse.

      Un caro saluto,
      d.ssa Flavia Massaro

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