Paracetamolo in gravidanza correlato a problemi comportamentali nel bambino

La prevenzione dei problemi di comportamento e del ritardo dello sviluppo infantile può essere effettuata anche attuando misure adeguate durante la gravidanza in termini di non assunzione di farmaci e di alimenti sconsigliati, oltre che evitando di bere alcolici e di fumare.

La ricerca sta dimostrando sempre più frequentemente quanto i disturbi dello sviluppo e del comportamento infantile siano anche dovuti a cause biochimiche legate all’esposizione a sostanze farmacologicamente attive o neurotossiche nel corso della gravidanza, oltre che dopo la nascita (sostanze inquinanti, solventi, metalli pesanti, muffe, …).

Alcuni farmaci sono prescritti in gravidanza perché sono considerati innocui, più innocui di altri, o, quanto meno, perché il rapporto costi-benefici è tale che una donna incinta può assumerlo senza troppe preoccupazioni.
Quando un farmaco è generalmente ben tollerato ed è prescritto perché non risulta potenzialmente responsabile di malformazioni o morte del feto, tuttavia, non bisogna dimenticare che è pur sempre assorbito dall’organismo del nascituro con conseguenze che non riguardano solo il fisico, ma anche la sfera del comportamento.

Uno studio svedese pubblicato sull’International Journal of Epidemiology ha messo in luce una correlazione significativa fra l’utilizzo di farmaci a base di paracetamolo  in gravidanza e alcuni ritardi o disturbi a base neuropsicologica del bambino a 3 anni di età.
Confrontando le condizioni di 6000 bambini che formavano 30o0 coppie di fratelli o sorelle i ricercatori hanno scoperto che, rispetto al fratello o sorella dello stesso sesso, chi fra loro era stato esposto a paracetamolo per più di 28 giorni mentre era in utero presentava:

ritardo nello sviluppo motorio
capacità comunicative inferiori al livello adeguato per l’età
iperattività e comportamento considerato problematico in relazione all’età.

Gli stessi effetti e in particolare il ritardo nello sviluppo motorio erano presenti anche quando il paracetamolo era stato assunto dalla madre per un tempo inferiore, ma la loro intensità era minore.
L’utilizzo da parte delle donne in gravidanza di un altro farmaco analgesico, l’ibuprofene, non era invece correlato ai medesimi esiti avversi nel figlio a 3 anni dalla nascita.

Fonti:
“Prenatal paracetamol exposure and child neurodevelopment: a sibling-controlled cohort study”
 “New study on neurodevelopmental effects of prenatal exposure to paracetamol”

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